I tragici fatti di Nizza
evidenziano l’inadeguatezza dei sistemi di sicurezza proposti dalle Nazioni
Europee, dagli Stati Uniti d’America e da tutte quelle nazioni che si fondano
su principi di libertà e solidarietà. Lo
evidenzia il fatto che sempre più frequentemente ad essere attaccate con atti
di terrorismo sono proprio quelle nazioni che maggiormente avevano investito in
integrazione, relegandola purtroppo a soli fatti di accoglienza e non a reale
inserimento nella società civile. Per questo si sono create delle sacche di deliranti recriminazioni terroristiche, religiose
o pseudo religiose, proprio in quelle nazioni
dove maggiormente oggi si piangono le vittime. L’Italia, ingenuamente, sta facendo lo stesso errore e
in nome di un’accoglienza indiscriminata e senza regole sta creando un popolo
eterogeneo di disadattati e disperati che prima o poi manifesterà il proprio
disagio con atti che, nella migliore delle ipotesi, saranno di tipo banalmente
delinquenziale. Quello che sta succedendo in questi giorni in Sardegna, in
particolare a Cagliari in piazza Matteotti, denota innanzitutto una cattiva
amministrazione e in secondo luogo fornisce la possibilità per l’accensione di
una miccia esplosiva che prima o poi sfocerà in una rivolta. Non è a caso che
la maggior parte dei terroristi attentatori avevano la nazionalità dello stesso
luogo in cui hanno attuato il loro delirante proposito. Se poi a questa
predisposizione delinquenziale si aggiunge una buona dose di disadattamento
psichiatrico, il danno è fatto. Molti dicono, Papa Francesco compreso, che
questa è una vera e propria guerra. Una guerra anomala che non si era mai vista
nel corso della storia dell’umanità. Una guerra che si combatte con mezzi non
convenzionali e pertanto non prevedibile neanche con il massimo della
tecnologia militare. Una guerra che può sfociare in qualunque zona della nostra
terra, senza preavviso e con azioni devastanti, come successo in Belgio, in Francia,
nel Bangladesh, negli Stati Uniti. Molti benpensanti di professione minimizzano
i fatti rapportandoli a meri calcoli statistici, ma dimenticando che il vero
obbiettivo di questi crimini non è di sterminare l’intera umanità, ma di minare
la libertà di pensiero, portando i popoli a chiudersi in una forma controproducente
di odio e di sterile egoismo.
Sono un medico, e forse questo
condiziona il mio pensiero, ma se provo a considerare il terrorismo come una Pandemia,
ne abbiamo avute tante in questi ultimi anni come SARS, AVIARIA, EBOLA, per
citare le più spaventose, mi viene in mente che il terrorismo, alla stessa
stregua di una Pandemia, può essere combattuto solo da uno sforzo comune
dell’Umanità che la unisca in un unico obbiettivo. Sono stato medico formatore nella
SARS e nell’AVIARIA, ho contribuito alla formazione dei medici di famiglia,
capillari su tutto il territorio nazionale. Si sono preparati tutti i medici in
quella che è stata definita una delle più importanti reti di prevenzione sanitaria.
Si è creata all’uopo una nuova figura, i Medici Sentinella, che avevano il
compito di valutare e denunciare tutte quelle varianti territoriali di salute
che avrebbero portato, attraverso una rete gerarchica e di comunicazione, a
fermare e risolvere, anche con strutture ospedaliere e di trasporto adeguate, la
diffusione della malattia. E in questo, come si può evincere dalla storia,
abbiamo vinto noi. Il terrorismo non è altro che una Pandemia. Una malattia di
pensiero egoistico e di potere, che può essere combattuta solamente dal
controllo del territorio e da tutti i cittadini di buona volontà, che
attraverso una rete di comunicazione, dovranno avere in comune la crescita del
pensiero e la libertà di poterlo attuare.
Pubblicata in parte su
L'Unione Sarda del 22 luglio 2016
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