giovedì 18 novembre 2021

 


PROCURAD’ E MODERARE, 

BARONES, 

SA TIRANNIA

(Cercate di moderare, o Baroni, la vostra tirannia)

Nel 1795 il Patriota Sardo Francesco Ignazio Mannu scrisse un componimento rivoluzionario e antifeudale nel triennio 1793-1796, in epoca sabauda, durante i moti rivoluzionari sardi.

La poesia è scritta in ottave e conta 47 strofe per 376 versi complessivi. Il canto rappresenta una manifestazione di denuncia contro lo stato della Sardegna alla fine del XVIII secolo.

L'inizio è costituito da un perentorio attacco alla prepotenza dei feudatari, principali responsabili del degrado dell'isola, col titolo “PROCURAD’E MODERARE, BARONES, SA TIRANNIA” (Cercate di moderare, o Baroni, la vostra tirannia). 

L'inno fu stampato clandestinamente e divenne il canto di guerra degli oppositori sardi. 

Durante tutto il componimento viene descritta nei minimi dettagli la disastrosa situazione economica che attanaglia l'isola in quel periodo. 

Non mancano inoltre invettive contro gli oppressori piemontesi che, a detta del poeta, si premurano di sfruttare l'isola e le sue risorse preoccupandosi solo delle proprie ricchezze.  

Da lungo tempo ritenuto un Inno Nazionale nella Cultura Popolare Sarda dal 2018, è stato dichiarato Inno ufficiale della Sardegna, passando alla storia come "la Marsigliese sarda”.

La prima strofa, scritta in lingua sarda logudorese, esplicita quella che fu allora la sofferenza del popolo sardo, non dissimile da quella attuale:

1. Procurade’ ‘e moderare,

Barones, sa tirannia,

Chi si no, pro vida mia,

Torrades a pe' in terra!

Declarada est già sa gherra

Contra de sa prepotenzia,

E cominzat sa passienzia

In su pobulu a mancare.

Nella traduzione in italiano:

1. Cercate di frenare,

Baroni, la tirannia,

Se no, per vita mia,

Ruzzolerete a terra!

Dichiarata è la guerra

Contro la prepotenza

E sta la pazienza

Nel popolo per mancare.


Nelle successive strofe sono descritte, con chiarezza ed enfasi, tutte le sofferenze subite e alla fine mal sopportate del Popolo Sardo. 

Il canto si conclude con un vigoroso grido d'incitamento alla rivolta, suggellato da un detto popolare di lapidaria efficacia: Cando si tenet su bentu est prezisu bentulare ("quando si leva il vento, bisogna trebbiare": strofa 47)


47. Si no, chalchi die a mossu

Bo 'nde segade' su didu.

Como ch'est su filu ordidu

A bois toccat a tèssere,

Mizzi chi poi det essere

Tardu s 'arrepentimentu;

Cando si tenet su bentu

Est prezisu bentulare.


47. Non osi chi fu inerte

Mordersi un dì le dita;

Or che la tela è ordita

Date una mano a tessere.

Tardo vi potrebbe essere

Un giorno il pentimento;

Quando si leva il vento

E' d'uopo trebbiare.


Ai Signori Governanti della Sardegna.

Sardegna svenduta in questi ultimi anni al peggiore offerente.

Da Sardo verace sono convinto di poter intrepretare il parere di tutti coloro che hanno fatto della sardità una Bandiera di onore e orgoglio, aldilà di quella dei Quattro Mori. 

La nostra Terra fa parte di un patrimonio che ci è stato consegnato dai nostri Avi, spesso a costo della loro stessa vita, affinché la preservassimo per tramandarla, tale e quale, ai nostri figli e nipoti. 

È il posto più onorevole dove mantenere la nostra identità fisica e culturale. 

È il nostro unico patrimonio. 

Quando la politica non ha la stessa sensibilità è portata a considerarne soltanto il lato commerciale. 

Il valore commerciale, cari governanti, non tiene conto dei sentimenti. 

È solo una mera considerazione di opportunismo economico e politico. 

I sentimenti sono ben altra cosa. Sono un fatto di nobiltà umana. Non hanno prezzo, non si vendono né tantomeno si comprano. 

Le nostre idee, quando sono dettate dall'umiltà, dall'onestà, dall'intelligenza, ma soprattutto dalla nostra cultura, sono l'unica arma a nostra disposizione per poter debellare il malgoverno di una politica opportunista, disfattista, antidemocratica. 

In questi ultimi tempi stiamo assistendo alla presa di posizione di una politica improvvisata, senza idee, se non quelle inadeguate e inappropriate ai tempi, vecchie e inutili quanto un certo tipo di politici che ancora imperversa nelle sorti della nostra terra.

Spesso la soluzione a problemi importanti nasce dal confronto, non necessariamente tra persone cosiddette deputate ai fatti.

La soluzione dei problemi nasce dal confronto delle persone che i problemi ce li hanno, cioè dalla gente comune. 

Di questo ha paura la politica becera e antidemocratica. 

Ha paura che la gente dialoghi tra di loro e quindi impone differenziazioni ideologiche, partitiche, campanilistiche che allontanano la gente dal dialogo.

La Sardegna, in questi ultimi anni, sta subendo una devastazione economica, ambientale, culturale, non dissimile da ciò che il Grande PATRIOTA SARDO Francesco Ignazio Mannu descrisse con grande maestria nel 1795. 

La Nostra Terra è diventata un supermarket dove chiunque disponga di un po’ di soldi, puliti o sporchi, può venire a comprare, e spesso a stravolgere, il nostro costume, la nostra cultura, il nostro ambiente. 

Ecco perché parlo di svendita. 

Ma purtroppo molti di voi, cari governanti, non capiranno appieno questo concetto ed è più che attuale, per noi Popolo Sardo, quell’incitazione che:

CANDO SI TENET SU BENTU EST PREZISU BENTULARE 

("quando si leva il vento, bisogna trebbiare": strofa 47)

Dio ci salvi e salvi la Sardegna.

Fabio  Barbarossa

COMANDA IL POPOLO, NON I DRAGHI

Io ammiro chiunque, in questa fase della ingarbugliata vita politica della nostra nazione, riesca a trarre conclusioni intelligibili sul comportamento dei nostri governanti degli ultimi giorni. 

Mi consideravo un uomo sufficiente colto e pensavo che una vita da medico, una laurea alla Bocconi, una vita passata a contatto diretto con la gente comune, con la sofferenza, con i soprusi, con le frustrazioni e le delusioni, fossero state sufficienti a darmi un orientamento in questa melma politica. 

Ma così non é. 

Ecco perché' la gente comune si allontana dalla politica e, ahimè', dalla gestione delle proprie cose. 

Perché' non riesce più' a trovare un contesto logico e ideologico in cui inserirsi. 

A pensare male, si fà peccato, ma spesso ci si azzecca. 

Creare ad arte polveroni politico istituzionali potrebbe essere il modo migliore per poter nascondere nefandezze, soprusi, malgoverno, prevaricazioni. 

Il tentativo di giustizia sociale, attuato dagli organi d'informazione e da una manipolazione opportunista della realtà, sono ormai la prassi quotidiana. 

E allora, in questa giungla popolata di Draghi  e di bestie feroci, irta di sentieri illusori e pericolosi, c'è la certezza che la strada possa essere indicata dal più' forte, quello armato di machete, che attraverso convinzioni e convenienze personali, possa portare un popolo affamato direttamente in bocca ai leoni e alle tigri e ai Draghi della finanza nazionale ed internazionale.

Come sempre succede nella vita di ognuno di noi, bisogna crederci e, se è necessario, ricominciare. 

E come disse San Francesco d'Assisi:

“Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all'improvviso vi sorprenderete a fare l'impossibile.”


Fabio Barbarossa