domenica 10 novembre 2019

Se tutto va bene diventeremo Pidocchi


I primi scambi monetari umani risalgono alla notte dei tempi. Pare che si possano far risalire al VII Secolo a.c. E prima? Prima si faceva ricorso al Baratto. Scambio di beni con altri beni. Poi le necessità di reperibilità, disponibilità, verificabilità e divisibilità portarono l'uomo a dotarsi di materiale capace di rispondere a tutte queste necessità. Metalli di vario genere, sale, conchiglie più o meno colorate, pezze di tessuto, pietre di forme diverse. Insomma, per comprare qualcosa dovevi possederne altre, non era importante come e perché. È così facendo e così pagando siamo arrivati ai nostri giorni dove, a causa di un'economia disastrata e stagnante, siamo diventati quasi tutti poveri, nel senso che quel famoso oggetto di scambio monetario è venuto a mancare. Non avendo più soldi siamo diventati tutti più poveri e in certi casi veri e propri miserabili. Quel famoso argent de poche è diminuito sino a scomparire. Quale soluzione hanno immaginato i nostri recenti governanti, capeggiati dal BisConte de Pochete? Trasformare l'argent de poche in moneta elettronica. Attraverso un pezzetto di plastica possiamo comprare tutto e se tutto va bene, attraverso una lotteria scontrinica di fine anno possiamo anche diventare ricchi. Risultato. Siamo sempre miserabili, ma questa volta, adeguandoci ai tempi, in modo elettronico. Parola d'ordine: siamo tutti, o quasi, pezzenti elettronici.

Fabio Barbarossa

venerdì 20 settembre 2019

Dove va il nostro mondo?

Se torniamo indietro nel nostro tempo, cosa molto improbabile per chi ha la presunzione di sapere già tutto, e andiamo a rileggere la nostra storia, per intenderci quella che è stata scritta dai nostri nonni e dai nostri genitori, è facile trovare le risposte a tutto ciò che sta succedendo oggi nel mondo. Il filo conduttore per ogni storia dell'Umanità è quasi sempre il cambio generazionale e di conseguenza la trasmissione delle informazioni da una generazione a quella successiva. Non è necessario tornare alle origini dell'uomo per capire ciò che più facilmente si può ricavare da questi ultimi secoli di storia. Mentre nell'epoca delle prime due guerre mondiali la causa principale di questo distacco è stata quella di aver sterminato due generazioni di giovani, inviati al massacro al fronte senza nessuna pietà, in tempi più recenti il distacco generazionale è dovuto ad uno scollamento prevalentemente culturale e di educazione in cui la società moderna delega ad altro e ad altri la trasmissione diretta delle informazioni attraverso filtri e convinzioni più di convenienza che di reale esperienza e necessità. Ed ecco che ai nostri giovani viene impartita un'educazione opportunistica basata prevalentemente su concetti informatici, anni luce distanti dalla realtà. Ed ecco che la realtà percepita dai nostri giovani è basata principalmente su oggettività opportunistiche che non hanno nessun nesso causale con la storia recente, quella vissuta dai nostri avi per intenderci. Tutto questo si evidenzia nel crollo delle colonne portanti della nostra storia, ad iniziare dalla Famiglia, dalla Scuola, dalla Chiesa.
La Sociologia recente ha ritenuto necessario modificare il concetto di Famiglia, il primo gruppo sociale per eccellenza, con un più moderno “insieme di persone che convivono nella stessa abitazione”, spesso con appellativi opportunistici e fiscalmente validi di Genitore 1 e Genitore 2, quindi basandosi piuttosto che su un fatto di parentela, su fatti di affinità legate a variopinti mutamenti sociali.
La Scuola, alla stessa stregua della famiglia, sta vivendo una crisi identitaria ed organizzativa che oltre a disorientare gli operatori scolastici, disorienta principalmente tutti coloro che ad essa fanno riferimento. Se a questo aggiungiamo una divergenza tra la programmazione scolastica e la reale necessità di preparazione per l'accesso all'ambito lavorativo, il gioco è fatto. Sempre più si osservano migliaia di giovani alla ricerca di una collocazione lavorativa che, guarda caso non collima né con la preparazione scolastica né tanto meno con le loro aspettative e che sempre più espone i nostri giovani ad un esodo storico verso nazioni più attente della nostra. E' di tutti i giorni la carenza di Medici negli ospedali e nel territorio che varcano le frontiere nazionali e che vengono accolti a braccia aperte in altre nazioni.
Che dire poi della Chiesa? Dove sono andati a finire quei luoghi di aggregazione che avvicinando le famiglie alla chiesa e alla scuola, davano ad entrambi il culto della religione e l'insegnamento umano di tolleranza, rispetto e carità? Certo, esistono oggi molteplici forme di aggregazione religiosa, e in tante di queste i cardini formativi sono comuni, ma ciò che manca sempre di più è una formazione educativa ed esistenziale che attraverso il culto e l'esempio possono darci la speranza di tornare ad un passato in cui tolleranza, rispetto e carità avevano un ruolo prioritario rispetto a tutto il resto.
Una delle maggiori ricchezze del cambio generazionale dei nostri avi era quella di impartirci, attraverso un'educazione poliedrica, la gestione della nostra emotività che fungeva sempre da chiave universale per tutti i fatti della vita. La nostra società sta vivendo una nuova analfabetizzazione emotiva dove le considerazioni e le reazioni della nostra nuova generazione sono legate più a fatti istintivi e irrazionali che ad un patrimonio culturale trasmesso con sofferenza e amore dai nostri Avi.

Fabio Barbarossa

mercoledì 7 agosto 2019


Una giornata italiana

Ieri, in tarda serata, quando ormai le ombre allungavano le immagini, passeggiavo per la città di Cagliari assorto nei miei pensieri e nelle mie riflessioni. Improvvisamente il mio sguardo si posa su di uno straccio arrotolato, buttato per terra. Qualcosa nella mia mente e nel mio cuore mi ha fermato e, dopo aver guardato meglio ed essermi avvicinato allo straccio, ho scoperto trattarsi della Bandiera Italiana. Il Tricolore, la mia Bandiera, la linea guida della mia vita, giaceva per terra, sporca di fango, di escrementi e di tutto ciò che si può trovare sul bordo di una strada. Che tristezza. Malgrado l'odore e il lerciume di cui era ricoperta, non ho avuto alcuna esitazione a raccoglierla, spolverarla, e idealmente abbracciarla. Impulsivamente la mia mente mi ha portato alla mia Italia, la mia Patria, la mia Madre Patria. Istintivamente ho associato lo stato della Bandiera a quello della mia Nazione. Come ti hanno ridotto, Patria mia. Ti hanno riempita di fango, di escrementi, di infamia e di disonore. Ti hanno buttata per terra come uno straccio vecchio, alla mercé di chiunque potesse abusare di Te e della Tua Storia. Ti hanno tradita e con Te hanno tradito tutti coloro che per Te hanno dato la loro vita, che per Te hanno pianto e gioito, che per Te hanno pagato a caro prezzo la difesa della Tua terra. Nella mente e nel mio cuore piango. I miei occhi si allagano di lacrime e dentro di me cresce un sentimento di rinascita e di rivalsa. Piego la Bandiera e la stringo forte a me per portarla nella mia casa e darle, oltre alla pulizia e al candore che merita, la dignità di esistere e di far parte della mia storia e della mia vita, come una Vecchia Madre che mi ha sempre tenuto tra le sue braccia. Questa Bandiera farà parte del resto della mia vita e chiedo già da ora che ricopra il cuscino funebre sul quale, dopo la mia morte, riposerò per l'eternità.

Grazie Italia mia. Grazie di cuore!

Fabio Barbarossa
Cagliari, 30 luglio 2019

sabato 13 aprile 2019

Ognuno si lavi e si baci i piedi suoi

 
In vicinanza della Santa Pasqua i benpensanti e i santi continueranno a dare le colpe di tutte le stragi al nostro comportamento di civiltà moderna. Ci accuseranno di non aver integrato a sufficienza le belve sanguinarie che si sentivano escluse dal consumismo occidentale, o nella migliore delle ipotesi, per non aver giustificato il loro credo che ammetteva il sacrificio umano di vittime innocenti. Lo stesso signor Jorge Mario Bergoglio, in atto di sottomessa fratellanza, e forse a perdono dei suoi peccati, o di quelli della chiesa, si accingerà a lavare e a baciare i piedi a tante persone, tra cui cristiani, musulmani, buddisti. Sia ben chiaro. Io non mi sento in colpa per la loro mancata integrazione. Non mi sento in colpa perché i miei Avi, e in questo mi spingo indietro nella storia dell’umanità sino ai Santi Martiri che affollano i nostri calendari, sono stati massacrati forse proprio perché avevano cercato di integrare le stesse belve dei nostri giorni. Non mi sento in colpa perché credo nella vita, nella tolleranza, nell’amore. Perché vivo la mia vita nel rispetto reciproco e in osservanza delle leggi cristiane e terrene. Perché sono sempre stato a disposizione dei deboli come lo sono sempre stato dei miei familiari. Perché credo nella fratellanza tra i popoli, a prescindere dal colore della pelle o del credo religioso. Però non tollero che in nome di un dio, o di un credo, o in nome di una qualunque coercizione, si possa togliere la vita a chiunque sia ospite di questa disgraziata terra.  Per questo non mi sento in colpa e per questo non ho bisogno di lavare e baciare i piedi a nessuno a dimostrazione della mia sottomissione. Ognuno si lavi i suoi. A me basta che chi vuol vivere al mio fianco, e a quello dei miei fratelli, lo faccia nel rispetto delle leggi e di quel buon vivere che non ha bisogno di essere scritto o manifestato ne con proclami, ne con vetrine, sacre o profane che siano.

Fabio Barbarossa


Cagliari, 13 aprile 2019

giovedì 4 aprile 2019

Le appassionanti vicende di un Medico di Campagna

Ho il piacere e l'onore di annunciarvi la nascita del mio primo Libro. In questo troverete tanti aneddoti della mia vita professionale e della mia vita privata, ricchi di emozioni e in grado di suscitare a volte ilarità, altre volte profonde riflessioni su quanto la vita sia un bene da proteggere e preservare. Il libro si trova in vendita online nel sito di Carlo Delfino Editore e su tutti i siti di vendita libraria. 

Digitate su un motore di ricerca il titolo del libro e il mio nome e potrete scegliere il miglior modo per averlo a casa vostra. Si trova anche nelle migliori librerie.





Buona lettura a tutti.

Fabio Barbarossa

martedì 19 marzo 2019

Alleluja

Finalmente ci siamo. La mia Beatificazione è ormai vicina. Il Terzo Miracolo canonico è stato compiuto. Nel Primo Miracolo si racconta che il Dottor Barbarossa, giovane medico in una piccola comunità della Sardegna, ridiede la vita ad un vecchietto, ritenuto  da amici e  parenti  ormai defunto, semplicemente poggiando il fonendoscopio sul torace della salma e facendolo risvegliare dal suo sonno profondo. Nel Secondo Miracolo si racconta di come, con l'aiuto del buon Dio, il Dottor Barbarossa riuscì a far camminare il buon Angiuleddu, costretto in sedia a rotelle da tantissimi anni. Il Terzo Miracolo è avvenuto questa sera in quel di Ballao alle ore 17. Il Dottor Barbarossa, dopo aver assistito per tutta la giornata i deboli e i bisognosi di salute, si accingeva a chiudere il suo povero ambulatorio. Nello stesso tempo, al di fuori dello stabile, tre muratori concludevano la loro faticosa giornata di lavoro. Dopo aver salutato cordialmente salivano sul loro camion per rientrare dalle loro famiglie. Ma il Maleficio era in agguato e l’automezzo non ne volle sapere di mettersi in moto. Uno, due, tre….dieci tentativi con la batteria che ormai dava visibili segni di cedimento. Niente da fare. In quel momento il Dottor Barbarossa, sentendo i rantoli di quel motore e la disperazione dei muratori, uscì per rendersi conto di ciò che accadeva. Avvicinatosi al camion, dopo aver tranquillizzato con un sorriso l'autista, diede una forte manata sul cofano motore e lo invitò a riprovare. Miracolo!!! Dopo un solo tentativo il motore cominciò a rombare e i tre operai poterono finalmente far ritorno alle loro case. Con grande felicità ringraziarono e dissero tra i sorrisi: - Ci voleva la mano del Dottore.

(Fatto realmente accaduto)
Fabio Barbarossa

Ballao, 18 marzo 2019