mercoledì 19 settembre 2012

Il diritto di vigilare


Ci stanno togliendo il lavoro, la terra, la speranza, ma non ci toglieranno mai la dignità. Credo che sia arrivato il tempo di passare dalle parole ai fatti. La dignità tolta a ognuno di noi deve far riflettere e scattare  tutti i Sardi in suo soccorso.  Perché, pezzo dopo pezzo, stanno infangando il futuro dei nostri figli. Io non voglio che i miei figli debbano scappare dalla loro terra e dalla terra dei loro progenitori. Voglio che, almeno per il futuro, i nostri figli abbiano quella autodeterminazione che a noi è mancata. Voglio che i nostri figli  siano consapevoli delle loro scelte e per questo pretendo che la politica conduca la Sardegna verso la rinascita, in modo onesto e leale. Chi non è in grado di fare questo ha il dovere di farsi da parte, e, noi Sardi, abbiamo il diritto  di vigilare.
Fabio Barbarossa

giovedì 6 settembre 2012

Diventare un medico: dalla vocazione ai quiz



Quarant'anni sono passati da quando mi iscrissi in Medicina e chirurgia a Cagliari. Via Università, all'alba di una giornata estiva, tra l'entusiasmo dell'età e la consapevolezza di fare una scelta cruciale. Unica preoccupazione, se iscriversi al corso pari o a quello dispari. Mi capitò il secondo, dove i docenti erano un po' più severi. Ancora oggi, il loro nome mi provoca un brivido (ma, col senno di poi, grande rispetto): Riva, Rattu, Spanedda, Cioglia, Caggetti, Tagliacozzo, Corda, Orzalesi, Orrù sono quelli che ricordo. Ma ce ne furono altri, non meno importanti. La scelta di Medicina nasceva da una maturazione, dalla volontà di mettersi a disposizione del prossimo. Da una vocazione. Occorrevano sei anni e si era consapevoli che, a Cagliari, ce ne sarebbero voluti di più. Solo i capaci e perseveranti avrebbero concluso il corso. L'unico vincolo all'accesso alla facoltà era un fatto interiore. Mi rattrista vedere oggi migliaia di giovani, motivati e consapevoli, tentare di accedere alla professione medica attraverso un quiz più pertinente a uno spettacolo tv. Nei prossimi 10 anni, il 62 per cento dei medici, tra cui il sottoscritto, andrà in pensione. E si sa che i nuovi laureati non basteranno. Il Sistema sanitario avrà sicuramente più bisogno di giovani medici che di burocrati e politici incapaci. In bocca al lupo, ragazzi. Abbiamo bisogno di voi.
Fabio Barbarossa
pubblicato ne L'Unione Sarda di mercoledì 5 settembre 2012

martedì 28 agosto 2012

Il miracolo...

Il dottor Barbarossa, da oltre due lustri medico di campagna nelle ridenti colline del Gerrei, dopo anni di onorato e faticoso servizio, decise di intraprendere una piccola, meritata, vacanza.
Solo dieci giorni, con la sua famiglia, per cercare di ritemprarsi dalle fatiche professionali. Contattò, con largo anticipo, il sostituto, al quale diede la responsabilità, materiale e morale, dei suoi pazienti. Fece il biglietto aereo e pagò l'albergo.
Una settimana prima della partenza, disgraziatamente, il supplente ebbe dei problemi e non potè più adempiere al suo mandato.
A parte la frustrazione per la mancata vacanza, si aggiunse la rabbia per aver perso l'anticipo dell' albergo e biglietti aerei.
Mentre  il Dottor Barbarossa manifestava in silenzio il suo disappunto, dall'alto dei cieli, Dio in persona, chiamò suo Figlio, Gesù. 
- Figlio mio, disse, vai sulla terra e fai da sostituto al dottor Barbarossa, bravo cristiano, che con noi si è sempre comportato bene.
Gesù, senza discutere gli ordini del Padre, si mise il camice e scese sulla terra. 
Si presentò al povero medico. Lo consolò, e gli disse che, per mandato divino, avrebbe fatto Lui il medico di campagna. La gratitudine, si sa, non è di questa terra, ma il dottor Barbarossa superò, in questo, ogni frontiera terrestre.
Diede al Messia le chiavi dell'ambulatorio e parti a cuor leggero. 
Nel primo giorno di ambulatorio si presentò a Gesù la folla tipica del lunedì.
Primo paziente, affetto da esiti di poliomielite infantile, in sedia a rotelle, il signor Angelo Variu, buonanima, noto Angiuleddu.
- Come ti chiami, buonuomo? - disse il Figlio di Dio.
- Angelo, su dottori, Angelo Varegiu.
- Bene, Angelo. Alzati e cammina!
Angiuleddu capì subito, che si trovava al cospetto del solito "dottoreddu" di prima nomina, appena laureato, con più dubbi professionali che capelli in testa.
- Su dottori, deu seu pogliomeliticcu. Sono aicci da quando ero picioccheddu.
Ma Gesù insistette, come sa fare un Dio, e solo allora, con grande sua sorpresa, il povero Angelo si rizzò in piedi e cominciò a camminare.
- Grazie, su dottori, grazie! Deu si du paghiri!
Con nel cuore immensa riconoscenza, si avviò all'uscita dell'ambulatorio con passo rapido e sicuro che neanche  anni di fisoterapia ASL a domicilio avrebbero  permesso.
Passando dalla sala d'attesa, gremita da pazienti curiosi, venne da uno di questi apostrofato:
- Beh, cument'esti, qustu dottoreddu?
- Mah - rispose l'ingrato - cummenti tott'is attrusu. Mancu visitau, m'adi!
E così, scuotendo la testa,  Angiuleddu guadagnò con passo veloce  l'uscita spingendo davanti a sè la sua sedia a rotelle.

(Tratta da una storia vera sulla vita e le opere del Dottor Fabio Barbarossa).

lunedì 27 agosto 2012

...povertà e fame...

Lo scenario nazionale, prossimo futuro, si presenta particolarmente preoccupante. La disoccupazione raggiungerà percentuali devastanti. La  stagnazione prenderà il posto della recessione. Sarà impossibile accedere al credito. In conseguenza di tutto ciò la povertà e la fame saranno le maggiori tragedie della comunità. Già vedo orde di esperti cimentarsi nella soluzione del problema. Ma  solo i tecnici del  futuro, formati nella scuola dei predecessori Montini, Passere ed affini, avranno la capacità,  logica, razionale, crudelmente inesorabile, di risolvere il problema. 
Per eliminare la fame e la povertà?
Per decreto legge, gli affamati dovranno mangiarsi un povero
Meglio non dirlo in giro, non si sa mai.
Qualcuno potrebbe considerarla una buona idea.
Fabio Barbarossa

perchè, le loro proposte sono migliori?

Pochi mesi orsono, questo Governo di scienziati e luminari, ebbe un'idea brillante:
"aprire una linea diretta con il popolo italiano. Si accettano consigli e si prendono in considerazione idee, anche popolari, per uscire dalla crisi".
Una marea di messaggi sono stati la logica conseguenza. Ma essendo, purtroppo, espressi da noi, popolo ignorante, nel senso che ignoriamo, non sono stati presi in degna considerazione.
Anche se in ritardo, vorrei dare il mio piccolo contributo ideologico e pratico, a costo zero,  per il risanamento dell'economia Italiana, ma che dico, Europea.

1) eliminare le persiane dalle abitazioni civili
2) eliminare le strisce pedonali nelle città a grande traffico
3) imporre nelle abitazioni del popolo vater di vetro.

A prima vista sembrerebbero affermazioni senza senso. Ma chiarisco subito il concetto:

1) eliminando le persiane DIMINUIREBBERO LE IMPOSTE
2) eliminando le strisce pedonali AUMENTEREBBERO GLI INVESTIMENTI
3) con i cessi di vetro il governo potrebbe VEDERE GLI ITALIANI NEL MOMENTO DEL BISOGNO.

Mi sembra una bella proposta. Sempre meglio che tassare le bollicine dell'aranciata.

lunedì 13 agosto 2012

Morte apparente...mai fidarsi delle apparenze!

Una vita fà, giovane medico di buone speranze, in una delle tante Guardie Mediche della regione, vengo chiamato a domicilio:
- Dottore, nonno è morto.
Una ragazzina, con un filo di voce, annunciava così la tragedia appena consumata.
- Ok, dico, prendo la borsa e vengo!
Al domicilio del defunto amici e parenti avevano già raggiunto le proprie posizioni. L'abbigliamento era consono alle circostanze, quasi che la cosa fosse giunta non senza larga previsione. Poche parole sotto voce. Si apre un corridoio di folla e io vengo condotto verso la salma. La camera ardente era allestita con grade accuratezza. Ceri, fiori, donne devote con velo nero e lacrime regolamentari. Entro. Un cenno di saluto a cui tutti rispondono, ovviamente ad eccezione della salma. Farfuglio le condoglianze ai primi che incontro, ritenendoli i parenti stretti. Mi accingo ad esercitare con arte il motivo per cui sono li, la Constatazione di Decesso! Apro con grande professionalità la borsa e ne estraggo gli strumenti di lavoro: fonendoscopio e specchietto. Con mossa ineccepibile inserisco il fonendoscopio al di sotto degli abiti della salma. Il cuore, se fosse vivo, dovrebbe battere quì. Poi passo alla palpazione, e con delicatezza provo a tastare l'addome del povero defunto. Improvvisamente, sotto lo sguardo allibito degli astanti, il cadavere apre gli occhi. Guarda me! Si, proprio me! Io, in odore di santità, già pensavo alla beatificazione. Altri due miracoli e sarei stato Santo. Lo sguardo della fu salma si accese e il vecchietto cercò di comunicarmi qualcosa! Ormai nel pieno del delirio di onnipotenza, avvicinai l'orecchio alla sua bocca, e riusci a percepire le sue parole, poche, ma inesorabili:
- DE UN'ORA SESI SEGHENDI SA MAZZA... (Traduzione: è da circa un'ora che mi stai frantumando le interiora)
E così, tra gli applausi e i consensi della folla, lasciai quella casa, non senza  soddisfazione ma, forse, con un minimo di contrarietà.
Arrivederci alla prossima!
Vita vissuta. Fabio Barbarossa

mercoledì 1 agosto 2012

la sanità del disimpegno...


Caldo insopportabile, aria umida e irrespirabile, sala d’attesa colma di gente. Stress come comune denominatore.

– Avanti - dico - prego signora. Si accomodi, come sta?

Una gentile signora, vestita in modo sobrio, con una casacca di lino celeste, dopo una fila estenuante, indicandomi con la sua mano la parete addominale poco sotto l’arcata costale, in concomitanza di una vistosa tasca, risponde:

- Mah… Dottore, così. Mi scusi, ma cosa abbiamo qui? -

Senza nessuna esitazione, con illuminazione e occhio clinico, conseguenti ad anni di professione medica, rispondo senza indugio:

- La tasca! -

La signora , pienamente soddisfatta dalla mia risposta, gentilmente ringrazia e se ne va, dando al sottoscritto il tempo di riflettere, non senza perplessità, a quanto moderna e poco dispendiosa potrebbe essere la sanità del disimpegno, così come la vorrebbe la spending review del ministro Monti.

- avanti un altro! ....

Fabio Dr. Barbarossa


martedì 31 luglio 2012

...sogno o realtà?

Qualche giorno fà un onesto cittadino sassarese, si è auto denunciato alla polizia per aver ucciso a fucilate la moglie. Era talmente convinto di ciò che ha avuto anche il tempo di pentirsi, chiedere scusa alla suocera e consegnare il fucile alle forze dell’ordine. Tutto ciò senza nessuna conseguenza penale.

Fortunatamente era solo un sogno, legato ad un delirio alcolico. Come medico, ancora una volta, ho la convinzione che molte tensioni sociali potrebbero essere risolte con preparati controllati a base di sostanze etiliche, calibrate ad hoc. Prescrizione tipo:
- 200 cc di cannonau di Ierzu, presi tre volte al giorno, a stomaco pieno, per tre giorni,
 potrai sognare di terminare tua moglie, magari con ricovero in D-H (Day-Hostaria);
- 300 cc di Carignano del Sulcis, presi a digiuno, due volte al di, per sette giorni,
potrai sognare di far fuori, con arma a tua scelta, il tuo politico di sfiducia.

Sono sicuro che in questo modo si risolverebbero contemporaneamente diversi problemi sociali:

a) sovraffollamento delle carceri

b) incremento delle vendite del vino sardo DOC

c) rilancio e riqualificazione degli esercizi commerciali (Paraosterie)

d) pentimenti preventivi per rinsaldare i rapporti interumani (famiglia e politica, per esempio)

meditate gente



Fabio hic! Barbarossa

lunedì 23 luglio 2012

Libera, ma ora sia prudente




Come tutti, sono contento per la liberazione di Rossella. Salvare una vita è sempre un fatto straordinario: tutte le risorse umane, e spesso economiche, devono essere messe a disposizione, e bene hanno fatto i mediatori. Ciò che mi lascia perplesso è che non ci sia un'analisi dei fatti comprensibile anche da persone comuni come me, che, a torto o a ragione, si ritengono il terzo pagante. E’ giusto che delle persone facciano cooperazione anche in zone ad alto rischio, spesso in contraddizione con le norme dettate dalla Farnesina? È evidente che la comunità debba essere soddisfatta da questa liberazione, ma è altrettanto evidente che essa stessa, come un buon padre di famiglia, deve guidare e accrescere la responsabilizzazione dei propri figli, affinché non si ripresentino le stesse situazioni di rischio, e danno, anche economico. Non capisco e non condivido l'enfasi con la quale ci viene detto da Rossella di un suo prossimo ritorno nella stessa area a rischio, senza le normali norme di garanzia. In un clima di economia disastrata, 10 milioni di euro possono essere utilizzati per dare sollievo a migliaia di famiglie che, pur non essendo in giro a cooperare, rischiano la vita loro e delle loro famiglie.

Fabio Barbarossa

Cagliari



(pubblicato Unione Sarda sabato 21 luglio 2012)

giovedì 19 luglio 2012

Aeromobile Italia



Supponiamo, per ipotesi, di essere nel volo di linea X, del giorno Y. Passeggeri a bordo. Altitudine 25.000 piedi. Cielo sereno, e, improvvisamente, il comandante dovesse annunciare:


- Si informano i signori passeggeri che, in conseguenza dei dati provenienti dagli alettoni e sulla base della proiezione del consumo di carburante, l’aereo sta precipitando! - .

Chiaramente solo chi è sordo o chi sta ascoltando la musica con le cuffie, non si allarma. Gli altri andrebbero nel panico totale. Supponiamo, sempre per ipotesi, che il comandante faccia un secondo annuncio:

- Stiamo cercando di riparare l’alettone e se calerà il prezzo del carburante rispetto a quello tedesco, contiamo di avere più autonomia. Potremmo salvarci - .

In un terzo annuncio, sempre il comandante:

- Il joystick (il volante dell’aeromobile), essendo di qualità inferiore a quello tedesco, ha cessato di funzionare, per cui stiamo nuovamente precipitando. Potremmo salvarci soltanto, se in futuro, la qualità del materiale sarà almeno simile a quella tedesca -. Insomma, visto dall’esterno, questo aereo procederebbe a zig-zag, salendo di quota per poi scendere in picchiata, con terrore inimmaginabile dei passeggeri. Credo che le stesse emozioni le stia provando, in questi mesi, il Popolo Italiano, sulla base dell’aero- bond tedesco, e che Monti sia il Comandante:

- Precipitiamo! No, ci salviamo. Ora precipitiamo veramente. No! Forse ci salviamo -. Alla stessa stregua di una doccia, ora calda, ora gelida. Data l’incertezza in cui stiamo procedendo, e data la possibilità di precipitare, comunque, da un momento all’altro, proporrei, a tutti gli Italiani, di mettersi un documento d’ identità tra i denti, per evitare il solito caos nel riconoscimento delle salme.

Fabio Barbarossa

(Pubblicato unione sarda 14.07.12)

mercoledì 4 luglio 2012

...a proposito delle aragoste liberate in un ristorante a Cala di Volpe, dopo averle pagate 500 euro ( L'Unione Sarda 03/07/12 ):



Qualche settimana fà, in tempi non sospetti, nel mercato del pesce di via Quirra, al mio figlio Matteo, 6 anni, sono stati regalati due granchietti vivi, dimensione un pollice, mio, dentro una scatoletta trasparente. Un altro pescivendolo, animato da grande spirito di liberazione, gli ha regalato una piccola anguillina. Dimensione un mignolo, mio. Arrivati a casa, nei pressi del porto di Cagliari, abbiamo provveduto alla liberazione dei reclusi, nella scaletta, lato mare, del porto. I due granchietti, dopo attenta valutazione dell'acqua portuale, hanno cercato di ritornare in via Roma, per prendere il primo pulman per via Quirra. Almeno lì avevano la certezza di una vita breve, ma dignitosa. L'anguillina si è buttata a mare, suppongo per suicidarsi. Infatti, credo sia finita direttamente nelle fameliche fauci di qualche spigola di pochi scrupoli. Morale della favola: siamo sicuri che le aragoste siano state veramente liberate? E sopratutto, con 500 euro, quanti granchietti si sarebbero potuti avviare a nuova e migliore vita?


Fabio Barbarossa



venerdì 3 febbraio 2012

il bastone e la carota...

Mentre la povera Italia affonda, con morti e dispersi, ognuno cerca di salvarsi come può. Le scialuppe non bastano per tutti, le biscagine sono strette e pericolose, l’acqua è fredda e il mare ingrossa e gli schettini sono in agguato. Come in tutte le storie tristi, quando la nave affonda, i primi a scappare sono i topi, e così è successo. Chi poteva è già fuggito, portando con se tutto ciò che poteva arraffare, lasciando solo desolazione e miseria. Altri, pur causando o contribuendo al disastro, continuano beatamente a recriminare diritti immeritati, aiutati da una giustizia lenta e farraginosa, espressione di una società malata e alle corde. Il popolo si indigna, si arrabbia, chiede soluzioni e sollievo ai propri bisogni. Si aggrappa a qualcosa, a qualcuno, a chiunque creda o dica di avere la soluzione in tasca. Si entusiasma e si deprime. Impara terminologie nuove in tutti i settori dello scibile umano. Economia, psicologia, balistica, nautica, aeronautica, medicina legale, e in queste viene inglobato e distratto. Si avventura e si immerge nei plastici vespiani, coinvolto totalmente nei fatti. Così riesce a digerire la pillola amara che gli viene somministrata, ma solo per il suo bene. I nuovi e vecchi governanti, uniti morbosamente nei fatti, utilizzano il vecchio e intramontabile sistema del Bastone e della carota, come rimedio definitivo. Il bastone lo conosciamo da intere generazioni. Vuoi vedere che per la carota hanno in mente qualche altro utilizzo, visto che gli italiani ne fanno uno scarso uso alimentare?

Meditate gente, meditate

Fabio Barbarossa

mercoledì 9 novembre 2011

il mio lavoro, la mia vita....

Esile, ordinata, pulita, gentile e sorridente. Così si presenta una mia cliente anziana, ogni qualvolta mi reco al suo domicilio per valutare il suo stato di salute. Parliamo di tante cose, del tempo, di politica, della vita in generale. Lei risponde puntuale, con educazione e cortesia. Con una sensibilità rara e antica. Il suo discorso finisce sempre con un sorriso. Parla, ma sa ascoltare. Non mi interrompe mai, aspetta che io abbia finito e mi ascolta con tanto interesse. Mi fa sentire a mio agio, come ci si sente davanti ad una nonna, dolce e paziente. La mia visita le è gradita, e me lo dimostra. Parlare col dottore, in certe realtà, specialmente se c’è disponibilità reciproca, è un grande evento. Scambio due chiacchiere con i familiari, mi viene sempre offerto un caffè. Il tempo si ferma, il mondo perde la cruda realtà. Resterei ore ad ascoltare dalla sua voce il tempo che fu. Quasi mi dispiace andar via, ma il lavoro mi reclama. Solo in quel momento vedo nel suo volto un velo di tristezza. Chiede ancora un momento. Vuole ancora parlare. Vuole ancora ascoltare, come se non ci fosse più il tempo. Certe volte mi riconosce, altre volte mi chiede chi sono. Ma sa sempre come ci si comporta, con cortesia e rispetto. La mia paziente è affetta dalla malattia di Alzheimer. La sua mente è presente, ma alcune volte vola chissà dove. Poi ritorna, puntuale, dove aveva interrotto. Basta aspettare e tutto torna normale.
Ci salutiamo con affetto, con la promessa di rivederci al più presto. Questo è il mio lavoro. Questa è la mia vita.

Fabio Barbarossa

pubblicato Unione Sarda dell'11.11.11

lunedì 3 ottobre 2011

glorioso viale Europa...

Fortunatamente San Francesco guarda da un’altra parte, se no si accorgerebbe dello squallore in cui si trova ultimamente il belvedere di viale Europa. Ma se un Santo, per sua natura, è votato alla tolleranza, altrettanto non dovrebbero essere le autorità preposte alla salvaguardia del bene comune, specialmente quando si tratta di una delle più belle immagini di Cagliari, che recentemente si appresta, o pretende, di diventare meta e sede stabile del turismo internazionale. Se ci si reca in viale Europa durante le ore diurne, si ha la possibilità di vedere lo scempio in cui è stato ridotto. Bottiglie di vetro, integre e frantumate, che fanno da cornice. Spazzatura di ogni tipo. Salviette adibite alla conclusione di faccende riservate, segni tangibili di bisogni corporali. Scritte con bombolette spray in ogni dove. Persino il piedistallo del santo, a cui hanno vigliaccamente trafugato la targa di commemorazione, e il Santo stesso, sono oggetto di comunicazioni spray tra scriventi che denotano incuranza, ignoranza, ma prevalentemente imbecillità. Se poi si ha il coraggio di salire sul colle di notte, in bocca al lupo. Ci si deve augurare di uscirne sani e salvi. La strada è diventata meta, e ostaggio, di centinaia di auto, condotte da pazzi scatenati, che la usano come una pista da formula uno. Parcheggio selvaggio, alcolici e quant’altro. Ciliegina sulla torta, una sorta di camper, prevalentemente una baracca con le ruote, che troneggia nel punto più panoramico del monte, testimone di uno sfacelo con abbandono totale delle pur minime norme di decenza. Vedere per credere!


Fabio Barbarossa

pubblicato Unione Sarda 11 ottobre 2011

venerdì 23 settembre 2011

Sardegna autentica

Sfogliando le pagine di un depliant di una “qualunque” località turistica della Sardegna, sono stato illuminato da alcune considerazioni: “SARDEGNA AUTENTICA…TERRA ANTICA E FIERA…MERAVIGLIE DI UNA NATURA SELVAGGIA E INCONTAMINATA…CARATTERE FORTE DEL POPOLO SARDO…
A completamento del documento, le solite fotografie di scogli alternate a volti di gente sarda, entrambe scavate dal vento e dalle intemperie del tempo.
Ma noi sardi, siamo veramente come ci dipingono i depliant turistici?
E la Sardegna è ancora una terra antica, fiera e incontaminata?
Analizzando le cose superficialmente, forse si, ma se ci addentrassimo nella realtà ci accorgeremmo, purtroppo, che non è proprio così.
Iniziamo dalla terra: antica? Indubbiamente si; fiera? Ho i miei dubbi; incontaminata? Basta leggere la cronaca di tutti i giorni…forse un tempo.
Violentata da tutti i punti di vista, dall’uomo, dalla natura con la complicità dell’uomo, da scelte sbagliate, politiche e non, da cementificazioni selvagge, inquinamenti, incendi.
Altro che selvaggia e incontaminata…
E noi, Popolo Sardo? Siamo veramente determinanti per le sorti della nostra terra, per i nostri figli? O siamo semplicemente le comparse per le innumerevoli guide turistiche e per le tante migliaia di turisti che credono ancora che i sardi siano bassi, vestiti in costume, strani parassiti locali che infestano le meravigliose terre baciate dalla natura?
C’è da augurarsi che, leggendo i depliant turistici, ci ritorni nella mente e nel cuore, la voglia di essere SARDI, di amare la nostra terra e di difenderla da tutto ciò che possa danneggiarla e offenderla. Ad iniziare da noi stessi.
Fabio Barbarossa
pubblicato Unione Sarda 3 novembre 2011