sabato 30 luglio 2011

mi chiamo Birillo...

Buongiorno…mi chiamo Birillo,
sono un cane di 6 anni, di grossa taglia, snello, forte, di indole pacifica. Vi voglio raccontare ciò che mi è successo qualche giorno fa. Sono addetto alla sorveglianza del porticciolo di Su Siccu, a Cagliari. Svolgo il mio lavoro con tenacia, ma non disdegno la simpatia.
Torniamo ai fatti. Non so perché, né per come, tre giorni fa la serata, calda ma ventilata, tendeva a concludersi senza niente di particolare. Stavo per addormentarmi, quando, una musica chiassosa e una voce orripilante, ha scosso le mie sensibilissime orecchie. Mi è stato detto poi che ci fosse un certo Fibra Fabri. Una sorta di umanoide che ulula, preferibilmente la notte. Non avendo mai sentito niente di simile, sono fuggito, lasciandomi alle spalle tutto questo baccano. Cammina cammina, sono arrivato molto lontano, perdendomi, senza poter chiedere a nessuno informazioni sulla strada. Pare che di notte gli umani scorrazzino all’interno delle loro scatolette, lanciate a folle velocità, dopo aver bevuto qualunque cosa, e odorato qualunque altra. Ho rischiato più volte di essere schiacciato. Insomma a farla breve sono arrivato vicino a un grande negozio. Gieffe, località Bellavista, a Quartu S. Elena. Ho pensato, se proprio non ritrovo la mia casa e il mio padrone, qualcuno mi darà da mangiare. Una volta, facendo un giro in città, ho visto una strana usanza: i miei simili, coricati per ore su un marciapiede, con un padrone un po’ strano e una voce incomprensibile, aspettavano che qualcuno, non si sa perché, buttasse delle piccole rotelline dentro una scatoletta. Pippo, un mio amico di città, mi ha detto che vengono chiamati Panca bestia. Ho pensato, forse se mi trovo anch’io un padrone così strano, posso lavorare e mangiare. Ma non ho fatto il conto con le mie forze. Dopo quella grande camminata, mi è venuta una stanchezza terribile. Mi sono coricato in diversi ingressi del supermercato cercando di racimolare un po’ d’acqua e qualcosa da mangiare. Gli umani hanno strane idee su noi cani. Tutti quelli che passavano, armati di un grande cestello con le ruote, ripetevano la stessa frase. “poverino, se non avessi avuto altri 36 cani, 23 gatti, cinque figli e un topo ammaestrato, l’avrei portato via con me”. Poi se ne andavano scuotendo la testa. Al massimo qualcuno più intraprendente, mi ha portato un bicchiere d’acqua e una scatoletta di 30 grammi di una poltiglia nauseabonda. Forse volevano uccidermi? Fino ad allora nessuno aveva ancora capito che io avevo già una casa, un padrone, strano ma simpatico, degli amici. E poi avevo anche un lavoro. Finalmente, ieri, quando ormai pensavo di diventare uno dei tanti cani gonfiati e puzzolenti che si trovano a bordo strada, alcune persone, con grande spirito pratico, hanno pensato che io sicuramente avevo un padrone, e che sarebbe stato importante ritrovarlo. Una mamma con la sua figlia, simpatiche e molto belle, un signore, un po’ abbondante, che curava gli umani, con una sua amica, hanno pensato di chiamare qualcuno con un strano apparecchietto, che tutti gli umani posseggono, compresi i loro cuccioli. Chiama e richiama, dopo poco tempo, è venuto un altro signore. Lo chiamavano dottore veterinario. Credo di averne visto uno tanti anni fa quando, mi fece salire su un lettino e mi punse con un ago una natica. Eppure sembrava così bravo. Insomma, questo dottore veterinario, ha aperto una strana borsa e ne ha tirato fuori uno strano aggeggio che mi passava e ripassava sul collo. Ho scoperto che ai cani i documenti glieli infilano sotto la pelle. Che strani questi umani. Non so come, ma quando si è sentito uno strano pigolio, tutti sono stati contenti “ha il codice, ha il codice”. Di quale codice parlassero non l’ho mai capito. Ma dopo poche ore, il mio padrone si è fatto vivo e io l’ho abbracciato per tanto tempo. L’ho anche leccato. Poi ho ringraziato tutti i miei nuovi amici, li ho invitati a casa mia, sono salito in macchina col mio padrone, e insieme siamo tornati a Su Siccu.
Mancandomi solo la parola, ho pensato di scrivere per ringraziare tutti coloro che mi hanno aiutato, compresi i signori del supermarket Gieffe che tanto mi hanno voluto bene, e in particolare una bella signora che mi ha dato biscotti a forma di ossicini.
Un abbraccio a tutti
Birillo

Fatto realmente accaduto tra il 27 e il 29 luglio 2011.

mercoledì 27 luglio 2011

gli imbecilli sono tra noi...


Alcune volte si mascherano, altre volte no. Cambiano aspetto, ma li riconosci comunque dagli atteggiamenti e dai fatti. Si mimetizzano. Non hanno sesso, ne razza. La loro arma vincente è la perseveranza. Chi diventa imbecille, lo sarà per sempre. Come una sorta di medaglia tatuata sul petto. Generalmente la sua caratteristica si manifesta col tempo. Imbecilli non si nasce, lo si diventa. Magari attraverso una predisposizione familiare, genetica, o ambientale. Non è come l’ignorante, che ignora. L’imbecille è proprio imbecille di suo. E se ne compiace. 
   Dovunque si trovi, non lesina il suo prezioso intervento. Lo elargisce come un suo marchio e ne delimita l’ambiente. Non ha paura di confronti. Però non gareggia perché sa che se dovesse partecipare ad una gara di imbecillità, arriverebbe secondo. Perché? Perché è imbecille. Non è influenzato dal grado di cultura. 
  L’imbecille può essere ignorante, e allora può suscitare comprensione, oppure è colto, e in questo caso usa la sua cultura come cassa di risonanza. Non mira alla quantità della sua dote, ma alla qualità. La sua è pura essenza. Malgrado si trovi in luogo ostile, tende comunque ad ambientarsi in breve tempo. 
 Si accoppia preferibilmente con individui della stessa qualità, non necessariamente di sesso opposto, e quando può, esplica una progenie alla quale impartisce, già dalla tenera età, nozioni di imbecillità. Ben lungi dall’essere in estinzione, si riproduce ovunque. Tutti gli habitat gli sono congeniali. Sa che sua madre, o sua moglie, o sua figlia saranno sempre incinta, in attesa di un nuovo imbecille.

  La mia conoscenza della materia nasce dalla frequentazione, costante, di intere generazioni di imbecilli e, fortunatamente, ho manifestato, nel tempo, una sorta di immunizzazione che mi protegge da attacchi di ogni entità. Almeno per ora. 
   Chiedo umilmente scusa a tutti coloro che, leggendo questo scritto, si sono identificati nella suddetta categoria. Forza con i commenti. Giusto per avvalorare la mia tesi.

Fabio Barbarossa