Questo recitava il mitico Totò in
Miseria e Nobiltà nell’anno 1954, presagendo ciò che in futuro, a distanza di
64 anni, sarebbe successo al popolo italiano. L’ignorante, oggi come allora, è
colui che viene tenuto all’oscuro dei fatti, che viene artatamente relegato
nella sua ignoranza dalla quale difficilmente riuscirà ad emergere e nella
quale sarà in balia di qualunque tipo di informazione disponibile. Come può
essere successo tutto ciò, in un’era di comunicazioni di massa, dove i media hanno raggiunto livelli ragguardevoli e capillari di informazione nazionale,
internazionale ed intergalattica? Con quello che si definisce ignoranza di ritorno.
L’eccessiva distribuzione, spesso inutile e faziosa, di informazioni non ha
fatto altro che confondere la gente. La stessa quantità di comunicazioni
contraddittorie su fatti che di per se devono essere interpretabili e
intelligibili, sono diventati ulteriore motivo di ignoranza per tutti coloro
che, colti o meno colti, si accingono a farsene una ragione. Proviamo ad
immaginare quante fonti, giornalistiche o meno, interpretano un fatto, magari
di cronaca, con informazioni ambigue che alla fine lasciano chi le riceve in
uno stato di impotenza e ignoranza. Quante associazioni, culturali, politiche o
meno, si giovano di questo fenomeno, imponendo e spesso determinando una serie
di ideologie artefatte che attecchiscono in proporzione e in funzione alla quantità
ed a discapito della qualità? Evidentemente a qualcuno fa piacere che il popolo
italiano resti ignorante e conseguentemente sempre più affamato. E’ inutile e
pericoloso pensare di poterlo sfamare con le brioche. Qualcuno ci aveva già
provato con pessimi risultati. Pertanto, io umile componente del popolo
ignorante, cerco di capire per trovare eventuali soluzioni, anche se a pensare
male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca.
Fabio Barbarossa
C'era una volta un popolo così ignorante che conosceva di più le regole del calcio che i propri diritti.
(Anonimo)