Era una settimana professionale
come tante e a parte due trattamenti sanitari obbligatori ed una impegnativa
recrudescenza delle patologie similinfluenzali tutto volgeva al termine tra
alti e bassi e le minime soddisfazioni sindacali. Tutto ciò insomma che un
medico di campagna come me può auspicare. Sino a quando una giovane mamma col
suo ragazzo si presenta nel mio studio per problemi toracici e respiratori.
Dopo breve anamnesi faccio spogliare il giovane a torso nudo ed inizio una
accurata auscultazione del suo torace. Cuore e frequenza cardiaca regolare.
Murmure vescicolare normo trasmesso su tutto l'ambito polmonare. Un momento. A
livello basale sinistro sento un rumore respiratorio che mi insospettisce.
Ripasso sopra col fonendoscopio e mentalmente rivedo tutta la semeiotica che la
mia quasi quarantennale esperienza mi ha messo a disposizione. Sono preoccupato
ma non lo do a vedere. Poi, facendo uso della mia lungimiranza professionale,
guardo negli occhi il giovane malato e con malcelata pazienza chiedo:
- Hai per caso il cellulare in
tasca che sta suonando?
- Si, dottore, ma solo con le
vibrazioni.
Se la buonanima del Professor
Aresu, mio Docente di Patologia Medica avesse previsto oltre al regolare
murmure vescicolare anche le vibrazioni di un fantascientifico cellulare
vibrante in tasca, si sarebbe suicidato.
Fabio Barbarossa.
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