Arriviamo in auto in vicinanza della
scuola.
Siamo circa cento genitori con
relative auto per una possibilità di capienza di non più di 10 macchine.
Intasamento mostruoso perché la strada finisce li.
Come posso, minacciato da
alcune madri li da alcune ore, faccio scendere Matteo e gli indico la strada
per la buona scuola. Dopo tre tentativi di
manovra, un linciaggio e tre faide appena aperte con gli insegnanti appena
esclusi dalla buona scuola, mi avvio alla ricerca disperata di un parcheggio.
Dopo alcuni kilometri ne trovo uno e mi ci infilo senza esitazione, tra la
rabbia e l'invidia degli altri genitori. Sono davanti ad una scuola confinante
con la mia e, come mi dissero un anno fa, c'era tra le due un passaggio
interno. Tutto, pur di vedere il primo giorno delle medie di mio figlio.
Entro
nell'androne della scuola e cortesemente chiedo ad una giovane ragazza
(studentessa? Insegnante?) se conoscesse il passaggio segreto.
- Si. Certo. Faccia le scale sino
alla fine. Esca dalla porta a destra e si troverà in un campo di pallacanestro.
Poi faccia una salitina e si troverà
davanti alla sua scuola.
- Grazie. Molto gentile.
La camminata sulle scale era poco
meno del Cammino di Santiago di Compostela. Quando sono uscito dalla porta a
destra, come da indicazioni, sarà per la vicinanza con la fede religiosa, ho
visto Santiago di Compostela seduto sullo stipite del canestro del campo di
pallacanestro.
Comunque va bene. Ci siamo. Tutto pur
di vedere Matteo al suo primo giorno di scuola media.
Mi guardo intorno e cerco una "piccola
salitina". Sarà questa, immagino.
Più o meno come raggiungere il campo base
per la scalata all'Everest.
Con in più cocci di vetro e sabbie mobili. O la va
o la spacca. Salgo. Un passo avanti e due indietro. Resisto.
Ambrogio Fogar e
il suo cane Armaduk mi sono stati virtualmente vicini. Arrivo al campo base e
ahimè tra me e l'agognata scuola c'era una rete metallica a prova di migranti.
Nooo. Non è possibile. Ma per il primo giorno di scuola media di Matteo, questo
ed altro. Vado verso la salitina, che nel frattempo era diventata
"discesina", più o meno come una banalissima discesa col bob a
quattro. Ho messo a dura prova i miei glutei. Ok. Arrivo davanti alla scuola di
partenza. Cerco la porta da cui sono uscito e la trovo disgraziatamente chiusa.
Porta antipanico. Si può aprire solo dall'interno. Ormai nel pieno di una crisi
confusionale guardo la scuola ancora vuota. Le lezioni iniziano forse domani.
Mi guardo intorno.
La scuola ha una vaga e poco rassicurante somiglianza con
Alcatraz. Piccole finestre totalmente disabitate.
Il cuore mi batte forte, anzi
vibra. No, era solo il cellulare che mi ricordava di portare Matteo a scuola.
Cellullare??
- Pronto, Scuola Sinotto?
- Siii.
- Senta, so che e' imbarazzante, sono
nel campo interno della scuola e non riesco a rientrare per poter uscire.
- e cosa ci fa lei li?
Così risponde una signora acida che
al confronto l'acido solforico e' camomilla.
- scusi. Ha ragione. Mi avevano detto
che tra questa e l'altra scuola c'era una scorciatoia. Va be. Lasci perdere.
- dove si trova esattamente?
- guardi, qui sul muro c'è una balena
disegnata.
- va bene. Resti li. Non si muova.
In attesa del mio carnefice guardo
dietro il vetro della porta e scorgo un signore che girava tra le aule.
- scusi...scusi...signore
Mi agito muovendo le braccia a mo di
farfalla.
Mi vede.
- mi apre la porta, per carità?
Vedendo la mia disperazione si
avvicina subito.
- cosa ci fa lei qua?
- lasci perdere. Troppo lunga. La
ringrazio. Arrivederla. Saluti la famiglia.
Scendo le scale con passo calibrato e
mentalmente penso a come rispondere alla Signora Trinciabue che nel frattempo mi
stava cercando.
- Sono il Professor Quattrocchi
dell'ispettorato della Buona Scuola Sono qui per verificare se i docenti sono
felici.
Fortunatamente per me non l'ho
incontrata e ho potuto guadagnare l'uscita senza intoppi.
Per la cronaca, dopo un lungo ma
fortunato giro, ho fatto in tempo a vedere Matteo al suo primo giorno di scuola
media.
- come va papà? Trovato parcheggio?
- certo amore. Senza problemi.
E qui ho perso conoscenza.
Fabio Barbarossa.
Nessun commento:
Posta un commento