giovedì 9 giugno 2016

come nascono i bambini?

Tutto si può augurare ad un  medico, ma essere chiamato a domicilio  in un piccolo paese di provincia per un parto precipitoso, questo no! E’ troppo anche per un medico scafato e coraggioso  come me. Primi giorni di ottobre di oltre venti anni fa. La serata, intendo quella professionale, volgeva al termine e nella mia mente era contemplato solo il ritorno a casa per godere, finalmente, il meritato e sofferto riposo. Mentre varcavo l’uscio dell’ambulatorio vedo in lontananza il sopraggiungere di una mottocarrozzella con dentro un signore visibilmente agitato.  Vuoi vedere che sta cercando me? Ebbene si!
-        -  SU DOTTORI, PO PRESCERI, POIDI BENNI A DOMMU? FILLA MIA ESTI ANGIENDI!!!! ( Traduzione Sardo-Italiano: Dottore, per favore, può venire a casa che mia figlia sta partorendo?)
Tale terminologia derivava dalla vita agro pastorale e datosi che il signore di professione faceva il pastore, si adattava perfettamente all’uso.
Sul momento, li per lì, non ho capito bene e mi sono illuso che “angiendi” volesse dire tutt’altro che “partorendo”.
Niente da fare. Stava proprio partorendo. Dico al signore che avrei preso i ferri del mestiere e sarei arrivato di li a poco.
Cosa passi per la mente di un medico di campagna, a settanta chilometri dal primo ospedale, investito di tale responsabilità   non è facile sapere. So solo che in quel momento sono stato colto da una crisi confusionale e a malapena ho realizzato che essendo mammiferi le nascite avvenivano attraverso il parto e non per gemmazione o con la deposizione delle uova. Fortunatamente il sangue freddo, tipico delle bisce e dei medici di campagna, mi ha consentito di ragionare e di cercare, nella mia nutrita libreria, un testo sacro e pratico che mi illustrasse, anche con schizzi e fotografie, intanto qual’ era la direzione d’uscita del feto e quale fosse la tecnica più evoluta del semplice “signora spinga”!
Dopo aver realizzato la strategia ed essermi dotato di materiale adatto, flebo, farmaci, alcool, cotone, aghi e l'immaginetta di Sant'Anna, protettrice delle partorienti, mi sono recato violentemente nella casa del parto.
La visione che mi si prospettò poteva essere paragonata solo ad un attentato a Beirut nei tempi caldi. Oggi ne sarebbe stata sconsigliata la visione ai minori, ai deboli di cuore e con particolare sensibilità al sangue. La puerpera giaceva adagiata in un letto, per l’occasione e con molta fantasia, ginecologico. Sotto di lei un lenzuolo in origine bianco  intriso di sangue. Il bambino, malgrado tutto già nato, piangeva disperatamente, e l’ostetrica, presente dall’inizio del parto, casalingo e premeditato, giaceva su una poltrona, penzoloni e con la testa iperestesa  verso la schiena. Dopo aver chiesto informazioni all’ostetrica ed everne ricevuto in cambio solo bofonchi senza senso, mi dedicai immediatamente alla puerpera e, con una fleboclisi di Syntocinon, bloccai immediatamente l’emorragia. Messo tutti in sicurezza, ostetrica compresa, inviai madre e figlio in ospedale per le cure del caso. Col poco fiato rimastomi, ringraziai tutti e ripresi la strada del ritorno con grande soddisfazione. Ancora oggi incontro questo grande giovanottone, mio paziente, a cui solo recentemente ho raccontato, tra una risata e l’altra, la sua rocambolesca venuta al mondo.

Fatto realmente accaduto.

Fabio Barbarossa