lunedì 27 maggio 2013

In memoria di Enrico Boi

Io c’ero. Io c’ero e ho visto, ho visto e ho pianto. Ho pianto perché sono un uomo e, come tutti, non capisco e mai accetterò  che un padre possa sopravvivere a un figlio. Così è stato. Un giovane se n’è andato da questa terra, lasciando un vuoto incolmabile. Era un figlio, un marito, un amico esemplare. Era, e sempre sarà, un Carabiniere. Forte e tenero allo stesso tempo. Attento alla famiglia e al suo prossimo. Vicino a tutti, col suo umore allegro sapeva illuminare il mondo circostante. Era amato da tutti, anche da chi non lo conosceva.  Ho visto un lenzuolo bianco coprire il suo corpo, in una strada fredda e desolata. Ho visto il silenzio della gente e la rabbia dei suoi colleghi ed amici. Ho sentito il pianto e l’incredulità di chi l’aveva visto solo pochi istanti prima. Ho visto negli occhi la disperazione di un padre e nel volto la pietà di una madre, la paura di una moglie, la rassegnazione di una sorella, la tenerezza di una nipote. Ho visto un Capitano, un Colonnello, un Generale, fare barriera intorno alla famiglia. Li ho visti piangere la morte di un collega, li ho visti piangere come si piange la morte di un figlio. La vita certe volte è meravigliosa, altre volte è spietata. Ma vale sempre la pena viverla, così come l’ha vissuta Enrico e come la vivono tutti coloro che la mettono a disposizione dei propri cari e del mondo intero.
Io c’ero e questo ho vissuto.

(Scritto dal sottoscritto in memoria di ENRICO BOI, Appuntato dei Carabinieri della Compagnia di Dolianova, morto l’11.05.2012, nei pressi di Serdiana, a seguito di una rovinosa caduta dalla bicicletta.)

Fabio Barbarossa