Iglesias, Sardegna, 2 marzo 2017, si consuma un'altra tragedia
annunciata. Una giovane mamma, una moglie, viene assassinata dal marito davanti
alle sue figlie. Un dramma da cui nessuno si sogni di tirarsi fuori. Un dramma
dove tutti siamo responsabili, chi più chi meno, per non aver capito, e quindi
impedito, che questo succedesse. Una reazione a catena senza scampo che va ad
allungare una lista drammatica dove inevitabilmente vittime e
carnefici si mischiano tra di loro.
Tutto, apparentemente, era sotto controllo. Autorità e magistratura
erano informate e avevano sicuramente già adottato i provvedimenti del caso.
E allora? Perché è successo? Perché un'altra vittima ha
dovuto scrivere col suo sangue l'inefficienza di un sistema sbagliato? Che
ruolo deve assumere la logica e il buon senso in una società distratta,
impegnata solo su disquisizioni
politiche e mondane fini a se stesse o indirizzate verso il nulla assoluto? Io
credo di saperlo. Deve far prevalere l'umiltà. Quella che ci fa da guida in
tutti i fatti della vita e che ci permette di ammettere i nostri errori e da
questi imparare a non ripeterli. L'otto marzo sia una data di riflessione e
aldilà dei soliti slogan ci faccia ritrovare quell'umiltà che da sola può
essere sufficiente a trovare, ognuno per la sua parte, le giuste soluzioni.
Fabio Barbarossa
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