mercoledì 16 settembre 2009

...ARRIVA L'EMERGENZA E IL MEDICO DI FAMIGLIA SCENDE IN CAMPO...


...ma il medico di famiglia non è mai uscito dal campo!
L'emergenza sanitaria, specialmente in questi ultimi anni, c'è sempre stata, anzi è cresciuta, in particolare per le persone socialmente fragili.
E' evidente che in corso di epidemie o pandemie (SARS, AVIARIA, INFLUENZA A), la nostra professionalità rientra inevitabilmente tra le linee strategiche portanti, nazionali e internazionali, mirate, prevalentemente, alla cura, alla riduzione del contagio e dello stato di panico, che quasi sempre deriva da una informazione allarmistica oltre ogni ragionevole necessità.
E allora succede che si possa perdere di vista la realtà quotidiana, dove le emergenze sono la norma, dove il bisogno di salute è costante e lascia il segno, sopratutto in coloro che possono affidarsi esclusivamente a ciò che le Istituzioni e la Comunità possono, o dovrebbero, dare.
Pertanto bisogna saper ascoltare, per poter capire, e operare, affinché il bisogno di salute possa concretizzarsi in una domanda e una offerta di servizi necessari ad alleviare, almeno in parte, le pene di chi soffre.
In questi ultimi giorni, con un linguaggio glaciale, si parla di influenza A, di influenza stagionale, di diagnosi differenziale, di costi, di vaccini, di sperimentazione, di effetti collaterali, di priorità nelle vaccinazioni, prima questi poi quelli, creando notevole disorientamento in chi non è avvezzo a tali linguaggi.
La gente comune si rivolge al medico di famiglia anche per avere chiarimenti, perchè fa da interprete a questi grandi problemi, con parole comprensibili, talvolta in dialetto, come vuole Bossi, perchè lo ritiene suo confidente, perchè il più delle volte lo ritiene suo familiare o amico, perchè gli accorda la sua fiducia.
Forse per questo l'Assessore alla Salute della Sardegna, On. Liori, ha voluto, nel gravoso compito di Capo di Gabinetto, proprio un medico di famiglia, di comprovata esperienza, umana e professionale, il Dott. Tonino Dessi. Un interprete, che come tale deve essere la nostra professione, lega l'umiltà di chi lavora a contatto con la sofferenza, alla capacità di operare con delle scelte che nascono, più che dalla logica ragionieristica, dal profondo del nostro del cuore.
Fabio Barbarossa