venerdì 30 agosto 2013

Fare il medico significa...


Si sa, fa più rumore un ramo spezzato che una foresta che cresce. Così, pochi fatti  di malasanità balzano agli onori della cronaca molto più di quanto non lo facciano tantissime storie di amore, altruismo, professionalità dei medici che ogni giorno si cimentano con i fatti della vita. Esercito la professione medica da oltre trent'anni, medico di famiglia, e in tutto questo tempo sono stato attore e testimone di tantissime storie. Spesso ho anteposto il mio lavoro alla mia vita personale, trascurando gli affetti e tutto ciò che rientra nelle cose personali di una persona qualunque. Il nostro lavoro ti rapisce, ti conforta, ti consola. Ti fa sentire importante, perchè importante è il bene che tu puoi fare a chi ne ha bisogno. Il nostro lavoro è fatto di sacrifici, ma è gratificato dalla riconoscenza di chi hai davanti. Ti capita di gioire o di piangere insieme al tuo assistito. Però sai sempre che un sorriso, una parola buona, sono di integrazione a qualunque cura farmacologica o medica. Anzi, spesso, specialmente quando non ci sono alternative, è il più grande sostegno a chi si rivolge a te. Tantissimi anni fa, uno dei miei maestri, il Professor Tagliacozzo, titolare della Clinica Chirurgica dell'Università di Cagliari, mi disse una frase che non dimenticherò mai. Disse: "verrai schiacciato dal peso delle tue responsabilità". Li per lì, la ritenni una frase senza senso. Oggi ne sento il peso e la condivido. Perchè la responsabilità è il filo conduttore della professione medica. Quella che ti pesa, che ti fa sentire male, che ti toglie il fiato, ma è anche quella che ti fa star bene, che ti gratifica, che ti fa sentire in pace col mondo circostante. Per questo, ancora oggi, con i capelli grigi e qualche acciacco in più, continuo la mia professione con amore e passione, come tanti anni fa, quando scelsi e accettai di regalare al mio prossimo tutto ciò che la vita mi aveva generosamente messo a disposizione. 


Fabio Barbarossa

30.08.2013