venerdì 22 luglio 2016

I fatti di Nizza

I tragici fatti di Nizza evidenziano l’inadeguatezza dei sistemi di sicurezza proposti dalle Nazioni Europee, dagli Stati Uniti d’America e da tutte quelle nazioni che si fondano su principi di libertà e solidarietà.  Lo evidenzia il fatto che sempre più frequentemente ad essere attaccate con atti di terrorismo sono proprio quelle nazioni che maggiormente avevano investito in integrazione, relegandola purtroppo a soli fatti di accoglienza e non a reale inserimento nella società civile. Per questo si sono create delle sacche di  deliranti recriminazioni terroristiche, religiose o pseudo religiose, proprio in  quelle nazioni dove maggiormente oggi si piangono le vittime. L’Italia,  ingenuamente, sta facendo lo stesso errore e in nome di un’accoglienza indiscriminata e senza regole sta creando un popolo eterogeneo di disadattati e disperati che prima o poi manifesterà il proprio disagio con atti che, nella migliore delle ipotesi, saranno di tipo banalmente delinquenziale. Quello che sta succedendo in questi giorni in Sardegna, in particolare a Cagliari in piazza Matteotti, denota innanzitutto una cattiva amministrazione e in secondo luogo fornisce la possibilità per l’accensione di una miccia esplosiva che prima o poi sfocerà in una rivolta. Non è a caso che la maggior parte dei terroristi attentatori avevano la nazionalità dello stesso luogo in cui hanno attuato il loro delirante proposito. Se poi a questa predisposizione delinquenziale si aggiunge una buona dose di disadattamento psichiatrico, il danno è fatto. Molti dicono, Papa Francesco compreso, che questa è una vera e propria guerra. Una guerra anomala che non si era mai vista nel corso della storia dell’umanità. Una guerra che si combatte con mezzi non convenzionali e pertanto non prevedibile neanche con il massimo della tecnologia militare. Una guerra che può sfociare in qualunque zona della nostra terra, senza preavviso e con azioni devastanti, come successo in Belgio, in Francia, nel Bangladesh, negli Stati Uniti. Molti benpensanti di professione minimizzano i fatti rapportandoli a meri calcoli statistici, ma dimenticando che il vero obbiettivo di questi crimini non è di sterminare l’intera umanità, ma di minare la libertà di pensiero, portando i popoli a chiudersi in una forma controproducente di odio e di sterile egoismo.
Sono un medico, e forse questo condiziona il mio pensiero, ma se provo a considerare il terrorismo come una Pandemia, ne abbiamo avute tante in questi ultimi anni come SARS, AVIARIA, EBOLA, per citare le più spaventose, mi viene in mente che il terrorismo, alla stessa stregua di una Pandemia, può essere combattuto solo da uno sforzo comune dell’Umanità che la unisca in un unico obbiettivo. Sono stato medico formatore nella SARS e nell’AVIARIA, ho contribuito alla formazione dei medici di famiglia, capillari su tutto il territorio nazionale. Si sono preparati tutti i medici in quella che è stata definita una delle più importanti reti di prevenzione sanitaria. Si è creata all’uopo una nuova figura, i Medici Sentinella, che avevano il compito di valutare e denunciare tutte quelle varianti territoriali di salute che avrebbero portato, attraverso una rete gerarchica e di comunicazione, a fermare e risolvere, anche con strutture ospedaliere e di trasporto adeguate, la diffusione della malattia. E in questo, come si può evincere dalla storia, abbiamo vinto noi. Il terrorismo non è altro che una Pandemia. Una malattia di pensiero egoistico e di potere, che può essere combattuta solamente dal controllo del territorio e da tutti i cittadini di buona volontà, che attraverso una rete di comunicazione, dovranno avere in comune la crescita del pensiero e la libertà di poterlo attuare.

Fabio Barbarossa

Pubblicata in parte su
L'Unione Sarda del 22 luglio 2016