Malgrado tutto, il secolo scorso, sin dal
suo esordio, non fu un secolo tranquillo. Ben due guerre mondiali si
avvicendarono mettendo a dura prova gran parte della popolazione mondiale e imponendo a questa ogni tipo di privazione fisica
e spesso affettiva. Coloro che sopravvissero rimasero marchiati per sempre da
questo dramma e dovettero modificare, loro malgrado, la loro stessa vita. Nei
miei ricordi, più o meno a metà degli anni sessanta, era sempre presente una
tovaglia. Già. Una bellissima tovaglia a quadri azzurri come il mare, ricamata e colorata, con un dritto e un
rovescio. Questa tovaglia veniva usata da mia nonna nelle grandi festività dove,
tra figli e nipoti, ci riunivano per pranzare o cenare insieme. Solo in queste
occasioni questa tovaglia veniva utilizzata,
in tutto il suo splendore, dalla parte buona e quindi al dritto. In quell’immediato
dopoguerra le risorse erano limitate e anche i più poveri osavano manifestare, con orgoglio e dignità, la loro rivalsa contro un periodo buio della loro vita. Per
questo anche una semplice tavola imbandita e con una
bella tovaglia colorata poteva ridare fiducia verso un futuro incerto ma luminoso.
Nel tempo questa tovaglia invecchiò e poteva succedere che nelle festività
successive comparisse sulla stessa, prima un rammendo, poi una pezza, poi tanti frammenti
della stessa adibiti a stracci da usare in diverse e meno dignitose occasioni. Quella
tovaglia è diventata il filo conduttore della mia vita e mi ha insegnato tante cose. Mi ha insegnato
che la mia vita è come quella tovaglia. Che non ne abbiamo altre a disposizione
e che dobbiamo fare conto sulla stessa. Che non bisogna mai aspettare le grandi
occasioni per viverla, ma che la quotidianità è il vero senso della vita. Che
inesorabilmente, la si usi al dritto o
al rovescio, invecchierà e comunque arriverà alla sua fine e che anche con
rammendi o pezze o semplicemente in piccoli frammenti, varrà la pena viverla
sempre con orgoglio e dignità.
Fabio Barbarossa
In spite of everything, the last century, since its inception, was not a quiet century. Two world wars alternated, putting a great deal of the world population to the test and imposing every type of physical and often emotional deprivation on it. Those who survived were forever marked by this drama and had to change their own lives in spite of themselves. In my memories, more or less in the mid-sixties, there was always a tablecloth. Already. A beautiful blue check tablecloth like the sea, embroidered and colored, with a front and a reverse. This tablecloth was used by my grandmother in the great holidays where, between children and grandchildren, we gathered to have lunch or dinner together. Only on these occasions this tablecloth was used, in all its splendor, on the good side and therefore on the obverse. In the immediate post-war period, resources were limited and even the poorest dared to show their revenge against a dark period of their lives with pride and dignity. For this reason, even a simple table set and with a beautiful colored tablecloth could restore confidence towards an uncertain but bright future. Over time this tablecloth aged and it could happen that in the following holidays it appeared on it, first a mending, then a piece, then many fragments of the same used as rags to be used in different and less dignified occasions. That tablecloth has become the common thread of my life and has taught me so many things. It taught me that my life is like that tablecloth. That we do not have others available and that we must rely on it. That you never have to wait for great opportunities to experience it, but that everyday life is the true meaning of life. Whether inexorably used upside down or backwards, it will age and in any case it will come to its end and that even with mending or patches or simply in small fragments, it will always be worth living it with pride and dignity.
Fabio Barbarossa
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