mercoledì 27 giugno 2018

Fuga all’estero dei Medici e del Personale Sanitario italiano.

Nei prossimi anni si profila una vera e propria fuga all’estero  dei Medici e del Personale sanitario italiano. 
Già oggi, solo in Europa, occorrono 620 medici italiani e si prevede che entro il 2020 circa tremila medici italiani sbarcheranno in Gran Bretagna, nonostante la Brexit. 
Ad andare all’estero non ci sarebbe soltanto una più favorevole opportunità economica, ma si tratterebbe di un vero e proprio riconoscimento delle notevoli capacità e della migliore professionalità dei sanitari italiani. La richiesta dei nostri sanitari avviene da parte di paesi europei (Inghilterra, Belgio, Scozia, Olanda),  Arabia Saudita, Qatar, Siria, Libia, Iraq, Sudan e Somalia, insieme ad Africa e Sud America.
Allettanti gli stipendi inglesi che possono arrivare, per un medico di famiglia anche a 140.000 euro lordi, oltre 100.000 in Francia, 130.000 in Germania, da 183.000 per un generalista a 250.000 per un ospedaliero negli Stati Uniti. Gli italiani sono il fanalino di coda con poco più di 60.000 euro lordi.
In Italia, oltre ad una notevole difficoltà d’accesso alle facoltà di Medicina e Chirurgia si manifesta una ancora più grave difficoltà di ingresso nelle scuole di specializzazione, e quindi nell’ambito lavorativo, relegando pertanto i medici italiani in una sempre più crescente sacca di precariato e sottoccupazione.
Per contro sono in aumento in Italia gli arrivi di professionisti sanitari di origine straniera (prevalentemente Europa dell’Est, Egitto, Iraq, Africa). In definitiva un comportamento schizofrenico del Sistema Italiano che verosimilmente ha contrabbandato per anni il numero programmato di accessi alle facoltà sanitarie universitarie con un più falsamente economico numero chiuso.
Tutto questo ha comunque un costo, e non solo in termini economici. Preparare un medico è un processo molto costoso sia in termini economici che organizzativi. In un articolo di Sanità 24 – Il Sole 24 Ore del 2014 la spesa per la formazione di giovani medici ammontava a 1,5 miliardi di euro all’anno. Un grande costo per la comunità e per le famiglie (circa 150.000 euro tra laurea e specializzazione).  Il tragico è che il nostro Paese spende enormi cifre per la formazione dei nostri medici e non pone rimedi strutturali per evitare la fuga di questi in altri paesi europei ed extraeuropei. Una politica sbagliata che non solo porta ad una fuga di cervelli, lasciando tra l’altro sguarnito il SSN dai professionisti necessari, ma soprattutto una emorragia economica che di questi tempi, e in corso di grande concorrenza internazionale, aumenterebbe ancora di più la sofferenza giovanile nell’inserimento delle nostre professionalità in campo lavorativo.

Dottor Fabio Barbarossa
Medico di Famiglia
Master triennale in Gestione e Organizzazione
della Sanità Anni 2006/09
SDA BOCCONI

Milano 

mercoledì 13 giugno 2018

Digito, ergo sum


Com'è difficile oggi avere un'opinione personale, senza dover incorrere in ammonimenti, contraddizioni coercitive, minacce. Un'opinione, giusta o sbagliata, ma chiaramente legata ad esperienze personali, alla propria coscienza, alla propria vita. Ogni qualvolta ti rivolgi all'esterno per far uso di sistemi che dovrebbero informarti e aiutarti ad avere una opinione libera ed onesta, ti rendi conto che di libero ed onesto rimane ben poco. Paradossalmente in questa era di comunicazioni mediatiche senza limiti, l'ignoranza di ritorno è diventata la vera artefice della nostra vita. Anzi, più hai vissuto, tradito dagli anni e dall'età, più l'ignoranza di ritorno ti viene tatuata addosso in modo indelebile e catastrofico, privandoti, ma soprattutto privando la società, di esperienze positive o negative che avrebbero comunque salvaguardato la nostra vita e quelle dei nostri discendenti da errori già vissuti nel corso dei secoli L'informazione mediatica, sempre più faziosa e ricca di contraddizioni, funge da catalizzatrice per il declino di tutte le convinzioni, estromettendo il nostro cervello collettivo dalla ragione e dalla coscienza personale. Tutto ciò, voluto o meno, porterà ad un immobilismo nell'evoluzione umana e del pensiero, delegando quest'ultimo ad un sistema informatico robotizzato che prima o poi si sbarazzerà dell'umanità con tutte le sue debolezze in un ottica di eutanasia globale per il bene della Terra e dell'Universo intero.
Fabio Barbarossa

martedì 15 maggio 2018

Supposte

Supponiamo, fatti i debiti scongiuri, che soffriate di una grave e fortunatamente guaribile malattia e che, dopo aver vagato invano per ambulatori e ospedali, che in parte sono stati la stessa causa del vostro male, siate approdati in un sedicente guaritore con tanto di camice bianco e fonendoscopio e che questo sia convinto di potervi guarire semplicemente applicando rimedi naturali o al massimo piccoli interventi chirurgici di cui lui si professa grande esperto.
Supponiamo che per far questo si avvalga di altri colleghi, ognuno dei quali ha in mente la cura della vostra malattia, magari attraverso terapie drastiche e drammatiche.
Supponiamo che tra di loro ci siano notevoli divergenze professionali e che in definitiva lascino a voi la responsabilità di scegliere quale terapia effettuare anche in considerazione  del fatto che questa potrebbe privarvi di intere funzioni corporee, chiaramente ad eccezione di quelle vitali.
Supponiamo che il costo, per voi e per la vostra famiglia, sia in termini economici che di salute, stia precipitando rischiando di mandarvi in rovina e che tutti i vostri creditori vi stiano ormai portando via ogni bene, compresa la dignità.
Supponiamo che abbiate comunque accettato, per disperazione, ad accondiscendere al suo operato e che siete ormai convinti che non c’è alternativa se non quella di affidarvi ad un Santone oppure a Mariateresa di Calcutta.   
Supponiamo infine che dopo breve indagine veniate a sapere che il cosiddetto “Primario” non si è mai laureato in medicina e chirurgia e che solo recentemente è approdato alla sua professione con un mandato virtuale e che prima esercitava la professione di meccanico in una piccola officina di periferia e che i suoi collaboratori sono carrozzieri e sfasciacarrozze.
Supponendo che  abbia affidato ad un piccolo campione di suoi clienti, attraverso un sondaggio mediatico, la giustezza della vostra cura, vi sentirete ancora sereni e fiduciosi o precipiterete in una sindrome ansioso depressiva con l’unica cura quella ansiolitica o antidepressiva? A voi l’ardua sentenza.
Ogni riferimento alla situazione politica italiana e ai candidati di governo è puramente casuale.

Fabio Barbarossa

Medico autentico.

mercoledì 2 maggio 2018

Quando la morale è un optional

Sembra che la nuova usanza nazionale sia diventata il "disimpegno morale". Concetto difficile, ma in definitiva molto più facile di quanto sembri. Consiste semplicemente in tutto ciò che l'individuo mette in atto, chi più chi meno, quando cerca di liberarsi del senso di colpa.  Ad esempio attraverso una distorsione della realtà delle azioni compiute, o confrontando la propria condotta immorale con altre condotte peggiori, o attraverso una giustificazione buonista nei propri confronti, o minimizzando o distorcendo la realtà dei fatti sino ad ignorarla, attribuendo ad altri le proprie colpe, il più delle volte alle stesse vittime, dissociandosi dal dolore che si è causato alle persone offese. Tutto questo porta facilmente ad una prevaricazione che di per se è la vera essenza del disimpegno morale. Esempi di disimpegno morale? 
       Lo stesso bullismo, che attraverso una prevaricazione porta ad un disimpegno morale nei confronti delle proprie azioni negative. Sempre più frequentemente agli onori della cronaca, i bulli prevaricano o vittimizzano chi ha a che fare  con loro, che siano coetanei o addirittura persone adulte e con ruoli educativi e di controllo, portando a termine azioni di prevaricazione con violenza fisica o psicologica, senza peraltro sentirsi in colpa.
       La stessa politica nazionale ci offre esempi eclatanti di disimpegno morale, testimoniati dall'allontanamento del popolo dalla politica e dalle istituzioni, sempre più lontane e più sorde ai bisogni della gente e in netto contrasto tra le dichiarazioni di intenti e la realtà.
       Nell'informazione faziosa, dove spesso si notano distorsioni linguistiche che portano ad una manipolazione della realtà.
       Nella sanità, dove spesso si corre il rischio di intraprendere strade che, a torto o a ragione, possono portare ad un disimpegno morale soprattutto quando si ha a che fare con casi come quello del piccolo Alfie Evans, che sta toccando la coscienza del mondo intero, o il caso di Eluana Englaro che fece vacillare tutte le coscienze per anni.
Si potrebbero citare tantissimi altri contesti in cui la liberazione dal senso di colpa consente all'individuo di disinnescare temporaneamente la sua coscienza personale. Ma per tanti che se ne annullano, tanti altri si manifesteranno permettendo a certi individui di fare del male  continuando a vivere bene. E' nella natura dell'uomo.

Fabio Barbarossa


domenica 22 aprile 2018

Momento del "bisogno"



Dopo una notte di febbrili incontri con tutte le forze politiche in campo, vengono stilati in Italia i punti convergenti per la formazione di un governo stabile. I punti vertono soprattutto sull'avvicinamento della classe politica alla popolazione ricreando quei ponti indispensabili per riacquisire la fiducia necessaria per riportare la nazione a livelli accettabili e di garantismo per tutti. Principalmente si è dibattuto su tre punti:

- Eliminare le Persiane

- Ridurre su tutto il territorio nazionale le strisce pedonali

- Contributi economici per la sostituzione dei vecchi water di porcellana con più moderni water di vetro.

In questo modo, a detta degli esperti, si raggiungeranno tre obiettivi:


- Eliminare le Imposte

- Aumentare gli investimenti

- Vedere gli italiani nel momento del “bisogno”.

Sono in atto ulteriori incontri per la riduzione della fame e della povertà . Trapelano già i primi accordi: Ogni affamato potrà mangiarsi un povero.

Cagliari, 21 aprile 2018

Fabio Barbarossa

giovedì 19 aprile 2018

sulle ali della fantasia


Com'è difficile lasciar volare la fantasia e far battere il cuore per un sentimento d'amore e di dolcezza. Com'è difficile abbandonarsi a se stessi e lasciare che la nostra anima si elevi al di sopra di noi per allontanarci dalla triste realtà dei nostri giorni. Com'è difficile imbrogliare i nostri sensi. È il momento di fermarsi, di ascoltare una dolce melodia, di pensare ai nostri cari e agli affetti che non ci sono più. Così e' possibile sentire una dolce sensazione che si fa strada dentro di noi e accende il nostro cuore regalandoci un sorriso. Tutto si illumina e allontana gli spettri della ragione e della paura. Il cuore torna a battere e i sentimenti volano di nuovo sulle ali della fantasia e della pace.
Fabio Barbarossa

mercoledì 14 marzo 2018

Cara Mamma. Un giorno qualunque...



Una giornata uggiosa, il cielo coperto e gonfio di pioggia, il vento che urla la sua prepotenza su ogni cosa gli si pari davanti, un sole capriccioso che scompare e ricompare, quasi facesse un dispetto alla Terra. Una giornata strana. Una come tante. Poi passerà e tornerà il sereno. Mi adagio al momento e mi lascio cullare dalla tristezza. La mia tristezza, quella che parte dal mio cuore e non mi vuol lasciare. Una tristezza interiore che sa che non tutto tornerà come prima. Non splenderà il sole come prima. Non ci sarà più quel sorriso illuminante come il sole, che riscaldava e rischiarava la mia vita. Non ci saranno più quelle parole leggere e potenti allo stesso tempo, come una brezza o un soffio di vento. Non ci saranno più quelle mani che mi hanno accarezzato e stretto nella gioia e nel dolore.  Non ci sarà quella parola buona o quel consiglio o quel ammonimento che hanno guidato la mia esistenza. Non ci sarà più la mia adorata Mamma se non nel ricordo e nel pensiero. Tutto si ferma e si ridimensiona. Tutto ciò che è futile scompare e lascia spazio all'Onnipotenza dell’Universo e dell’Infinito. Solo li puoi cercare, e forse trovare, una ragione per cui vivere la tua vita. Conoscere la vita vuol dire accettare la morte. La Morte. Di per sé una parola che incute terrore, ma che porta a riflettere su tutto ciò che ci appartiene e che porterà via ciò che abbiamo di terreno per lasciare spazio ad un ricordo. Oggi sarei dovuto stare davanti a te, madre mia, come ho fatto ieri, in una stanza fredda e banale, piena di fiori e di dolore. Ma tu, non avresti voluto! Mi avresti detto che prima ancora di essere figlio, dovevo essere un uomo, e come tale avrei dovuto assolvere ai compiti che ogni uomo deve avere. Così sono qui. Nel mio ambulatorio ad assolvere il mio dovere. A dare una parola buona a chi ne ha bisogno. A ricevere l’amore e la comprensione di chi mi sta davanti, anche quando non riesco a trattenere le lacrime. Mi hai insegnato ad essere uomo, madre mia. Mi hai insegnato ad essere forte e coraggioso. Mi hai insegnato cos’è il senso del dovere ed il rispetto. Mi hai insegnato a vivere e a dare tutto me stesso con la ragione, ma soprattutto col cuore. Grazie di esserci stata e sono sicuro che il tuo sorriso brillerà di nuovo nella mia vita, non solo nei miei ricordi, ma in tutto ciò che vivrò sino alla fine dei miei giorni. Non piangerò perché tu non ci sei più, ma ringrazierò il Signore per avermi concesso il privilegio e l’onore di esserci stata e soprattutto di essere tuo figlio.

Ti voglio bene Madre mia.
Tuo per sempre

Fabio 

Scritta da me il 12 marzo, alle ore 10, a distanza di un giorno dalla morte di mia madre Silvia 

mercoledì 21 febbraio 2018

Una vita con i Carabinieri.


In quasi quarant'anni di professione di medico di famiglia ho lavorato a stretto contatto con tutte quelle figure che, a torto o a ragione, si considerano importanti per tutta la comunità: il Sindaco, il Prete, il Maestro, il Medico, i Carabinieri. Insieme abbiamo sempre svolto un ruolo portante per la nostra società inserendoci, e spesso interfacciandoci, su tutte le problematiche che di volta in volta interessavano la nostra comunità, grande o piccola che fosse. Insieme abbiamo cercato di collaborare, ognuno per la sua parte, per il bene di tutti e per garantire alla comunità quella dignità necessaria per una convivenza sana e pacifica. Con i Carabinieri, come Medici di Famiglia, ci siamo addirittura contesi il primato nel gradimento degli italiani. In tutto questo tempo ho conosciuto tantissimi carabinieri di cui custodisco gelosamente l'amicizia. Insieme ci siamo curati dei bisogni della gente con grande spirito di collaborazione e con quel tanto di abnegazione che ci ha sempre contraddistinto. In questi ultimi anni stiamo purtroppo assistendo ad un degrado della nostra società che spesso culmina in fatti di assurda stupidità e ingratitudine, in cui vengono coinvolte tutte le figure di base della comunità. Stiamo assistendo ad una persecuzione dei Sindaci, che spesso culmina in veri e propri attentati alla loro incolumità e a quella dei loro familiari. Stiamo assistendo a fatti delittuosi, che sempre più coinvolgono la scuola ad opera di studenti e genitori non degni del loro ruolo. Stiamo assistendo ad un degrado del Sistema Sanitario, sempre più in bilico sui bisogni di salute della gente. Stiamo infine assistendo ad una persecuzione di tutte quelle figure fondamentali nella sicurezza del territorio, in cui Carabinieri e Poliziotti, nell’ambito del loro ruolo di garanti della democrazia nazionale, vengono massacrati di botte da imbecilli di ogni genere. Per questo, al di la dei proclami e delle promesse elettorali, chi governerà avrà l’obbligo di ragionare su che tipo di società vogliamo, magari rivalutando, come colonne portanti, tutte quelle figure professionali e di educazione che hanno fatto della nostra Italia un modello di democrazia liberale invidiatoci da tutto il mondo. Non ci vogliono formule particolari o strategie fantascientifiche. È sufficiente impartire ai nostri figli dei concetti di base, semplici e impregnanti, che rispondano a due semplici parole: umiltà e rispetto. Solo così ci sarà la possibilità di riprendere quel discorso che si era momentaneamente interrotto e che c’era stato tramandato con tanti sacrifici e tanto impegno dai nostri Avi.

Fabio Barbarossa

venerdì 26 gennaio 2018

Tutti partimmo, e morimmo, a stento

Partimmo dall'essere abitanti di questa Galassia,  poi, col crescere del nostro piccolo cervello primordiale, diventammo umani. La stazione eretta e qualche neurone in più ci fecero diventare homo sapiens e con grande presunzione ci arrogammo il diritto di governare questo globo terracqueo che chiamammo Terra. Per questo ci definimmo terrestri. Da allora, utilizzando la nostra intelligenza emotiva e genetica, ci siamo differenziati per razza,  colore e appartenenza spirituale. Utilizzando poi la più comune caratteristica della razza umana, la stupidità, ci siamo uniti, poi divisi, poi uniti e poi divisi ancora. Ci siamo combattuti in guerre fratricide e ci siamo  poi uniti in appartenenze di comodo sino ai nostri giorni, convinti di esserci evoluti solo perché possiamo comunicare con le stelle e con l'universo. In effetti stiamo regredendo e l'umanità è in piena crisi confusionale. Tra poco l'Intelligenza Artificiale avrà il sopravento su di noi e ci caccerà via da questa terra con un bel calcio meccanico nel nostro di dietro, come parassiti indesiderati, e la politica internazionale ne sarà la catalizzatrice.

Fabio Barbarossa 

giovedì 16 novembre 2017

Ritorno a casa


Sono le 20.00. Arrivo solo ora casa. Da quando esercito la professione di medico, più o meno 35 anni, è una delle tante giornate. Partenza all'alba e il solito viaggio di circa un'ora tra valli e colline della mia terra. Spesso il viaggio è un momento di relax. Penso al lavoro, cerco di risolvere qualche problema dei miei clienti, ricevo e faccio telefonate, chiaramente col vivavoce della mia auto. Ascolto la radio e qualche volta intervengo in diretta quando gli argomenti suscitano il mio interesse. Quando poi inizia il mio lavoro, che sia in ambulatorio o in visita domiciliare, è come entrare in un teatro dove sei coattore in innumerevoli scene, alcune volte drammatiche, altre comiche, altre ancora tragicomiche. Non sai mai quale sarà il tuo copione, a meno che questo non sia stato già scritto nel tempo. Diversamente dal teatro, in queste scene non ci sono gli spettatori. È una recita a due, qualche volta a tre, che avviene tra quattro mura e che può concludersi in quella o in altre sedi, magari a puntate come negli sceneggiati televisivi. Come in tutte le pièces teatrali può capitare di commuoversi, di piangere o di ridere, a seconda delle scene o del contesto. Ma tutto deve avvenire nel rispetto reciproco e di tutto ciò che è umanamente accettabile. Si deve parlare, ma è più importante saper ascoltare. Devi essere umile e rispettoso. Devi saper aprire il tuo cuore e spesso le tue braccia, affinché chi si rivolge a te si senta al sicuro, capito e protetto. Prima ancora che medico devi essere uomo. Padre, figlio, fratello, amico non ha importanza. Ciò che conta e' concludere la giornata con la coscienza a posto e con quel minimo di serenità che ti faccia sentire importante e partecipe della vita e del tempo che fugge. Tutto questo da la carica per poter affrontare un altro giorno con orgoglio, grinta, forza, ma soprattutto amore. 


Fabio Barbarossa

mercoledì 8 novembre 2017

Viva l'Italia

Nel discorso inaugurale del suo insediamento, il Presidente degli USA, John F. Kennedy, il 20 gennaio 1961, tra le altre cose disse: “non chiedete cosa il Vostro Paese può fare per Voi, chiedete cosa Voi potete fare per il Vostro Paese”. Dopo tanti anni queste parole sono ancora scolpite nella pietra a imperitura memoria per tutta l'Umanità. Continuiamo a chiederci cosa l'Italia, cosa la politica possano fare per noi e, in una sorta di delega in bianco, affidiamo casualmente ad altri ciò che ci riguarda e spesso ci compete. L'Italia siamo noi. La politica, dal greco Politike, è l'arte che attiene alla Città-Stato. Per intenderci, è la Tecnica di Governo della Società. Deleghiamo altri a decidere della nostra vita e di quella dei nostri figli, dimenticando che spesso siamo noi gli artefici del nostro destino e che nella scelta di chi ci governa, e di chi ci governerà, sta il segreto del nostro benessere. Pertanto, nel prossimo futuro, quello politico e patriottico, non chiediamoci più cosa l'Italia e la politica possano fare per noi. Chiediamoci piuttosto cosa noi possiamo fare affinché dalla nostra partecipazione possa scaturire tutto ciò che potrà ridare, alla nostra Patria e alle nostre Genti, quell'orgoglio di appartenenza che ci è stato tramandato sino ad oggi dai nostri Magnifici Avi.

Fabio Barbarossa

lunedì 6 novembre 2017

Il Destino

In definitiva: 
- Cosa siamo?
- Qual è il nostro ruolo?
- Qual è il nostro contributo alla società, alla famiglia, alla nostra stessa vita?
- Cosa rimarrà di noi? 
- Quali tracce lasceremo e soprattutto chi le seguirà?
Siamo stati buoni figli? Buoni genitori? Buoni cittadini?



A queste domande potrebbero esserci innumerevoli risposte e tutte quante legate alla nostra cultura, alla nostra esperienza, alla nostra vita.
Ma spesso la risposta e' solo una: la casualità.
La definizione di casualità e' tutto ciò che avviene non voluto o programmato e che non è controllabile dalla nostra volontà in quanto imprevedibile.
Si sono scritti fiumi d'inchiostro sul concetto di caso e i migliori filosofi, recenti e passati, si sono arenati nella sua stessa definizione.
Il caso e' un avvenimento che si verifica senza una causa definita o identificabile, oppure ad ogni accadimento corrisponde una precisa causa.
Per questo l'uomo moderno ha inventato una scienza, solo in apparenza esatta: La Statistica.
La definizione di statistica e' che questa sia una disciplina che ha come fine lo studio quantitativo e qualitativo di un fenomeno, in caso di non conoscenza di questo o di parte di esso.
Quindi tutto ciò che succede nella nostra vita, data la condizione in cui questa spesso avviene, si può riferire ad un fatto casuale? E che l'unico riferimento accettabile sia quello statistico?
Tante volte mi viene da pensare che sia proprio così. E non solo nella mia vita privata. 
Nella mia esperienza personale di medico il concetto di casualità e' insito nella stessa medicina e nella sua stessa definizione di scienza non esatta, dove la casualità viene sempre più spesso rappresentata dalla statistica sanitaria.
Se si chiama “arte medica” ci sarà pure un motivo. Il medico infatti e' un semplice artista con tutti i suoi limiti e difetti.
Che un infarto del miocardio od un ictus cerebrale si presentino con una percentuale ( x ) ci può anche andar bene su base statistica, altrettanto non ci va bene se la stessa si vede su base individuale dove spesso chi contrae la malattia aveva un regime ed uno stile di vita decisamente migliore di chi invece aveva tutti i fattori di rischio.
La stessa cosa vale per l'infortunistica stradale e per tantissimi altri fatti.
In definitiva, alle domande iniziali non c'è una risposta univoca, ma una serie di risposte che sono il risultato di fatti casuali più o meno fortuiti.
Ciò comunque non vuol dire che la nostra vita non debba avere un senso.
Al contrario, attaccarsi e partecipare alla propria vita e’ il miglior modo per combattere una sorte nemica e ancor più spesso maligna.

Fabio Barbarossa
22 ottobre 2017

domenica 5 novembre 2017

Small part of our heart

Quanto difficile e ingiusta può essere la nostra vita. Malgrado tutto, dentro di noi, in una piccola parte del nostro cuore, c'è un piccolo spazio in cui ci rifugiamo alla ricerca di un ristoro dell’anima e di un equilibrio che spesso perdiamo. In questo piccolo spazio è presente un grande universo di amore e amicizia che ci ridanno la voglia di vivere e di affrontare tutto ciò che la vita ci prospetta. È proprio in quest’ottica che vorrei augurarvi una buona giornata. Vi abbraccio tutti.
Fabio Barbarossa

venerdì 3 novembre 2017

E' successo a Cagliari

È successo ieri sera a Cagliari. Mentre alle 20 circa percorrevo sovrappensiero via Sassari, incrocio un distinto signore con i cappelli bianchi e in compagnia di una signora. Lo guardo passare, poi l'illuminazione:


- Professor Gessa? È lei?

Il distinto signore si gira e mi guarda con un sorriso.

- Si, sono io
- Che piacere incontrarla. Tantissimi anni fa sono stato suo discepolo e di questo sono onorato.

Il Professore mi sorride divertito e dice alla sua signora:

- Sicuramente gli ho dato un bel voto.
- Professore, lo sa che lei è vivo per merito mio?
- Davvero? – risponde stupito.
  Perché?
Lo stesso stupore contagia anche la sua signora.

- Tantissimi anni fa, dopo lunga e sofferta interrogazione in farmacologia, lei mi sconsigliò di accettare il voto perché sarebbe stato molto basso e mi avrebbe abbassato la media. Mi propose di presentarmi il mese successivo per risostenere l'esame preparando solo un argomento a mia scelta. Accettai la sua proposta.

Il professore mi guarda con curiosità e mi invita a continuare.

- Due giorni prima dell'esame, mentre di notte ascoltavo la radio regionale, la tragica notizia: “ancora vane le ricerche del noto farmacologo Gian Luigi Gessa, disperso nel golfo di Cagliari in una escursione col suo Windsurf “. Il sangue mi si gelo’ nelle vene. Come avrei potuto dire al suo vice, Professor Tagliamonte, che lei mi aveva promesso di farmi una domanda a piacere? Non ci avrebbe mai creduto. E allora mi misi a pregare per tutta la notte affinché l'esercito di marinai la ritrovasse. E grazie a Dio, in mattinata arrivò la notizia che lei venne ritrovato, stanco, intirizzito, ma VIVO!

Il Professor Gessa e la sua signora erano sinceramente divertiti.

- Ti ricordi, Gian Luigi? Ti ritrovarono vicino a Pula.
Dopo aver riso insieme e dopo aver manifestato il mio orgoglio per averlo avuto come docente, mi sono presentato con nome e cognome e ci siamo salutati con una calorosa stretta di mano.
Grazie Professore. È un onore averla incontrata.

Fabio Barbarossa 

mercoledì 18 ottobre 2017

L'Italia va a fondo nel mare dell'indifferenza.

Quando tutto sarà finito, molti tireranno un sospiro di sollievo, altri diranno “ io l'avevo detto“, altri ancora saranno talmente annichiliti da non rendersene conto. 
Povera Italia. 
Quanto ci hai voluto bene. Quanto hai sacrificato te stessa per darci una casa e un futuro nobile e dignitoso. Quanto sangue e' stato versato in tuo nome da chi ti ha amata più di ogni altra cosa al mondo. Il mare che ti circonda, che ti diede la vita e che sempre ti aveva protetta, e' diventato il tuo nemico, il tuo calvario, la tua tomba. E tutto questo nell'indifferenza degli uomini, o presunti tali, che nel tempo ti hanno negato persino l'onore e il decoro di piangere con dignità. Che cosa sei diventata, amata terra mia? Chi asciugherà le tue lacrime? Chi allevierà il tuo dolore? Chi tenderà la mano per farti risalire la tragica china? Chi ti vorrà nel cuore, protetta e amata come una vecchia Madre? 
Io ci sarò sempre, Madre Patria mia, 
e finché scorrerà sangue italico nelle mie vene, non ti lascerò mai sola e farò per te quello che i miei avi fecero prima di me: 
quando tu vorrai, consegnerò la mia vita tra le braccia della tua Terra.

Fabio Barbarossa