
giovedì 20 dicembre 2018
La nostra Storia

mercoledì 17 ottobre 2018
ETICA E MORALE
Onestamente
mi sento disorientato. Le certezze che prima facevano parte della
nostra esistenza quotidiana stanno lasciando spazio al caos e
all'approssimazione di chi ci vuole a tutti i costi sprovveduti ed
ignoranti. Tutto ciò che prima nasceva in conseguenza di
ragionamenti logici, etici e morali, e da esperienze acquisite sul
campo, è diventato inutile e per certi versi dannoso. Non esiste più
un'informazione chiara ed onesta, se non in piccoli frammenti che il
più delle volte rispondono ad un ragionamento fazioso che mira, più
che all'informazione, alla destabilizzazione di quel bagaglio
culturale, giusto o sbagliato, che ci è stato tramandato dai nostri
avi. Secondo la filosofia moderna tra Etica e Morale ci sarebbe una
distinzione ben precisa. Secondo questa la Morale è un campo
strettamente individuale collegato alla condotta del singolo mentre
l'Etica è quella parte della filosofia che studia ed analizza i
comportamenti e gli stessi valori morali dell'uomo. Quindi in
definitiva l'Etica analizza la Morale. Ma quale morale si vuole
analizzare? Quella Occidentale? Quella Araba? Quella Orientale?
Quella Religiosa? Oppure quella che deriva indipendentemente
dall'esperienza, dal contesto storico, geografico o culturale? Una
cosa è certa. Se in tutto questo si inserisce la mancanza di morale,
o ancor peggio la presenza di una morale corrotta e truffaldina come
quella che stiamo vivendo in questo inizio di secolo, c'è poco da
analizzare e la stessa etica poggerebbe su pilastri instabili e
fatiscenti, più o meno come quelli che malauguratamente reggevano il
ponte di Genova. Pertanto, se veramente vogliamo dare un futuro ai
nostri figli e nipoti, è necessario rivedere il concetto di morale,
ripristinando magari quegli atteggiamenti che contemplino una scala
di valori sani e naturali che vada ben al di là dei condizionamenti
geografici, politici, culturali, storici e che si adatti ad ogni uomo
di ogni luogo od epoca.
Cagliari,
17 ottobre 2018
Fabio
Barbarossa
giovedì 11 ottobre 2018
Un semplice ragionamento.
Sono un Cittadino Italiano, esercito la professione di medico di famiglia e come il 99,99 % degli italiani mi sento offeso per ciò che l’alta commissaria del Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU, Michelle Bachelet, afferma nei miei confronti. A sua detta il Popolo di cui mi onoro appartenere si sarebbe recentemente macchiato di violenza razzista nei confronti di migranti, persone di discendenza africana e Rom, tanto da ritenere necessario l'invio nella rea Italia di commissari per la valutazione del comportamento degli italiani, quindi me compreso. Non è nelle mie abitudini giudicare a priori le organizzazioni internazionali, soprattutto quando queste rivestono un ruolo comunitario e di salvaguardia del rispetto e dei diritti umani di qualsivoglia origine. Ma in questo caso sono indignato e offeso per l'atteggiamento evidentemente personale e di parte della Commissaria Bachelet. Il glorioso Popolo Italiano si è contraddistinto nei secoli per la sua grande capacità di accoglienza e di sostegno delle persone fragili. Lo ha dimostrato in questi ultimi anni con l'accoglienza di oltre 700 mila cosiddetti migranti mettendo a loro disposizione molto di più di quanto ha fatto per i suoi stessi figli, senza per altro avere né il sostegno, né il conforto dal resto del mondo. Per tornare poi a quella che la Bachelet ritiene “emergenza razzismo”, mi sono informato e risultano in tutto dieci casi negli ultimi tre mesi. Una cifra cosi bassa che, a parere di esperti sociologi, non sarebbe sufficiente a considerarla emergenza. È evidente che qualunque atto di violenza sia deprecabile, e questo a prescindere da chi sia la vittima e soprattutto quando a compierli siano pazzi paranoici che non hanno nessun collegamento col loro cervello. Sempre che ne posseggano uno. Ma da qui ad accusare una Nazione intera ce ne passa. Anzi, in considerazione del notevole aumento degli episodi di criminalità, delinquenza, aggressioni con violenza bestiale da parte dei migranti, il caso della povera Pamela Mastropietro ne è un drammatico esempio, ci sarebbe da meravigliarsi sul fatto di come gli episodi di razzismo siano in Italia notevolmente contenuti, a dimostrazione di quanto nella nostra nazione sia insito il concetto di generosità e altruismo nei confronti di tutti, migranti compresi. Sono talmente offeso e indignato per l'atteggiamento di certi sedicenti organismi, sobillati evidentemente da interessi personali o da terze parti, che purtroppo appartengono alla stessa Italia, che dovrò rivedere le mie considerazioni sull’ONU, tra l'altro balzata recentemente agli onori della cronaca per ben altre motivazioni, come scandali sessuali od omissione di denuncia di fatti gravissimi. Per questo non posso più accettare né dicktat né denunce da parte di chi prima di parlare dovrebbe sciacquarsi la bocca e lavarsi i panni sporchi in casa propria.
Fabio Barbarossa
venerdì 31 agosto 2018
Dalla parte dell’Ignorante
Questo recitava il mitico Totò in
Miseria e Nobiltà nell’anno 1954, presagendo ciò che in futuro, a distanza di
64 anni, sarebbe successo al popolo italiano. L’ignorante, oggi come allora, è
colui che viene tenuto all’oscuro dei fatti, che viene artatamente relegato
nella sua ignoranza dalla quale difficilmente riuscirà ad emergere e nella
quale sarà in balia di qualunque tipo di informazione disponibile. Come può
essere successo tutto ciò, in un’era di comunicazioni di massa, dove i media hanno raggiunto livelli ragguardevoli e capillari di informazione nazionale,
internazionale ed intergalattica? Con quello che si definisce ignoranza di ritorno.
L’eccessiva distribuzione, spesso inutile e faziosa, di informazioni non ha
fatto altro che confondere la gente. La stessa quantità di comunicazioni
contraddittorie su fatti che di per se devono essere interpretabili e
intelligibili, sono diventati ulteriore motivo di ignoranza per tutti coloro
che, colti o meno colti, si accingono a farsene una ragione. Proviamo ad
immaginare quante fonti, giornalistiche o meno, interpretano un fatto, magari
di cronaca, con informazioni ambigue che alla fine lasciano chi le riceve in
uno stato di impotenza e ignoranza. Quante associazioni, culturali, politiche o
meno, si giovano di questo fenomeno, imponendo e spesso determinando una serie
di ideologie artefatte che attecchiscono in proporzione e in funzione alla quantità
ed a discapito della qualità? Evidentemente a qualcuno fa piacere che il popolo
italiano resti ignorante e conseguentemente sempre più affamato. E’ inutile e
pericoloso pensare di poterlo sfamare con le brioche. Qualcuno ci aveva già
provato con pessimi risultati. Pertanto, io umile componente del popolo
ignorante, cerco di capire per trovare eventuali soluzioni, anche se a pensare
male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca.
Fabio Barbarossa
C'era una volta un popolo così ignorante che conosceva di più le regole del calcio che i propri diritti.
(Anonimo)
martedì 21 agosto 2018
Lo sapevo che prima o poi ci saremmo arrivati.
I segni premonitori erano già nell'aia e lo stesso olezzo, percepibile sotto i
trecento metri in favore di vento,faceva presagire
che di li a porco ci sarebbe stata una grande innovazione sugli usi e costumi della
nostra tanto amata Sardegna. In epoca di innovazioni tecnologiche e alimentari,
sottoscritte dalla genialità dei nostri amministratori, era imminente un grosso
cambiamento sull'allevamento dei maialetti sardi, onore e gloria delle nostre
tradizioni. Chi non conosce il porchetto sardo? Chi non ha gustato, turisti
compresi, almeno una volta nella sua vita quel sapore e quella consistenza
croccante, tipici degli allevamenti nostrani e della cultura dell'arrostitore,
sostenuto e dissetato dal fresco e tenace vino cannonau? Ben pochi. In certe
zone della nostra terra lo stesso svezzamento si avvaleva del porchetto quale
carne incontaminata, ricca di proteine e grassi di per se stessa equilibrata e
sana. Ormai e' appurato che il maialetto è entrato nel codice genetico dei
sardi e in questi ha determinato una parte fondamentale del loro carattere. Gli
stessi nostri avi adoravano tanto il suino da adottarlo negli stessi cognomi
presenti ancora oggi in gran parte delle anagrafi isolane. Porcu, Porceddu,
Porcheddu rendono alto l'onore dei sardi che così si chiamano. Purtroppo la
nostra è un'era di porcate e in queste si contraddistinguono mezzi uomini che
pensano solo ai loro porci comodi. Quindi non è improbabile che nel prossimo
futuro assisteremo ad un impoverimento ulteriore della nostra cultura lasciando
spazio ad una pseudo globalizzazione in cui il porchetto sarà frutto di incroci
genetici di ben altra provenienza. Il problema sarà convincere la porca sarda a
farsi montare da un porco di altri lidi. Ma d'altronde, piuttosto che nulla è
meglio piuttosto.
Porca miseria a tutti.
Fabio Barbarossa 

IO SONO GENOVA!
Una mattina di festa, una vacanza appena
iniziata, un giorno di lavoro come tanti, un momento di unione famigliare e di
felicità. Poi, in quel maledetto ponte, insieme ai fatiscenti piloni si
frantumano i sogni di 42 persone e con questi le speranze di milioni di
italiani. In quel ponte maledetto c'eravamo tutti e il disastro ci ha
scaraventati giù nel baratro della disperazione e della diffidenza, nelle
sabbie mobili del sospetto e della sfiducia. Dentro
la mente di ognuno di noi c'è ancora l'amara sensazione, l'incubo, di cadere in
quel vuoto, l'incredulità che tutto ciò stia avvenendo veramente, il volto
terrorizzato dei nostri cari, dei nostri figli, che non abbiamo avuto nemmeno
il tempo di salutare e abbracciare. Malgrado il frastuono delle sirene, delle
televisioni d'assalto e dei giornalisti che ci impongono la triste realtà con
particolari che non hanno niente di deontologico, dei politici che si scambiano
vicendevolmente le colpe del disastro, nel nostro cuore e nella nostra anima
vige il silenzio, un silenzio dignitoso che urla a se stessi e al mondo quanto
non si possa accettare un fatto come questo. Ci promettono giustizia e ci
scodellano come sempre atti burocratici che più che a dirci che tutto era sotto
controllo servono a tranquillizzare le loro coscienze, ammesso che ne abbiano
mai avuto una. Cercano di disimpegnarsi moralmente nell'attesa che tutto venga
dimenticato. Utilizzeranno la macchina del fango e di distrazione di massa per
lavarsi la coscienza dal lordume di cui sono ricoperti e così cercheranno di
disinnescare quel senso di colpa col quale prima o poi avranno a che fare. Io
ero virtualmente su quel ponte come me tantissimi altri di buona volontà, come
tutti quegli angeli che per giorni hanno scavato a mani nude alla ricerca di un
lamento, di una voce, di un bambino. Io sono Genova e sappiate che non
riuscirete facilmente a farmi dimenticare. Io sono Genova e difficilmente
riuscirete a farvi perdonare. E comunque, niente sarà più come prima.
Fabio Barbarossa
martedì 7 agosto 2018
Finché c’è vita

Medico
di Famiglia
giovedì 19 luglio 2018
In ricordo di un giovane Carabiniere
In data 23 maggio 2018, su invito
del Comandante Provinciale dei Carabinieri di Cagliari, Colonnello Luca
Mennitti, ho avuto l'onore di partecipare alla cerimonia di commemorazione del
decennale dalla tragica scomparsa della Medaglia d'Oro al Valor Civile Francesco
Deias. Questo giovane Carabiniere perdeva la vita, nel giorno del suo
trentacinquesimo compleanno, mentre nottetempo soccorreva una signora
ancora intrappolata nella sua auto a seguito di un incidente stradale in una
importante e trafficata strada regionale sarda. Dopo aver messo in sicurezza
l'area dell'incidente con tutti i sistemi disponibili, veniva travolto ed
ucciso da un'auto guidata da un uomo che procedeva ad altissima velocità e
sotto l'effetto di bevande alcooliche. In questa cerimonia ho avuto l'onore di
conoscere la sua compagna ed il suo piccolo Francesco, nato poco tempo dopo che
il padre moriva tragicamente. A rendere onore al piccolo Francesco erano
presenti tutti i suoi compagni di scuola accompagnati dalle relative insegnati.
La presenza festante di questi piccoli ragazzi ha reso la cerimonia meno
tragica e la stessa lettura di una lettera al suo grande Papà, dopo aver letto
la Preghiera del Carabiniere, ha commosso tutti coloro che come me avevano il
cuore gonfio di sentimento e di dolore. Ho visto in questo frangente tutti i
colleghi ed amici del giovane Carabiniere, stare intorno alla sua famiglia per
manifestare tutto l'amore e la disponibilità ad aprire nel proprio cuore uno
spazio immenso per accoglierli. Ho visto un Generale e tanti altri Ufficiali
dell'Arma, fare barriera, ove ce ne fosse bisogno, nei confronti di questa
piccola grande famiglia, per testimoniare che l'Arma è fatta, prima di tutto,
da Donne e Uomini, che aldilà del grande spirito di abnegazione, hanno un grande
cuore che li rende in definitiva una grande Famiglia. Mi onoro di appartenere a
questa famiglia e con loro ho deciso di condividerne gioie e dolori. Mi onoro
di collaborare professionalmente col Commando Regionale in qualità di medico,
ma soprattutto mi onoro di dedicare a tutti loro quella parte del mio cuore che
già appartiene ai miei famigliari e ai miei figli. Grazie a tutti loro per
quello che fanno per noi e per tutti quelli che a loro si rivolgono nei momenti di bisogno.
Viva L'Arma
Dei Carabinieri
Viva questa
grande e bellissima Famiglia
Fabio Barbarossa
mercoledì 27 giugno 2018
Fuga all’estero dei Medici e del Personale Sanitario italiano.
Nei
prossimi anni si profila una vera e propria fuga all’estero dei Medici e del Personale
sanitario italiano.
Già oggi, solo in Europa, occorrono 620 medici italiani e
si prevede che entro il 2020 circa tremila medici italiani sbarcheranno in Gran
Bretagna, nonostante la Brexit.
Ad
andare all’estero non ci sarebbe soltanto una più favorevole opportunità
economica, ma si tratterebbe di un vero e proprio riconoscimento delle notevoli
capacità e della migliore professionalità dei sanitari italiani. La richiesta
dei nostri sanitari avviene da parte di paesi europei (Inghilterra, Belgio,
Scozia, Olanda), Arabia Saudita, Qatar,
Siria, Libia, Iraq, Sudan e Somalia, insieme ad Africa e Sud America.
Allettanti
gli stipendi inglesi che possono arrivare, per un medico di famiglia anche a
140.000 euro lordi, oltre 100.000 in Francia, 130.000 in Germania, da 183.000
per un generalista a 250.000 per un ospedaliero negli Stati Uniti. Gli italiani
sono il fanalino di coda con poco più di 60.000 euro lordi.
In
Italia, oltre ad una notevole difficoltà d’accesso alle facoltà di Medicina e
Chirurgia si manifesta una ancora più grave difficoltà di ingresso nelle scuole
di specializzazione, e quindi nell’ambito lavorativo, relegando pertanto i
medici italiani in una sempre più crescente sacca di precariato e
sottoccupazione.
Per
contro sono in aumento in Italia gli arrivi di professionisti sanitari di
origine straniera (prevalentemente Europa dell’Est, Egitto, Iraq, Africa). In
definitiva un comportamento schizofrenico del Sistema Italiano che
verosimilmente ha contrabbandato per anni il numero programmato di accessi alle
facoltà sanitarie universitarie con un più falsamente economico numero chiuso.
Tutto
questo ha comunque un costo, e non solo in termini economici. Preparare un
medico è un processo molto costoso sia in termini economici che organizzativi.
In un articolo di Sanità 24 – Il Sole 24 Ore del 2014 la spesa per la
formazione di giovani medici ammontava a 1,5 miliardi di euro all’anno. Un
grande costo per la comunità e per le famiglie (circa 150.000 euro tra laurea e
specializzazione). Il tragico è che il
nostro Paese spende enormi cifre per la formazione dei nostri medici e non pone
rimedi strutturali per evitare la fuga di questi in altri paesi europei ed
extraeuropei. Una politica sbagliata che non solo porta ad una fuga di
cervelli, lasciando tra l’altro sguarnito il SSN dai professionisti necessari,
ma soprattutto una emorragia economica che di questi tempi, e in corso di
grande concorrenza internazionale, aumenterebbe ancora di più la sofferenza
giovanile nell’inserimento delle nostre professionalità in campo lavorativo.
Dottor Fabio Barbarossa
Medico di Famiglia
Master triennale in
Gestione e Organizzazione
della Sanità Anni 2006/09
SDA BOCCONI
Milano
mercoledì 13 giugno 2018
Digito, ergo sum

Com'è difficile oggi avere un'opinione personale, senza dover incorrere in ammonimenti, contraddizioni coercitive, minacce. Un'opinione, giusta o sbagliata, ma chiaramente legata ad esperienze personali, alla propria coscienza, alla propria vita. Ogni qualvolta ti rivolgi all'esterno per far uso di sistemi che dovrebbero informarti e aiutarti ad avere una opinione libera ed onesta, ti rendi conto che di libero ed onesto rimane ben poco. Paradossalmente in questa era di comunicazioni mediatiche senza limiti, l'ignoranza di ritorno è diventata la vera artefice della nostra vita. Anzi, più hai vissuto, tradito dagli anni e dall'età, più l'ignoranza di ritorno ti viene tatuata addosso in modo indelebile e catastrofico, privandoti, ma soprattutto privando la società, di esperienze positive o negative che avrebbero comunque salvaguardato la nostra vita e quelle dei nostri discendenti da errori già vissuti nel corso dei secoli L'informazione mediatica, sempre più faziosa e ricca di contraddizioni, funge da catalizzatrice per il declino di tutte le convinzioni, estromettendo il nostro cervello collettivo dalla ragione e dalla coscienza personale. Tutto ciò, voluto o meno, porterà ad un immobilismo nell'evoluzione umana e del pensiero, delegando quest'ultimo ad un sistema informatico robotizzato che prima o poi si sbarazzerà dell'umanità con tutte le sue debolezze in un ottica di eutanasia globale per il bene della Terra e dell'Universo intero.
Fabio Barbarossa
martedì 15 maggio 2018
Supposte

Supponiamo che per far questo si avvalga di altri colleghi,
ognuno dei quali ha in mente la cura della vostra malattia, magari attraverso
terapie drastiche e drammatiche.
Supponiamo che tra di loro ci siano notevoli divergenze
professionali e che in definitiva lascino a voi la responsabilità di scegliere
quale terapia effettuare anche in considerazione del fatto che questa potrebbe privarvi di
intere funzioni corporee, chiaramente ad eccezione di quelle vitali.
Supponiamo che il costo, per voi e per la vostra famiglia,
sia in termini economici che di salute, stia precipitando rischiando di mandarvi
in rovina e che tutti i vostri creditori vi stiano ormai portando via ogni bene,
compresa la dignità.
Supponiamo che abbiate comunque accettato, per disperazione,
ad accondiscendere al suo operato e che siete ormai convinti che non c’è
alternativa se non quella di affidarvi ad un Santone oppure a Mariateresa di
Calcutta.
Supponiamo infine che dopo breve indagine veniate a sapere
che il cosiddetto “Primario” non si è mai laureato in medicina e chirurgia e
che solo recentemente è approdato alla sua professione con un mandato virtuale
e che prima esercitava la professione di meccanico in una piccola officina di
periferia e che i suoi collaboratori sono carrozzieri e sfasciacarrozze.
Supponendo che abbia
affidato ad un piccolo campione di suoi clienti, attraverso un sondaggio
mediatico, la giustezza della vostra cura, vi sentirete ancora sereni e
fiduciosi o precipiterete in una sindrome ansioso depressiva con l’unica cura
quella ansiolitica o antidepressiva? A voi l’ardua sentenza.
Ogni riferimento alla situazione politica italiana e ai
candidati di governo è puramente casuale.
Fabio Barbarossa
Medico autentico.
mercoledì 2 maggio 2018
Quando la morale è un optional

– Lo stesso bullismo, che attraverso una prevaricazione porta ad un
disimpegno morale nei confronti delle proprie azioni negative. Sempre più
frequentemente agli onori della cronaca, i bulli prevaricano o vittimizzano chi
ha a che fare con loro, che siano
coetanei o addirittura persone adulte e con ruoli educativi e di controllo,
portando a termine azioni di prevaricazione con violenza fisica o psicologica,
senza peraltro sentirsi in colpa.
– La stessa politica nazionale ci offre esempi eclatanti di disimpegno
morale, testimoniati dall'allontanamento del popolo dalla politica e dalle
istituzioni, sempre più lontane e più sorde ai bisogni della gente e in netto
contrasto tra le dichiarazioni di intenti e la realtà.
– Nell'informazione faziosa, dove spesso si notano distorsioni
linguistiche che portano ad una manipolazione della realtà.
– Nella sanità, dove spesso si corre il rischio di intraprendere strade
che, a torto o a ragione, possono portare ad un disimpegno morale soprattutto
quando si ha a che fare con casi come quello del piccolo Alfie Evans, che sta
toccando la coscienza del mondo intero, o il caso di Eluana Englaro che fece
vacillare tutte le coscienze per anni.
Si potrebbero citare tantissimi altri contesti
in cui la liberazione dal senso di colpa consente all'individuo di disinnescare
temporaneamente la sua coscienza personale. Ma per tanti che se ne annullano,
tanti altri si manifesteranno permettendo a certi individui di fare del
male continuando a vivere bene. E' nella
natura dell'uomo.
Fabio Barbarossa
domenica 22 aprile 2018
Momento del "bisogno"
Dopo una notte di febbrili incontri con tutte le forze politiche in campo, vengono stilati in Italia i punti convergenti per la formazione di un governo stabile. I punti vertono soprattutto sull'avvicinamento della classe politica alla popolazione ricreando quei ponti indispensabili per riacquisire la fiducia necessaria per riportare la nazione a livelli accettabili e di garantismo per tutti. Principalmente si è dibattuto su tre punti:
- Eliminare le Persiane
- Ridurre su tutto il territorio
nazionale le strisce pedonali
- Contributi economici per la
sostituzione dei vecchi water di porcellana con più moderni water di
vetro.
In questo modo, a detta degli esperti,
si raggiungeranno tre obiettivi:
- Eliminare le Imposte
- Aumentare gli investimenti
- Vedere gli italiani nel momento del
“bisogno”.
Sono in atto ulteriori incontri per la
riduzione della fame e della povertà . Trapelano già i primi
accordi: Ogni affamato potrà mangiarsi un povero.
Cagliari, 21 aprile 2018
Fabio Barbarossa
giovedì 19 aprile 2018
sulle ali della fantasia

Com'è difficile lasciar volare la fantasia e far battere il cuore per un sentimento d'amore e di dolcezza. Com'è difficile abbandonarsi a se stessi e lasciare che la nostra anima si elevi al di sopra di noi per allontanarci dalla triste realtà dei nostri giorni. Com'è difficile imbrogliare i nostri sensi. È il momento di fermarsi, di ascoltare una dolce melodia, di pensare ai nostri cari e agli affetti che non ci sono più. Così e' possibile sentire una dolce sensazione che si fa strada dentro di noi e accende il nostro cuore regalandoci un sorriso. Tutto si illumina e allontana gli spettri della ragione e della paura. Il cuore torna a battere e i sentimenti volano di nuovo sulle ali della fantasia e della pace.
Fabio Barbarossa
Fabio Barbarossa
mercoledì 14 marzo 2018
Cara Mamma. Un giorno qualunque...
Una giornata uggiosa, il cielo coperto e gonfio di pioggia,
il vento che urla la sua prepotenza su ogni cosa gli si pari davanti, un sole
capriccioso che scompare e ricompare, quasi facesse un dispetto alla Terra. Una
giornata strana. Una come tante. Poi passerà e tornerà il sereno. Mi adagio al
momento e mi lascio cullare dalla tristezza. La mia tristezza, quella che parte
dal mio cuore e non mi vuol lasciare. Una tristezza interiore che sa che non
tutto tornerà come prima. Non splenderà il sole come prima. Non ci sarà più
quel sorriso illuminante come il sole, che riscaldava e rischiarava la mia
vita. Non ci saranno più quelle parole leggere e potenti allo stesso tempo,
come una brezza o un soffio di vento. Non ci saranno più quelle mani che mi
hanno accarezzato e stretto nella gioia e nel dolore. Non ci sarà quella parola buona o quel
consiglio o quel ammonimento che hanno guidato la mia esistenza. Non ci sarà
più la mia adorata Mamma se non nel ricordo e nel pensiero. Tutto si ferma e si
ridimensiona. Tutto ciò che è futile scompare e lascia spazio all'Onnipotenza
dell’Universo e dell’Infinito. Solo li puoi cercare, e forse trovare, una
ragione per cui vivere la tua vita. Conoscere la vita vuol dire accettare la
morte. La Morte. Di per sé una parola che incute terrore, ma che porta a
riflettere su tutto ciò che ci appartiene e che porterà via ciò che abbiamo di
terreno per lasciare spazio ad un ricordo. Oggi sarei dovuto stare davanti a
te, madre mia, come ho fatto ieri, in una stanza fredda e banale, piena di
fiori e di dolore. Ma tu, non avresti voluto! Mi avresti detto che prima ancora
di essere figlio, dovevo essere un uomo, e come tale avrei dovuto assolvere ai
compiti che ogni uomo deve avere. Così sono qui. Nel mio ambulatorio ad assolvere
il mio dovere. A dare una parola buona a chi ne ha bisogno. A ricevere l’amore
e la comprensione di chi mi sta davanti, anche quando non riesco a trattenere
le lacrime. Mi hai insegnato ad essere uomo, madre mia. Mi hai insegnato ad
essere forte e coraggioso. Mi hai insegnato cos’è il senso del dovere ed il
rispetto. Mi hai insegnato a vivere e a dare tutto me stesso con la ragione, ma
soprattutto col cuore. Grazie di esserci stata e sono sicuro che il tuo sorriso
brillerà di nuovo nella mia vita, non solo nei miei ricordi, ma in tutto ciò
che vivrò sino alla fine dei miei giorni. Non piangerò perché tu non ci sei
più, ma ringrazierò il Signore per avermi concesso il privilegio e l’onore di
esserci stata e soprattutto di essere tuo figlio.
Ti voglio bene Madre mia.
Tuo per sempre
Fabio
Scritta da me il 12 marzo, alle ore 10, a distanza di un giorno dalla morte di mia madre Silvia
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