giovedì 20 dicembre 2018

Oltre al medico...

Qualche giorno fa in visita domiciliare ai pazienti non ambulabili.
- Zia Antonia, classe 1922, seduta su una sedia a rotelle per le sue gravi infermità, mi chiede se per cortesia le modifico sul telecomando la temperatura del climatizzatore. Due o tre volte all'anno questo faccio.
- Zia Caterina, anziana signora piegata in due da una grave artrosi lombosacrale, con grande difficoltà sta cercando di cucinare due fettine di tacchino su un padellino. La faccio accomodare e proseguo io con la cottura. Dopodiché le servo in tavola il piatto ancora fumante.
- Ravvivare la fiamma, smuovendo e riaccostando i tizzoni ormai quasi spenti nel caminetto di molti vecchietti è cosa che mi capita di frequente in questo periodo, come pure portare dentro tronchi e tronchetti pronti all'uso.
- Sedermi ad ascoltare dalla loro voce tanti racconti della loro vita, è una delle cose più belle della mia professione. Avere il tempo di ascoltare questi anziani, aldilà di quella farmacologia, è la cura migliore che si possa immaginare.
Questi sono solo alcuni dei momenti della mia vita professionale e quando una signora di 96 anni mi chiese commossa perché facessi questo, le risposi altrettanto commosso che non avendo più mia madre la adottavo come tale.
Buon Natale a tutti Voi.
Fabio Barbarossa.

La nostra Storia

Per gran parte della nostra esistenza siamo intenti a fare scelte che poi determineranno e condizioneranno tutta la nostra vita. Stiamo talmente attenti a programmare il nostro futuro che non ci rendiamo conto che la vita è ciò che accade nel frattempo. Malgrado tutto, alla ricerca della strada giusta e della verità, viviamo la nostra vita influenzando quella di tutti coloro che a varia distanza ci stanno intorno. Spesso non abbiamo consapevolezza di tutto ciò che facciamo, né tanto meno di ciò che subiamo. Gli eventi ci trascinano e ci travolgono alla stregua di un uragano che lascia dietro di se solo devastazione e macerie. Nel bene e nel male la nostra vita ci porta in avanti scontrandosi spesso contro il nostro stesso destino. Alla fine del tutto non ha importanza se abbiamo raggiunto o meno i nostri obbiettivi o se siamo diventati più o meno importanti o se abbiamo lasciato traccia del nostro passaggio. Ciò che conta e' che nel nostro percorso abbiamo scritto la nostra vita e contemporaneamente abbiamo contribuito a scrivere la storia della stessa umanità.

Fabio Barbarossa

mercoledì 17 ottobre 2018

ETICA E MORALE


Onestamente mi sento disorientato. Le certezze che prima facevano parte della nostra esistenza quotidiana stanno lasciando spazio al caos e all'approssimazione di chi ci vuole a tutti i costi sprovveduti ed ignoranti. Tutto ciò che prima nasceva in conseguenza di ragionamenti logici, etici e morali, e da esperienze acquisite sul campo, è diventato inutile e per certi versi dannoso. Non esiste più un'informazione chiara ed onesta, se non in piccoli frammenti che il più delle volte rispondono ad un ragionamento fazioso che mira, più che all'informazione, alla destabilizzazione di quel bagaglio culturale, giusto o sbagliato, che ci è stato tramandato dai nostri avi. Secondo la filosofia moderna tra Etica e Morale ci sarebbe una distinzione ben precisa. Secondo questa la Morale è un campo strettamente individuale collegato alla condotta del singolo mentre l'Etica è quella parte della filosofia che studia ed analizza i comportamenti e gli stessi valori morali dell'uomo. Quindi in definitiva l'Etica analizza la Morale. Ma quale morale si vuole analizzare? Quella Occidentale? Quella Araba? Quella Orientale? Quella Religiosa? Oppure quella che deriva indipendentemente dall'esperienza, dal contesto storico, geografico o culturale? Una cosa è certa. Se in tutto questo si inserisce la mancanza di morale, o ancor peggio la presenza di una morale corrotta e truffaldina come quella che stiamo vivendo in questo inizio di secolo, c'è poco da analizzare e la stessa etica poggerebbe su pilastri instabili e fatiscenti, più o meno come quelli che malauguratamente reggevano il ponte di Genova. Pertanto, se veramente vogliamo dare un futuro ai nostri figli e nipoti, è necessario rivedere il concetto di morale, ripristinando magari quegli atteggiamenti che contemplino una scala di valori sani e naturali che vada ben al di là dei condizionamenti geografici, politici, culturali, storici e che si adatti ad ogni uomo di ogni luogo od epoca.

Cagliari, 17 ottobre 2018

Fabio Barbarossa

giovedì 11 ottobre 2018

Un semplice ragionamento.


Sono un Cittadino    Italiano, esercito la professione di medico di famiglia e come il 99,99 % degli italiani mi sento offeso per ciò che l’alta commissaria del Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU, Michelle Bachelet, afferma nei miei confronti. A sua detta il Popolo di cui mi onoro appartenere si sarebbe recentemente macchiato di violenza razzista nei confronti di migranti, persone di discendenza africana e Rom, tanto da ritenere necessario l'invio nella rea Italia di commissari per la valutazione del comportamento degli italiani, quindi me compreso. Non è nelle mie abitudini giudicare a priori le organizzazioni internazionali, soprattutto quando queste rivestono un ruolo comunitario e di salvaguardia del rispetto e dei diritti umani di qualsivoglia origine. Ma in questo caso sono indignato e offeso per l'atteggiamento evidentemente personale e di parte della Commissaria Bachelet. Il glorioso Popolo Italiano si è contraddistinto nei secoli per la sua grande capacità di accoglienza e di sostegno delle persone fragili. Lo ha dimostrato in questi ultimi anni con l'accoglienza di oltre 700 mila cosiddetti migranti mettendo a loro disposizione molto di più di quanto ha fatto per i suoi stessi figli, senza per altro avere né il sostegno, né il conforto dal resto del mondo. Per tornare poi a quella che la Bachelet ritiene “emergenza razzismo”, mi sono informato e risultano in tutto dieci casi negli ultimi tre mesi. Una cifra cosi bassa che, a parere di esperti sociologi, non sarebbe sufficiente a considerarla emergenza. È evidente che qualunque atto di violenza sia deprecabile, e questo a prescindere da chi sia la vittima e soprattutto quando a compierli siano pazzi paranoici che non hanno nessun collegamento col loro cervello. Sempre che ne posseggano uno. Ma da qui ad accusare una Nazione intera ce ne passa. Anzi, in considerazione del notevole aumento degli episodi di criminalità, delinquenza, aggressioni con violenza bestiale da parte dei migranti, il caso della povera Pamela Mastropietro ne è un drammatico esempio, ci sarebbe da meravigliarsi sul fatto di come gli episodi di razzismo siano in Italia notevolmente contenuti, a dimostrazione di quanto nella nostra nazione sia insito il concetto di generosità e altruismo nei confronti di tutti, migranti compresi. Sono talmente offeso e indignato per l'atteggiamento di certi sedicenti organismi, sobillati evidentemente da interessi personali o da terze parti, che purtroppo appartengono alla stessa Italia, che dovrò rivedere le mie considerazioni sull’ONU, tra l'altro balzata recentemente agli onori della cronaca per ben altre motivazioni, come scandali sessuali od omissione di denuncia di fatti gravissimi. Per questo non posso più accettare né dicktat né denunce da parte di chi prima di parlare dovrebbe sciacquarsi la bocca e lavarsi i panni sporchi in casa propria.


Fabio Barbarossa

venerdì 31 agosto 2018

Dalla parte dell’Ignorante


“Lei è ignorante? Sii? Tutti così dovrebbero essere. E se ha figli non li mandi a scuola”.

Questo recitava il mitico Totò in Miseria e Nobiltà nell’anno 1954, presagendo ciò che in futuro, a distanza di 64 anni, sarebbe successo al popolo italiano. L’ignorante, oggi come allora, è colui che viene tenuto all’oscuro dei fatti, che viene artatamente relegato nella sua ignoranza dalla quale difficilmente riuscirà ad emergere e nella quale sarà in balia di qualunque tipo di informazione disponibile. Come può essere successo tutto ciò, in un’era di comunicazioni di massa, dove i media hanno raggiunto livelli ragguardevoli e capillari di informazione nazionale, internazionale ed intergalattica? Con quello che si definisce ignoranza di ritorno. L’eccessiva distribuzione, spesso inutile e faziosa, di informazioni non ha fatto altro che confondere la gente. La stessa quantità di comunicazioni contraddittorie su fatti che di per se devono essere interpretabili e intelligibili, sono diventati ulteriore motivo di ignoranza per tutti coloro che, colti o meno colti, si accingono a farsene una ragione. Proviamo ad immaginare quante fonti, giornalistiche o meno, interpretano un fatto, magari di cronaca, con informazioni ambigue che alla fine lasciano chi le riceve in uno stato di impotenza e ignoranza. Quante associazioni, culturali, politiche o meno, si giovano di questo fenomeno, imponendo e spesso determinando una serie di ideologie artefatte che attecchiscono in proporzione e in funzione alla quantità ed a discapito della qualità? Evidentemente a qualcuno fa piacere che il popolo italiano resti ignorante e conseguentemente sempre più affamato. E’ inutile e pericoloso pensare di poterlo sfamare con le brioche. Qualcuno ci aveva già provato con pessimi risultati. Pertanto, io umile componente del popolo ignorante, cerco di capire per trovare eventuali soluzioni, anche se a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca.

Fabio Barbarossa

C'era una volta un popolo così ignorante che conosceva di più le regole del calcio che i propri diritti.
(Anonimo)

martedì 21 agosto 2018

Lo sapevo che prima o poi ci saremmo arrivati. I segni premonitori erano già nell'aia e lo stesso olezzo, percepibile sotto i trecento metri in favore di vento,faceva presagire che di li a porco ci sarebbe stata una grande innovazione sugli usi e costumi della nostra tanto amata Sardegna. In epoca di innovazioni tecnologiche e alimentari, sottoscritte dalla genialità dei nostri amministratori, era imminente un grosso cambiamento sull'allevamento dei maialetti sardi, onore e gloria delle nostre tradizioni. Chi non conosce il porchetto sardo? Chi non ha gustato, turisti compresi, almeno una volta nella sua vita quel sapore e quella consistenza croccante, tipici degli allevamenti nostrani e della cultura dell'arrostitore, sostenuto e dissetato dal fresco e tenace vino cannonau? Ben pochi. In certe zone della nostra terra lo stesso svezzamento si avvaleva del porchetto quale carne incontaminata, ricca di proteine e grassi di per se stessa equilibrata e sana. Ormai e' appurato che il maialetto è entrato nel codice genetico dei sardi e in questi ha determinato una parte fondamentale del loro carattere. Gli stessi nostri avi adoravano tanto il suino da adottarlo negli stessi cognomi presenti ancora oggi in gran parte delle anagrafi isolane. Porcu, Porceddu, Porcheddu rendono alto l'onore dei sardi che così si chiamano. Purtroppo la nostra è un'era di porcate e in queste si contraddistinguono mezzi uomini che pensano solo ai loro porci comodi. Quindi non è improbabile che nel prossimo futuro assisteremo ad un impoverimento ulteriore della nostra cultura lasciando spazio ad una pseudo globalizzazione in cui il porchetto sarà frutto di incroci genetici di ben altra provenienza. Il problema sarà convincere la porca sarda a farsi montare da un porco di altri lidi. Ma d'altronde, piuttosto che nulla è meglio piuttosto.

Porca miseria a tutti.


Fabio Barbarossa 

IO SONO GENOVA!

Una mattina di festa, una vacanza appena iniziata, un giorno di lavoro come tanti, un momento di unione famigliare e di felicità. Poi, in quel maledetto ponte, insieme ai fatiscenti piloni si frantumano i sogni di 42 persone e con questi le speranze di milioni di italiani. In quel ponte maledetto c'eravamo tutti e il disastro ci ha scaraventati giù nel baratro della disperazione e della diffidenza, nelle sabbie mobili del sospetto e della sfiducia. Dentro la mente di ognuno di noi c'è ancora l'amara sensazione, l'incubo, di cadere in quel vuoto, l'incredulità che tutto ciò stia avvenendo veramente, il volto terrorizzato dei nostri cari, dei nostri figli, che non abbiamo avuto nemmeno il tempo di salutare e abbracciare. Malgrado il frastuono delle sirene, delle televisioni d'assalto e dei giornalisti che ci impongono la triste realtà con particolari che non hanno niente di deontologico, dei politici che si scambiano vicendevolmente le colpe del disastro, nel nostro cuore e nella nostra anima vige il silenzio, un silenzio dignitoso che urla a se stessi e al mondo quanto non si possa accettare un fatto come questo. Ci promettono giustizia e ci scodellano come sempre atti burocratici che più che a dirci che tutto era sotto controllo servono a tranquillizzare le loro coscienze, ammesso che ne abbiano mai avuto una. Cercano di disimpegnarsi moralmente nell'attesa che tutto venga dimenticato. Utilizzeranno la macchina del fango e di distrazione di massa per lavarsi la coscienza dal lordume di cui sono ricoperti e così cercheranno di disinnescare quel senso di colpa col quale prima o poi avranno a che fare. Io ero virtualmente su quel ponte come me tantissimi altri di buona volontà, come tutti quegli angeli che per giorni hanno scavato a mani nude alla ricerca di un lamento, di una voce, di un bambino. Io sono Genova e sappiate che non riuscirete facilmente a farmi dimenticare. Io sono Genova e difficilmente riuscirete a farvi perdonare. E comunque, niente sarà più come prima.

Fabio Barbarossa

martedì 7 agosto 2018

Finché c’è vita

La Corte Suprema britannica sentenzia che “il fine vita”, per pazienti in stato vegetativo permanente,  potrà essere deciso dalla Famiglia e dal Medico di Famiglia o altro medico. Sino ad oggi per interrompere la somministrazione delle sostanze nutritive e di base, acqua e cibo liquido, era necessaria una autorizzazione legale da parte della Court of  Protection, che doveva esprimersi sui singoli casi lasciando passare mesi e talvolta anni prima che si arrivasse a un pronunciamento finale,  con pesanti spese legali gravate sulle famiglie. Il magistrato inglese Lady Black, un nome un destino, ha sentenziato che non si incorre in nessuna violazione dei diritti umani se si stacca la spina ad un paziente in condizioni mediche irreversibili e che non ha nessuna speranza di riprendere coscienza. In poche parole, in Inghilterra,  la decisione presa dalla  famiglia e dal medico di famiglia sarà sufficiente a staccare le macchine per tenere in vita un familiare in stato vegetativo. In Italia, per queste situazioni, è in vigore dal dicembre 2017 la Legge sulle Dichiarazioni Anticipate di Trattamento (DAT) o più semplicemente Biotestamento. Questa legge da la facoltà ad ogni persona di esprimere le proprie volontà  in materia di trattamenti sanitari, nonché il consenso o il rifiuto su accertamenti diagnostici o scelte terapeutiche, compresa l’alimentazione e l’idratazione artificiale. La legge prevede una scrittura privata autenticata presentata personalmente allo stato civile del proprio Comune. La stessa scrittura può essere rinnovata, modificata e revocata in ogni momento. E’ evidente che la sentenza inglese ha suscitato in tutto il mondo un vespaio, soprattutto tra le associazioni in favore del fine vita e quelle anti eutanasia. Come medico di famiglia ho vissuto  e vivo a contatto con situazioni in cui è evidente uno stato clinico vegetativo irreversibile e ho constatato che chi vive al capezzale di questi esseri umani, familiari o meno, è dotato di un amore e uno spirito altruistico che non ha pari in nessuna altra circostanza. Assistere un familiare in stato vegetativo, dovuto ad esempio ad una demenza terminale, non può essere definito e nemmeno circostanziato. Non esiste medico, ne tanto meno magistrato, che possa ritenersi nel giusto nell’attuare un provvedimento quasi innaturale. La scelta, la difficile scelta, può essere attuata solo dalla persona interessata, e anche in questo caso viene ben difficile prenderla in considerazione perché nella vita di ognuno di noi prevale quell’innato istinto di conservazione che agisce sul corpo, preservandone la stessa esistenza, e sulla mente preservandone l’equilibrio.

 
Fabio Barbarossa

   Medico di Famiglia

giovedì 19 luglio 2018

In ricordo di un giovane Carabiniere

In data 23 maggio 2018, su invito del Comandante  Provinciale dei Carabinieri di Cagliari, Colonnello Luca Mennitti, ho avuto l'onore di partecipare alla cerimonia di commemorazione del decennale dalla tragica scomparsa della Medaglia d'Oro al Valor Civile Francesco Deias.  Questo giovane Carabiniere perdeva la vita, nel giorno del suo trentacinquesimo compleanno, mentre nottetempo  soccorreva una signora ancora intrappolata nella sua auto a seguito di un incidente stradale in una importante e trafficata strada regionale sarda. Dopo aver messo in sicurezza l'area dell'incidente con tutti i sistemi disponibili, veniva travolto ed ucciso da un'auto guidata da un uomo che procedeva ad altissima velocità e sotto l'effetto di bevande alcooliche. In questa cerimonia ho avuto l'onore di conoscere la sua compagna ed il suo piccolo Francesco, nato poco tempo dopo che il padre moriva tragicamente. A rendere onore al piccolo Francesco erano presenti tutti i suoi compagni di scuola accompagnati dalle relative insegnati. La presenza festante di questi piccoli ragazzi ha reso la cerimonia meno tragica e la stessa lettura di una lettera al suo grande Papà, dopo aver letto la Preghiera del Carabiniere, ha commosso tutti coloro che come me avevano il cuore gonfio di sentimento e di dolore. Ho visto in questo frangente tutti i colleghi ed amici del giovane Carabiniere, stare intorno alla sua famiglia per manifestare tutto l'amore e la disponibilità ad aprire nel proprio cuore uno spazio immenso per accoglierli. Ho visto un Generale e tanti altri Ufficiali dell'Arma, fare barriera, ove ce ne fosse bisogno, nei confronti di questa piccola grande famiglia, per testimoniare che l'Arma è fatta, prima di tutto, da Donne e Uomini, che aldilà del grande spirito di abnegazione, hanno un grande cuore che li rende in definitiva una grande Famiglia. Mi onoro di appartenere a questa famiglia e con loro ho deciso di condividerne gioie e dolori. Mi onoro di collaborare professionalmente col Commando Regionale in qualità di medico, ma soprattutto mi onoro di dedicare a tutti loro quella parte del mio cuore che già appartiene ai miei famigliari e ai miei figli. Grazie a tutti loro per quello che fanno per noi e per tutti quelli che a loro si rivolgono nei momenti di bisogno. 
Viva L'Arma Dei Carabinieri 
Viva questa grande e bellissima Famiglia



Fabio Barbarossa


mercoledì 27 giugno 2018

Fuga all’estero dei Medici e del Personale Sanitario italiano.

Nei prossimi anni si profila una vera e propria fuga all’estero  dei Medici e del Personale sanitario italiano. 
Già oggi, solo in Europa, occorrono 620 medici italiani e si prevede che entro il 2020 circa tremila medici italiani sbarcheranno in Gran Bretagna, nonostante la Brexit. 
Ad andare all’estero non ci sarebbe soltanto una più favorevole opportunità economica, ma si tratterebbe di un vero e proprio riconoscimento delle notevoli capacità e della migliore professionalità dei sanitari italiani. La richiesta dei nostri sanitari avviene da parte di paesi europei (Inghilterra, Belgio, Scozia, Olanda),  Arabia Saudita, Qatar, Siria, Libia, Iraq, Sudan e Somalia, insieme ad Africa e Sud America.
Allettanti gli stipendi inglesi che possono arrivare, per un medico di famiglia anche a 140.000 euro lordi, oltre 100.000 in Francia, 130.000 in Germania, da 183.000 per un generalista a 250.000 per un ospedaliero negli Stati Uniti. Gli italiani sono il fanalino di coda con poco più di 60.000 euro lordi.
In Italia, oltre ad una notevole difficoltà d’accesso alle facoltà di Medicina e Chirurgia si manifesta una ancora più grave difficoltà di ingresso nelle scuole di specializzazione, e quindi nell’ambito lavorativo, relegando pertanto i medici italiani in una sempre più crescente sacca di precariato e sottoccupazione.
Per contro sono in aumento in Italia gli arrivi di professionisti sanitari di origine straniera (prevalentemente Europa dell’Est, Egitto, Iraq, Africa). In definitiva un comportamento schizofrenico del Sistema Italiano che verosimilmente ha contrabbandato per anni il numero programmato di accessi alle facoltà sanitarie universitarie con un più falsamente economico numero chiuso.
Tutto questo ha comunque un costo, e non solo in termini economici. Preparare un medico è un processo molto costoso sia in termini economici che organizzativi. In un articolo di Sanità 24 – Il Sole 24 Ore del 2014 la spesa per la formazione di giovani medici ammontava a 1,5 miliardi di euro all’anno. Un grande costo per la comunità e per le famiglie (circa 150.000 euro tra laurea e specializzazione).  Il tragico è che il nostro Paese spende enormi cifre per la formazione dei nostri medici e non pone rimedi strutturali per evitare la fuga di questi in altri paesi europei ed extraeuropei. Una politica sbagliata che non solo porta ad una fuga di cervelli, lasciando tra l’altro sguarnito il SSN dai professionisti necessari, ma soprattutto una emorragia economica che di questi tempi, e in corso di grande concorrenza internazionale, aumenterebbe ancora di più la sofferenza giovanile nell’inserimento delle nostre professionalità in campo lavorativo.

Dottor Fabio Barbarossa
Medico di Famiglia
Master triennale in Gestione e Organizzazione
della Sanità Anni 2006/09
SDA BOCCONI

Milano 

mercoledì 13 giugno 2018

Digito, ergo sum


Com'è difficile oggi avere un'opinione personale, senza dover incorrere in ammonimenti, contraddizioni coercitive, minacce. Un'opinione, giusta o sbagliata, ma chiaramente legata ad esperienze personali, alla propria coscienza, alla propria vita. Ogni qualvolta ti rivolgi all'esterno per far uso di sistemi che dovrebbero informarti e aiutarti ad avere una opinione libera ed onesta, ti rendi conto che di libero ed onesto rimane ben poco. Paradossalmente in questa era di comunicazioni mediatiche senza limiti, l'ignoranza di ritorno è diventata la vera artefice della nostra vita. Anzi, più hai vissuto, tradito dagli anni e dall'età, più l'ignoranza di ritorno ti viene tatuata addosso in modo indelebile e catastrofico, privandoti, ma soprattutto privando la società, di esperienze positive o negative che avrebbero comunque salvaguardato la nostra vita e quelle dei nostri discendenti da errori già vissuti nel corso dei secoli L'informazione mediatica, sempre più faziosa e ricca di contraddizioni, funge da catalizzatrice per il declino di tutte le convinzioni, estromettendo il nostro cervello collettivo dalla ragione e dalla coscienza personale. Tutto ciò, voluto o meno, porterà ad un immobilismo nell'evoluzione umana e del pensiero, delegando quest'ultimo ad un sistema informatico robotizzato che prima o poi si sbarazzerà dell'umanità con tutte le sue debolezze in un ottica di eutanasia globale per il bene della Terra e dell'Universo intero.
Fabio Barbarossa

martedì 15 maggio 2018

Supposte

Supponiamo, fatti i debiti scongiuri, che soffriate di una grave e fortunatamente guaribile malattia e che, dopo aver vagato invano per ambulatori e ospedali, che in parte sono stati la stessa causa del vostro male, siate approdati in un sedicente guaritore con tanto di camice bianco e fonendoscopio e che questo sia convinto di potervi guarire semplicemente applicando rimedi naturali o al massimo piccoli interventi chirurgici di cui lui si professa grande esperto.
Supponiamo che per far questo si avvalga di altri colleghi, ognuno dei quali ha in mente la cura della vostra malattia, magari attraverso terapie drastiche e drammatiche.
Supponiamo che tra di loro ci siano notevoli divergenze professionali e che in definitiva lascino a voi la responsabilità di scegliere quale terapia effettuare anche in considerazione  del fatto che questa potrebbe privarvi di intere funzioni corporee, chiaramente ad eccezione di quelle vitali.
Supponiamo che il costo, per voi e per la vostra famiglia, sia in termini economici che di salute, stia precipitando rischiando di mandarvi in rovina e che tutti i vostri creditori vi stiano ormai portando via ogni bene, compresa la dignità.
Supponiamo che abbiate comunque accettato, per disperazione, ad accondiscendere al suo operato e che siete ormai convinti che non c’è alternativa se non quella di affidarvi ad un Santone oppure a Mariateresa di Calcutta.   
Supponiamo infine che dopo breve indagine veniate a sapere che il cosiddetto “Primario” non si è mai laureato in medicina e chirurgia e che solo recentemente è approdato alla sua professione con un mandato virtuale e che prima esercitava la professione di meccanico in una piccola officina di periferia e che i suoi collaboratori sono carrozzieri e sfasciacarrozze.
Supponendo che  abbia affidato ad un piccolo campione di suoi clienti, attraverso un sondaggio mediatico, la giustezza della vostra cura, vi sentirete ancora sereni e fiduciosi o precipiterete in una sindrome ansioso depressiva con l’unica cura quella ansiolitica o antidepressiva? A voi l’ardua sentenza.
Ogni riferimento alla situazione politica italiana e ai candidati di governo è puramente casuale.

Fabio Barbarossa

Medico autentico.

mercoledì 2 maggio 2018

Quando la morale è un optional

Sembra che la nuova usanza nazionale sia diventata il "disimpegno morale". Concetto difficile, ma in definitiva molto più facile di quanto sembri. Consiste semplicemente in tutto ciò che l'individuo mette in atto, chi più chi meno, quando cerca di liberarsi del senso di colpa.  Ad esempio attraverso una distorsione della realtà delle azioni compiute, o confrontando la propria condotta immorale con altre condotte peggiori, o attraverso una giustificazione buonista nei propri confronti, o minimizzando o distorcendo la realtà dei fatti sino ad ignorarla, attribuendo ad altri le proprie colpe, il più delle volte alle stesse vittime, dissociandosi dal dolore che si è causato alle persone offese. Tutto questo porta facilmente ad una prevaricazione che di per se è la vera essenza del disimpegno morale. Esempi di disimpegno morale? 
       Lo stesso bullismo, che attraverso una prevaricazione porta ad un disimpegno morale nei confronti delle proprie azioni negative. Sempre più frequentemente agli onori della cronaca, i bulli prevaricano o vittimizzano chi ha a che fare  con loro, che siano coetanei o addirittura persone adulte e con ruoli educativi e di controllo, portando a termine azioni di prevaricazione con violenza fisica o psicologica, senza peraltro sentirsi in colpa.
       La stessa politica nazionale ci offre esempi eclatanti di disimpegno morale, testimoniati dall'allontanamento del popolo dalla politica e dalle istituzioni, sempre più lontane e più sorde ai bisogni della gente e in netto contrasto tra le dichiarazioni di intenti e la realtà.
       Nell'informazione faziosa, dove spesso si notano distorsioni linguistiche che portano ad una manipolazione della realtà.
       Nella sanità, dove spesso si corre il rischio di intraprendere strade che, a torto o a ragione, possono portare ad un disimpegno morale soprattutto quando si ha a che fare con casi come quello del piccolo Alfie Evans, che sta toccando la coscienza del mondo intero, o il caso di Eluana Englaro che fece vacillare tutte le coscienze per anni.
Si potrebbero citare tantissimi altri contesti in cui la liberazione dal senso di colpa consente all'individuo di disinnescare temporaneamente la sua coscienza personale. Ma per tanti che se ne annullano, tanti altri si manifesteranno permettendo a certi individui di fare del male  continuando a vivere bene. E' nella natura dell'uomo.

Fabio Barbarossa


domenica 22 aprile 2018

Momento del "bisogno"



Dopo una notte di febbrili incontri con tutte le forze politiche in campo, vengono stilati in Italia i punti convergenti per la formazione di un governo stabile. I punti vertono soprattutto sull'avvicinamento della classe politica alla popolazione ricreando quei ponti indispensabili per riacquisire la fiducia necessaria per riportare la nazione a livelli accettabili e di garantismo per tutti. Principalmente si è dibattuto su tre punti:

- Eliminare le Persiane

- Ridurre su tutto il territorio nazionale le strisce pedonali

- Contributi economici per la sostituzione dei vecchi water di porcellana con più moderni water di vetro.

In questo modo, a detta degli esperti, si raggiungeranno tre obiettivi:


- Eliminare le Imposte

- Aumentare gli investimenti

- Vedere gli italiani nel momento del “bisogno”.

Sono in atto ulteriori incontri per la riduzione della fame e della povertà . Trapelano già i primi accordi: Ogni affamato potrà mangiarsi un povero.

Cagliari, 21 aprile 2018

Fabio Barbarossa

giovedì 19 aprile 2018

sulle ali della fantasia


Com'è difficile lasciar volare la fantasia e far battere il cuore per un sentimento d'amore e di dolcezza. Com'è difficile abbandonarsi a se stessi e lasciare che la nostra anima si elevi al di sopra di noi per allontanarci dalla triste realtà dei nostri giorni. Com'è difficile imbrogliare i nostri sensi. È il momento di fermarsi, di ascoltare una dolce melodia, di pensare ai nostri cari e agli affetti che non ci sono più. Così e' possibile sentire una dolce sensazione che si fa strada dentro di noi e accende il nostro cuore regalandoci un sorriso. Tutto si illumina e allontana gli spettri della ragione e della paura. Il cuore torna a battere e i sentimenti volano di nuovo sulle ali della fantasia e della pace.
Fabio Barbarossa

mercoledì 14 marzo 2018

Cara Mamma. Un giorno qualunque...



Una giornata uggiosa, il cielo coperto e gonfio di pioggia, il vento che urla la sua prepotenza su ogni cosa gli si pari davanti, un sole capriccioso che scompare e ricompare, quasi facesse un dispetto alla Terra. Una giornata strana. Una come tante. Poi passerà e tornerà il sereno. Mi adagio al momento e mi lascio cullare dalla tristezza. La mia tristezza, quella che parte dal mio cuore e non mi vuol lasciare. Una tristezza interiore che sa che non tutto tornerà come prima. Non splenderà il sole come prima. Non ci sarà più quel sorriso illuminante come il sole, che riscaldava e rischiarava la mia vita. Non ci saranno più quelle parole leggere e potenti allo stesso tempo, come una brezza o un soffio di vento. Non ci saranno più quelle mani che mi hanno accarezzato e stretto nella gioia e nel dolore.  Non ci sarà quella parola buona o quel consiglio o quel ammonimento che hanno guidato la mia esistenza. Non ci sarà più la mia adorata Mamma se non nel ricordo e nel pensiero. Tutto si ferma e si ridimensiona. Tutto ciò che è futile scompare e lascia spazio all'Onnipotenza dell’Universo e dell’Infinito. Solo li puoi cercare, e forse trovare, una ragione per cui vivere la tua vita. Conoscere la vita vuol dire accettare la morte. La Morte. Di per sé una parola che incute terrore, ma che porta a riflettere su tutto ciò che ci appartiene e che porterà via ciò che abbiamo di terreno per lasciare spazio ad un ricordo. Oggi sarei dovuto stare davanti a te, madre mia, come ho fatto ieri, in una stanza fredda e banale, piena di fiori e di dolore. Ma tu, non avresti voluto! Mi avresti detto che prima ancora di essere figlio, dovevo essere un uomo, e come tale avrei dovuto assolvere ai compiti che ogni uomo deve avere. Così sono qui. Nel mio ambulatorio ad assolvere il mio dovere. A dare una parola buona a chi ne ha bisogno. A ricevere l’amore e la comprensione di chi mi sta davanti, anche quando non riesco a trattenere le lacrime. Mi hai insegnato ad essere uomo, madre mia. Mi hai insegnato ad essere forte e coraggioso. Mi hai insegnato cos’è il senso del dovere ed il rispetto. Mi hai insegnato a vivere e a dare tutto me stesso con la ragione, ma soprattutto col cuore. Grazie di esserci stata e sono sicuro che il tuo sorriso brillerà di nuovo nella mia vita, non solo nei miei ricordi, ma in tutto ciò che vivrò sino alla fine dei miei giorni. Non piangerò perché tu non ci sei più, ma ringrazierò il Signore per avermi concesso il privilegio e l’onore di esserci stata e soprattutto di essere tuo figlio.

Ti voglio bene Madre mia.
Tuo per sempre

Fabio 

Scritta da me il 12 marzo, alle ore 10, a distanza di un giorno dalla morte di mia madre Silvia 

mercoledì 21 febbraio 2018

Una vita con i Carabinieri.


In quasi quarant'anni di professione di medico di famiglia ho lavorato a stretto contatto con tutte quelle figure che, a torto o a ragione, si considerano importanti per tutta la comunità: il Sindaco, il Prete, il Maestro, il Medico, i Carabinieri. Insieme abbiamo sempre svolto un ruolo portante per la nostra società inserendoci, e spesso interfacciandoci, su tutte le problematiche che di volta in volta interessavano la nostra comunità, grande o piccola che fosse. Insieme abbiamo cercato di collaborare, ognuno per la sua parte, per il bene di tutti e per garantire alla comunità quella dignità necessaria per una convivenza sana e pacifica. Con i Carabinieri, come Medici di Famiglia, ci siamo addirittura contesi il primato nel gradimento degli italiani. In tutto questo tempo ho conosciuto tantissimi carabinieri di cui custodisco gelosamente l'amicizia. Insieme ci siamo curati dei bisogni della gente con grande spirito di collaborazione e con quel tanto di abnegazione che ci ha sempre contraddistinto. In questi ultimi anni stiamo purtroppo assistendo ad un degrado della nostra società che spesso culmina in fatti di assurda stupidità e ingratitudine, in cui vengono coinvolte tutte le figure di base della comunità. Stiamo assistendo ad una persecuzione dei Sindaci, che spesso culmina in veri e propri attentati alla loro incolumità e a quella dei loro familiari. Stiamo assistendo a fatti delittuosi, che sempre più coinvolgono la scuola ad opera di studenti e genitori non degni del loro ruolo. Stiamo assistendo ad un degrado del Sistema Sanitario, sempre più in bilico sui bisogni di salute della gente. Stiamo infine assistendo ad una persecuzione di tutte quelle figure fondamentali nella sicurezza del territorio, in cui Carabinieri e Poliziotti, nell’ambito del loro ruolo di garanti della democrazia nazionale, vengono massacrati di botte da imbecilli di ogni genere. Per questo, al di la dei proclami e delle promesse elettorali, chi governerà avrà l’obbligo di ragionare su che tipo di società vogliamo, magari rivalutando, come colonne portanti, tutte quelle figure professionali e di educazione che hanno fatto della nostra Italia un modello di democrazia liberale invidiatoci da tutto il mondo. Non ci vogliono formule particolari o strategie fantascientifiche. È sufficiente impartire ai nostri figli dei concetti di base, semplici e impregnanti, che rispondano a due semplici parole: umiltà e rispetto. Solo così ci sarà la possibilità di riprendere quel discorso che si era momentaneamente interrotto e che c’era stato tramandato con tanti sacrifici e tanto impegno dai nostri Avi.

Fabio Barbarossa

venerdì 26 gennaio 2018

Tutti partimmo, e morimmo, a stento

Partimmo dall'essere abitanti di questa Galassia,  poi, col crescere del nostro piccolo cervello primordiale, diventammo umani. La stazione eretta e qualche neurone in più ci fecero diventare homo sapiens e con grande presunzione ci arrogammo il diritto di governare questo globo terracqueo che chiamammo Terra. Per questo ci definimmo terrestri. Da allora, utilizzando la nostra intelligenza emotiva e genetica, ci siamo differenziati per razza,  colore e appartenenza spirituale. Utilizzando poi la più comune caratteristica della razza umana, la stupidità, ci siamo uniti, poi divisi, poi uniti e poi divisi ancora. Ci siamo combattuti in guerre fratricide e ci siamo  poi uniti in appartenenze di comodo sino ai nostri giorni, convinti di esserci evoluti solo perché possiamo comunicare con le stelle e con l'universo. In effetti stiamo regredendo e l'umanità è in piena crisi confusionale. Tra poco l'Intelligenza Artificiale avrà il sopravento su di noi e ci caccerà via da questa terra con un bel calcio meccanico nel nostro di dietro, come parassiti indesiderati, e la politica internazionale ne sarà la catalizzatrice.

Fabio Barbarossa