martedì 26 marzo 2013

Fare il medico di famiglia non significa soltanto azzeccare le diagnosi seguendo criteri scientifici e deontologici lavorando con scienza e coscienza. Alcune volte bisogna ammettere i propri limiti, evitando che il paziente debba rinunciare a cure più adeguate ed innovative. Ecco perché alcune settimane fa non ho avuto nessuna esitazione quando una gentile e sofferente  paziente mi metteva al corrente così delle sue sofferenze:
- Caro Dottor Barbarossa, mi deve aiutare. Come mai quando, sento l'odore della lattuga, mi viene la nausea?
Nel mio ormai consunto cervello di scafato, nonché scaltro, medico di famiglia, più per esperienza che per scienza, sono passate diverse possibilità. Ma nessuna di queste mi sembrava adeguata alla soluzione del problema. Pertanto, umilmente, e senza penalizzare per questo la vita della mia cliente, con grande onestà intellettuale, così ho risposto:
- Cara Signora, mi dispiace veramente di non poterle risolvere il suo problema. Purtroppo, per mia esclusiva negligenza, il giorno che all'Università, nel mio corso di Medicina e Chirurgia, spiegarono la Lattuga, ero assente. Sono però sicuro di poterla inviare da uno specialista in Verdurologia, per poter insieme rimediare al suo fastidioso problema.
Avanti un altro...

sabato 16 febbraio 2013

Lo scacco alla Morte, meravigliosa illusione...

Nel "Settimo Sigillo", Antonius e la Morte, giocano a scacchi la partita finale per la vita. Se Antonius dovesse perdere, la Morte si approprierà della sua vita. Da medico, ho assistito tante volte a questa partita. Ne ho visto in faccia i contendenti. Da una parte l'Uomo, con il suo bagaglio di vita, la sua fede, le sue paure, la sua rassegnazione, dall'altra la Morte, misteriosa e scura, ma, nel contempo, paziente e determinata. Molte volte ho giocato io la partita, per conto di altri. Alcune volte vincendo, altre perdendo. Conosco la Morte. Ho imparato a rispettarla. Mi sono seduto tante volte al suo fianco, senza temerla, anzi, ritenendo la sua opera conseguenza giusta e naturale di una vita terrena. Tantissime volte mi sono opposto alla sua volontà, pur sapendo di essere poca cosa nei suoi confronti. Altre volte, non ne ho ostacolato la strada, quando ormai questa era la sola percorribile. In questi giorni l'ho rivista. Era seduta al fianco di un povero Cristo. Stava giocando, convinta che avrebbe vinto da un momento all'altro. Ed io, impotente, non potevo che aiutare, con umiltà, il suo contendente a perdere con dignità la sua ultima partita. So che un giorno o l'altro dovrò giocare con Lei la mia partita a scacchi. Non ho paura. Con Lei ci conosciamo bene. Quando arriverà il mio tempo, giocherò senza paura di perdere. Ma, in ogni caso, con determinazione e voglia di vincere.

Fabio Barbarossa
16 febbraio 2013


pubblicata UNIONE SARDA del 16 febbraio 2013

venerdì 25 gennaio 2013

quando la tecnologia supera la realtà...

Si sa che in questi ultimi anni la tecnologia ha fatto passi da gigante. In particolar modo quella applicata alla salute, che viene messa a disposizione di tutti, anche di coloro che ancora oggi preferiscono, per pigrizia, le vecchie abitudini. E allora capita che il Signor Pilloncu, pensionato di media età di un piccolo paese di periferia della Sardegna, si scontri, suo malgrado, con i suoi bisogni corporali e la tecnologia messagli a disposizione.
- Dottore,  riferendosi al suo medico di famiglia, non ci arrenesciu prusu a coddai cun mulleri mia. Itta pozzu fai? 
(google traslate Sardo - Italiano): Egregio Dottore, da qualche tempo non riesco ad avere rapporti sessuali con la mia consorte, sarà per caso una disfunzione erettile? Cosa potrei fare?
- Caro signor Pilloncu, non si preoccupi, alla sua età e con le sue patologie  può capitare. Comunque si può risolvere.-
Dopo aver scarabocchiato due righe su un ricettario apostrofa così il suo paziente:
- Ecco qua, sono delle gocce. Mi raccomando, ne prenda 8, non una di più, non una di meno, mezz'ora prima del rapporto con sua moglie. Ci vediamo tra una settimana così mi farà sapere. 
Puntualmente, una settimana dopo, il signor Pilloncu varca la soglia dell'ambulatorio del suo medico. 
- Allora? Signor Pilloncu com'è andata? Disse il dottore con un misto di curiosità e orgoglio professionale.
-  Ascuttidi, su Dottori, ch'appu provau deu pò mezzora cun is manus, ch'adi provai mulleri mia pò mezzora cun sa bucca, ch'adi provau sorga mia cun d'unu zappulu insciustu... 
(Google traslate : mi ascolti, caro Dottore, ci ho provato io per mezz'ora con le mani, ci ha provato mia moglie per mezz'ora con la bocca, ci ha provato persino mia suocera con uno straccio bagnato...)
mentre il medico,  allibito  per cotanta  spregiudicatezza, stava per cadere dalla sua poltrona, il Signor Pilloncu concluse così il suo racconto:
- O su Dottori, ma qustu cazz'e flaconcinu, cumment'è chi si operridi? 
(Google traslate:  ma com'è che si apre il flaconcino delle gocce?)

martedì 22 gennaio 2013

AVVISO AI POLITICANTI...


AVVISO IMPORTANTE A TUTTI GLI AMICI CHE DA ANNI SI OCCUPANO DI POLITICA



Vi chiedo umilmente scusa se mi permetto di fare le seguenti considerazioni: per decenni ho sempre creduto di avere le idee chiare su quelli che a mio modesto parere erano gli schieramenti politici e in ognuno di questi avevo collocato le rispettive amicizie e appartenenze non per un fatto classista o discriminatorio ma solamente per semplicità mia personale nel sapere dove andare eventualmente a cercarvi. In quest'ultimo periodo, complice sicuramente il mio invecchiamento cerebrale, ho perso completamente il giusto orientamento. E, come succede in questi frangenti, rischio di fare delle gaffe mostruose quando mi viene richiesto da Voi o da Vostri affiliati l'aderenza a questo o a quell'altro movimento politico. Per cui, ad evitarmi inutili quanto dannosi cali della mia pur precaria autostima, vi chiedo cortesemente, anche in forma riservata, di farmi avere i Vostri ultimi movimenti di ideologia politica, per potermi dare la possibilità di esservi vicino in questo difficile quanto imbarazzante momento storico.

Grazie 
Fabio Barbarossa

(nella foto in alto la Torre di Babele di Lucas van Valckemborch - 1594)











































































































































































domenica 6 gennaio 2013

La procreazione secondo Matteo



Era piccolo solo nella statura. La sua mente, supportata dalla sua fervida e brillante intelligenza, spaziava in tutte le direzioni. Riusciva a capire, e, nel caso, a spiegare ad altri, tutto ciò che la vita gli proponeva, certe volte per caso, altre volte per sfida. Così, un giorno, mentre dava alla sorella, più grande di un anno, spiegazioni su come si veniva al mondo, espresse così la sua certezza: - Noi siamo nati perchè papà, il migliore che abbiamo, ha messo il suo "p.....o" nella "f..a" di mamma. In questo modo, a sette anni, iniziava la sua avventura, che l'avrebbe portato, conseguentemente alla nascita e alla crescita, alla PROCREAZIONE.

sabato 15 dicembre 2012

Ci risiamo....

Ci risiamo. Spread, Bund, inflazione, debito pubblico, recessione, stagnazione, Monti Si, Monti No, Berlusconi, Bersani, Vendola, Casini e Company. Oltre al danno, la beffa. La nave Italia affonda, e sul ponte l'equipaggio ingaggia risse furibonde sulla responsabilità della tragedia, senza pensare di mettere in salvo o perlomeno alleviare le sofferenze dei passeggeri, ormai in piena crisi di panico e di disperazione. Ci risiamo con scontri televisivi, radiofonici, interventi giornalistici. Colpi bassi, minacce, intimidazioni. Ci risiamo con attribuzioni di responsabilità e ricerche di verginità acquisite. Ci risiamo con interventi della magistratura, a salvaguardia dei "diritti" del Popolo Italiano, con le promesse di salvezza, con le minacce di lacrime e sangue. Ci risiamo con ricette miracolistiche, unica possibilità di salvezza in un mare in tempesta finanziaria, o di ipotesi catastrofiche. E' la solita guerra. Dati statistici, previsioni, proiezioni economiche, ci accompagneranno in un clima di bollettini di guerra, che alimenteranno ulteriormente la disperazione della povera gente. Ci verranno richiesti schieramenti partitici e partigiani. Ci verranno richieste appartenenze innaturali, frutto di contrattazioni abberranti e abominevoli. Ci verrà richiesto uno schieramento fratricida, che approderà ad una guerra. Una guerra tra poveri. Questo succederà. Sarà una guerra con morti e feriti, e, come succede spesso, a farne le spese, sarà sempre, e solo, la gente indifesa, che dovrà combattere, e dare la vita, per una guerra non sua, per una vittoria illusoria ed inutile.
Mi rifiuto di accettare questo sistema. Mi rifiuto di credere che questa sia l'unica strada percorribile.
Mi illudo di essere ancora un essere umano con pregi e difetti, un padre, un figlio, un professionista, e, come tale, vorrei essere guidato, da chi si assumerà la responsabilità di governare, anche con sacrifici, ma percorrendo la strada principale dell'armonia, dell'onestà e della pace.
Fabio Barbarossa

(Pubblicato sull'Unione Sarda del 15.12.2012 a pagina 15)


martedì 20 novembre 2012

L'uomo cha parlava alle mosche...


Era un uomo democratico. Vestiva  casuals e difficilmente cambiava abbigliamento. Il suo giaccone trapuntato verde, aveva conosciuto diverse generazioni e la sua camicia di mollettone tovagliato, rosso a scacchi verdi, faceva pendant  con i blue jans prima maniera. La pulizia non era il suo forte, e neppure l’acqua scorreva a fiumi nella sua dimora. Il sapone,  del tutto sconosciuto, non era nel suo vocabolario.  La sua apparizione fisica era preceduta dal suo fetore, che in circostanze ottimali, con vento a favore,  poteva raggiungere e superare i 300 metri. Legava con gli animali. Possedeva alcune pecore, delle capre, e tanti altri animali convivevano temporaneamente con lui. Ma il legame più stretto e più sincero nacque con dei piccoli insetti, solo in apparenza repellenti. Le mosche! Fu amore a prima vista. In una giornata calda di fine estate, mentre l’uomo passeggiava accanto ad una grossa merda di vacca, le mosche l’abbandonarono per salire su di lui. Certo, fu un passo azzardato, ma, nel tempo, ripagò ampiamente le piccole bestioline. I rapporti non furono sempre idilliaci. Alcune volte il signore le puniva con una paletta  rossa, altre volte erano loro a schiaffeggiarlo con le loro ali fastidiose. Ma in definitiva riuscivano sempre  a trovare un modus vivendi che li soddisfaceva entrambe. Quando il signore delle mosche usciva, veniva sempre accompagnato da una folta rappresentanza  di insetti. Gli giravano intorno in orbite satellitari, senza allontanarsi da lui, se non per pochi centimetri.  Questo serviva alle mosche per poter esplorare il territorio in attesa di  colonizzare altri ambienti, e, a lui, per potersi sbarazzare delle scorie organiche dal suo vestiario. Condividevano con lui il cibo, la casa, i bisogni corporali, prevalentemente i suoi. Dialogavano spesso, anche senza parlare. Attraverso i gesti. Solo Una volta mi capitò di intercettare una comunicazione tra una mosca madre  che parlava al figlio: -“Figlio mio, lavati le zampette, i palpi mascellari e la proboscide, prima di mangiare la merda! Ricordati che hai camminato sul signore delle mosche!”-.
Fabio Barbarossa

sabato 27 ottobre 2012

In punta di piedi…...

 
Capita sempre più spesso, specialmente nel mondo dei social network, come facebook ad esempio, di vedere pubblicati, con grande disinvoltura, post con fotografie di bambini o altre persone fragili, oggetto di fatti drammatici o in conseguenza di campagne spudoratamente sterili e opportunistiche. Ogni fatto drammatico, di per se, necessita di un certo riserbo, perché all'’interno di questo convivono sentimenti e circostanze difficilmente comprensibili, soprattutto da chi non né è personalmente coinvolto.  Si usano e si abusano circostanze dolorose per poter coinvolgere emotivamente persone impressionabili, alle quali si vuol dare motivo di inutile ansietà. Condividere, o dichiarare "mi piace", non vuol dire assolutamente avere coscienza della vicenda, e neanche trovare soluzione affinché il dramma non si ripeta. La cosa giusta è vivere questi fatti con discrezione, rispettando la sofferenza e la dignità altrui e, se proprio vogliamo intervenire, dando un pò più di umanità ai social network, facciamolo con prudenza e in punta di piedi.
Fabio Barbarossa                                     23 ottobre 2012 15:24    

Pubblicato su Libero Quotidiano.it

giovedì 4 ottobre 2012

gli uomini sposati vivono più a lungo...o no!?

E' risaputo, ed  avvallato dalla statistica sanitaria, che le donne vivono più degli uomini. Questa longevità deriva prevalentemente da un fatto genetico e ormonale. Non solo, il gentil sesso non può certo considerarsi più "il sesso debole", come veniva definito fino a qualche decennio fà. Ben lungi da questo, le donne hanno assunto, in tutte le vicende umane, un ruolo determinante e di predominio. Alcune professioni, come la medicina, si avviano decisamente verso la femminilizzazione, con vantaggi indiscutibili, per la maggiore capacità relazionale, maggiori attitudini a lavorare in gruppo, maggiore pazienza nel rapporto con i pazienti. Questa maggiore sensibilità femminile si è trasmessa anche nel rapporto di coppia, elargendo al sesso forte un allungamento della vita. In poche parole, l'uomo sposato vive più a lungo di quello non sposato. Le conseguenze sembrerebbero, semplicisticamente, intuitive. Ma così non è.  In tanti anni di professione medica, a contatto con le famiglie, ho riscontrato che sono le mogli, a parte qualche malintezionata eccezzione,  ad occuparsi della salute dei loro congiunti. Si fanno interpreti e portavoce delle sofferenze dei loro mariti. Improvvisano diagnosi e conseguenti terapie, che in genere vengono a confrontare col medico. Raramente capita che il marito segua la moglie in queste scorribande sanitarie. Il marito è un impiccio alla esplicazione sanitaria di una moglie, convinta nel delirio sanitario. Il marito, accompagnato dalla moglie, nello studio del medico, perde ogni facoltà. Perde la parola. Accenna soltanto ad un eventuale sintomo, ma è la consorte che prosegue i contatti verbali col dottore, in termini adeguati e forbiti, spesso ricavati dal "mi hanno detto" oppure "ho sentito dire" . Se anche capita che il medico rivolga la parola al povero malcapitato, sarà comunque la moglie a dare la risposta. Esemplicativo il fatto che accadde nel mio studio diversi anni or sono. Moglie vigorosa, petto in fuori, polpacci da fare invidia ad un lottatore di sumo, voce ferma e squillante, spingeva avanti a se, il povero esile uomo, o ciò che ne rimaneva. "Buongiorno, Dottore!" apostrofò la donna, con voce determinata.
"Questo qui" -  alludendo con stizza alla vittima sacrificale - "sta male" .  "Diglielo tu, al dottore, che  cos'hai".   Il martire, con un filo di voce, cercando con lo sguardo il consenso della moglie, rispose " Dottore, ho un dolore, qui sul fianco".  Io non feci in tempo a replicare, perchè la signora, con un certo sadismo, si era, prepotentemente, impossessata del dialogo: "Nooo! - gridò con aria satanica - Non è un dolore! E' un fastidiore!" Guardai con tenerezza il povero derelitto, che, con uno sguardo rassegnato, accondiscese, forse per paura, forse per quieto vivere, a passare con la moglie quel tempo in più che l'ironia della sorte, e la malagurata salute, gli avrebbe concesso. Fu in quella occasione che maturò in me il concetto, certificato con atto notorio, che se fossi arrivato a quella condizione, avrei voluto, indiscutibilmente, l'abbattimento.

Fabio Barbarossa

sabato 29 settembre 2012

DOVERE MORALE O DIRITTO PENALE...

...tutt'e due rispondono ad una legge. Quella morale, riconosciuta dalla coscienza umana, e quella penale, articolata in un complesso di norme che descrivono i reati e le pene da essi derivati.
Nei reati penali è lo Stato che proibisce determinati comportamenti umani, nel reato morale è la coscienza individuale ad impedirne l'attuazione. Il Diritto Penale è riconducibile al concetto di Giustizia, dovere e diritto che coinvolge chiunque appartenga ad una data comunità.
La morale ha un fondamento interiore: implica coscienza del dovere, necessità dell'azione morale e la sua universalità.
Morale è ciò che contribuisce all'universale felicità della società in cui si vive. In questi ultimi anni si è fatta molta confusione tra dovere morale e diritto penale. In particolare in quella classe scadente che imperversa nel nostro sistema politico nazionale.
L'equivoco nasce dal pensare che tutto ciò che è legale sia anche morale. Si pensa che sottrarre soldi dalle casse dello Stato, o usare risorse comuni, sottraendole alle necessità della comunità, solo perchè contemplato da leggi umane, sia giustificabile anche dal punto di vista morale.
"Ho sbagliato, e restituirò il maltolto, ma dal punto di vista giudiziario sono perfettamente in regola".
Se non si anteporrà la morale in tutte le vicende umane, sopratutto in quella classe politica che vuole governare la Nazione, si correrà il rischio di inficiare ciò che di buono l'Umanità, con i suoi errori e le sue conquiste, ha raggiunto fino ai nostri giorni.
Fabio Barbarossa
 
Pubblicato ne L'Unione Sarda del 29 settembre 2012

mercoledì 19 settembre 2012

Il diritto di vigilare


Ci stanno togliendo il lavoro, la terra, la speranza, ma non ci toglieranno mai la dignità. Credo che sia arrivato il tempo di passare dalle parole ai fatti. La dignità tolta a ognuno di noi deve far riflettere e scattare  tutti i Sardi in suo soccorso.  Perché, pezzo dopo pezzo, stanno infangando il futuro dei nostri figli. Io non voglio che i miei figli debbano scappare dalla loro terra e dalla terra dei loro progenitori. Voglio che, almeno per il futuro, i nostri figli abbiano quella autodeterminazione che a noi è mancata. Voglio che i nostri figli  siano consapevoli delle loro scelte e per questo pretendo che la politica conduca la Sardegna verso la rinascita, in modo onesto e leale. Chi non è in grado di fare questo ha il dovere di farsi da parte, e, noi Sardi, abbiamo il diritto  di vigilare.
Fabio Barbarossa

giovedì 6 settembre 2012

Diventare un medico: dalla vocazione ai quiz



Quarant'anni sono passati da quando mi iscrissi in Medicina e chirurgia a Cagliari. Via Università, all'alba di una giornata estiva, tra l'entusiasmo dell'età e la consapevolezza di fare una scelta cruciale. Unica preoccupazione, se iscriversi al corso pari o a quello dispari. Mi capitò il secondo, dove i docenti erano un po' più severi. Ancora oggi, il loro nome mi provoca un brivido (ma, col senno di poi, grande rispetto): Riva, Rattu, Spanedda, Cioglia, Caggetti, Tagliacozzo, Corda, Orzalesi, Orrù sono quelli che ricordo. Ma ce ne furono altri, non meno importanti. La scelta di Medicina nasceva da una maturazione, dalla volontà di mettersi a disposizione del prossimo. Da una vocazione. Occorrevano sei anni e si era consapevoli che, a Cagliari, ce ne sarebbero voluti di più. Solo i capaci e perseveranti avrebbero concluso il corso. L'unico vincolo all'accesso alla facoltà era un fatto interiore. Mi rattrista vedere oggi migliaia di giovani, motivati e consapevoli, tentare di accedere alla professione medica attraverso un quiz più pertinente a uno spettacolo tv. Nei prossimi 10 anni, il 62 per cento dei medici, tra cui il sottoscritto, andrà in pensione. E si sa che i nuovi laureati non basteranno. Il Sistema sanitario avrà sicuramente più bisogno di giovani medici che di burocrati e politici incapaci. In bocca al lupo, ragazzi. Abbiamo bisogno di voi.
Fabio Barbarossa
pubblicato ne L'Unione Sarda di mercoledì 5 settembre 2012

martedì 28 agosto 2012

Il miracolo...

Il dottor Barbarossa, da oltre due lustri medico di campagna nelle ridenti colline del Gerrei, dopo anni di onorato e faticoso servizio, decise di intraprendere una piccola, meritata, vacanza.
Solo dieci giorni, con la sua famiglia, per cercare di ritemprarsi dalle fatiche professionali. Contattò, con largo anticipo, il sostituto, al quale diede la responsabilità, materiale e morale, dei suoi pazienti. Fece il biglietto aereo e pagò l'albergo.
Una settimana prima della partenza, disgraziatamente, il supplente ebbe dei problemi e non potè più adempiere al suo mandato.
A parte la frustrazione per la mancata vacanza, si aggiunse la rabbia per aver perso l'anticipo dell' albergo e biglietti aerei.
Mentre  il Dottor Barbarossa manifestava in silenzio il suo disappunto, dall'alto dei cieli, Dio in persona, chiamò suo Figlio, Gesù. 
- Figlio mio, disse, vai sulla terra e fai da sostituto al dottor Barbarossa, bravo cristiano, che con noi si è sempre comportato bene.
Gesù, senza discutere gli ordini del Padre, si mise il camice e scese sulla terra. 
Si presentò al povero medico. Lo consolò, e gli disse che, per mandato divino, avrebbe fatto Lui il medico di campagna. La gratitudine, si sa, non è di questa terra, ma il dottor Barbarossa superò, in questo, ogni frontiera terrestre.
Diede al Messia le chiavi dell'ambulatorio e parti a cuor leggero. 
Nel primo giorno di ambulatorio si presentò a Gesù la folla tipica del lunedì.
Primo paziente, affetto da esiti di poliomielite infantile, in sedia a rotelle, il signor Angelo Variu, buonanima, noto Angiuleddu.
- Come ti chiami, buonuomo? - disse il Figlio di Dio.
- Angelo, su dottori, Angelo Varegiu.
- Bene, Angelo. Alzati e cammina!
Angiuleddu capì subito, che si trovava al cospetto del solito "dottoreddu" di prima nomina, appena laureato, con più dubbi professionali che capelli in testa.
- Su dottori, deu seu pogliomeliticcu. Sono aicci da quando ero picioccheddu.
Ma Gesù insistette, come sa fare un Dio, e solo allora, con grande sua sorpresa, il povero Angelo si rizzò in piedi e cominciò a camminare.
- Grazie, su dottori, grazie! Deu si du paghiri!
Con nel cuore immensa riconoscenza, si avviò all'uscita dell'ambulatorio con passo rapido e sicuro che neanche  anni di fisoterapia ASL a domicilio avrebbero  permesso.
Passando dalla sala d'attesa, gremita da pazienti curiosi, venne da uno di questi apostrofato:
- Beh, cument'esti, qustu dottoreddu?
- Mah - rispose l'ingrato - cummenti tott'is attrusu. Mancu visitau, m'adi!
E così, scuotendo la testa,  Angiuleddu guadagnò con passo veloce  l'uscita spingendo davanti a sè la sua sedia a rotelle.

(Tratta da una storia vera sulla vita e le opere del Dottor Fabio Barbarossa).

lunedì 27 agosto 2012

...povertà e fame...

Lo scenario nazionale, prossimo futuro, si presenta particolarmente preoccupante. La disoccupazione raggiungerà percentuali devastanti. La  stagnazione prenderà il posto della recessione. Sarà impossibile accedere al credito. In conseguenza di tutto ciò la povertà e la fame saranno le maggiori tragedie della comunità. Già vedo orde di esperti cimentarsi nella soluzione del problema. Ma  solo i tecnici del  futuro, formati nella scuola dei predecessori Montini, Passere ed affini, avranno la capacità,  logica, razionale, crudelmente inesorabile, di risolvere il problema. 
Per eliminare la fame e la povertà?
Per decreto legge, gli affamati dovranno mangiarsi un povero
Meglio non dirlo in giro, non si sa mai.
Qualcuno potrebbe considerarla una buona idea.
Fabio Barbarossa

perchè, le loro proposte sono migliori?

Pochi mesi orsono, questo Governo di scienziati e luminari, ebbe un'idea brillante:
"aprire una linea diretta con il popolo italiano. Si accettano consigli e si prendono in considerazione idee, anche popolari, per uscire dalla crisi".
Una marea di messaggi sono stati la logica conseguenza. Ma essendo, purtroppo, espressi da noi, popolo ignorante, nel senso che ignoriamo, non sono stati presi in degna considerazione.
Anche se in ritardo, vorrei dare il mio piccolo contributo ideologico e pratico, a costo zero,  per il risanamento dell'economia Italiana, ma che dico, Europea.

1) eliminare le persiane dalle abitazioni civili
2) eliminare le strisce pedonali nelle città a grande traffico
3) imporre nelle abitazioni del popolo vater di vetro.

A prima vista sembrerebbero affermazioni senza senso. Ma chiarisco subito il concetto:

1) eliminando le persiane DIMINUIREBBERO LE IMPOSTE
2) eliminando le strisce pedonali AUMENTEREBBERO GLI INVESTIMENTI
3) con i cessi di vetro il governo potrebbe VEDERE GLI ITALIANI NEL MOMENTO DEL BISOGNO.

Mi sembra una bella proposta. Sempre meglio che tassare le bollicine dell'aranciata.