lunedì 16 novembre 2015

Viva la Francia

Nato nel 1954, per poco meno di un decennio, mi sono salvato da una guerra mondiale. Questo mi differenzia da miei nonni e da mio padre che hanno partecipato rispettivamente alla prima e alla seconda guerra mondiale. Mi sentivo quasi privilegiato e fortunato per non aver dovuto vivere e soffrire per tutto ciò che comporta una guerra. Carestia, dolore, lutto, perdita della libertà e della dignità, erano solo un triste ricordo nei racconti, spesso incredibili, di chi la guerra l'aveva vissuta in prima persona. Ero convinto che la pace dei popoli, raggiunta e scritta col sangue delle vittime innocenti, fosse solo un brutto ricordo dell'umanità, una macchia della coscienza universale, e che il dolore e il deterrente nucleare, avrebbero relegato ogni velleità di potere, con annessa aggressività, all'ultimo posto nei pensieri degli uomini di buona volontà. Mi ero anche illuso di poter trasmettere ai miei figli ciò che i miei genitori mi avevano consegnato con grandi sacrifici. Oggi, anche a seguito dei drammatici fatti di Parigi, ho la sensazione che la realtà sia ben diversa. Che ormai, da anni, viviamo nel pieno di una guerra mondiale dove le armi sono in prevalenza il potere economico, l'egoismo e la prevaricazione dei diritti essenziali. Il terrorismo non è altro che un detonatore che inesorabilmente farà scoppiare la terza guerra mondiale. Quella convenzionale. Le armi non sono altro che un tramite. Uno strumento di dialogo e il sangue l'inchiostro per scrivere futuri trattati di colpe e discolpe. L'umanità ha un difetto di fabbrica. Un difetto che si ripresenta ciclicamente. Un peccato originale che la conduce inesorabilmente alla periodica distruzione. Il difetto più grande però non e' l'estinzione, ma la rinascita che, facendola risorgere dalle ceneri, la riporta nuovamente nel baratro dell'autodistruzione. 
Fabio Barbarossa.


Pubblicato nel Bollettino dell'Ordine dei Medici della Provincia di Cagliari
Dicembre 2015

martedì 3 novembre 2015

Anche questa giornata, faticosamente, volge al termine


Tante vite, tante storie che si accavallano in un vortice di emozioni. Storie di ogni genere raccontate o vissute in prima persona. Storie interessanti, felici o tragiche, che riempiono la vita di chi le ha vissute, o anche semplicemente di chi, come me, le ha ascoltate. Fare il medico  vuol dire anche questo. Vuol dire avere il privilegio, e spesso il peso, di vivere insieme alla gente comune, quella di tutti i giorni per intenderci. Vuol dire sorridere o piangere, senza vergognarsi. Vuol dire aiutare chi ne ha bisogno, ma soprattutto chi non te lo chiede. Vuol dire amare senza condizioni, anche quando il peso delle tue responsabilità o il dolore e le emozioni ti porterebbero a fuggire lontano. Vuol dire sentirsi ancora gratificati e felici nel ricevere un ringraziamento con un sorriso o una bottiglia di olio buono. Vuol dire capire, per poter spiegare a chi ne ha bisogno, quali sono le strade della vita. Vuol dire sapersi emozionare per le cose che per altri sono insignificanti, ma che provengono dal profondo del cuore della gente. Vuol dire soffrire per gli altri come soffriresti per un proprio caro. Vuol dire donare quello che si possiede anche quando ti rimane poco o niente. Vuol dire credere in un futuro migliore, e qualche volta consolare chi ha perso ormai ogni speranza. Vuol dire vivere con sentimento e determinazione la propria vita per essere consapevoli di lasciare un ricordo, una traccia da seguire, per chi verrà dopo. Vuol dire stare attenti a dove metti i piedi perché le nostre orme saranno seguite dai nostri figli. Vuol dire, in definitiva, vivere ed amare la vita con tutto quello che ci riserva e per questo comunque ringraziare per aver avuto il privilegio e l’onore di esserci stati.
Sempre vostro. Umilmente.
Fabio Barbarossa


2 novembre 2015

lunedì 2 novembre 2015

la sanità demedicalizzata

Tra poco scomparirà la vecchia cara ricetta rosa, sostituita da un anonimo foglio bianco. La chiamano ricetta dematerializzata e chi non si adegua sarà oggetto di pesanti multe e addirittura la revoca della convenzione. Per 209 prestazioni sanitarie sarà particolarmente difficoltosa la prescrizione, pena sanzioni e ammende al medico che prescriverà ancora per scienza e coscienza. I medici non potranno avere una opinione personale, sempre per scienza e coscienza, per ciò che concerne le vaccinazioni, pena la radiazione dall'ordine professionale. L'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha posto l'allarme sul consumo delle carni rosse, quali causa indiscussa del cancro dell'intestino, e i medici sono già subissati di domande da parte della gente in piena crisi di panico. Probabilmente verrà proposto un piano di disintossicazione con introduzione graduale di
scarafaggi e insetti vari. I medici consiglieranno la carne rossa a porte chiuse e saranno perseguitati gli obbiettori di bresaola. L' Associazione Nazionale per la difesa del Pollo e del bestiame a carne bianca entreranno in agitazione per la grave azione persecutoria nei confronti dei loro associati, accusando l'OMS di discriminazione bestiale. La malavita organizzata si dedicherà al traffico e spaccio di salsiccia e prosciutella. Insomma, ho l'impressione che più che di dematerializzazione delle ricette rosa si potrebbe parlare di decerebrazione di certa classe politica e demedicalizzazione della sanità italiana. 
Sempre vostro. 
Fabio Barbarossa

martedì 27 ottobre 2015

Mani

Quelle mani di donna che stringevano le mie, con tenerezza, che diventava forza se mi allontanavo, sono ancora nella mia mente e nel mio cuore. Mani piccole, vissute, segnate dal tempo e dalla vita. Una vita vissuta nel lavoro e per la famiglia. Mani che hanno accarezzato il volto dei figli e dei nipoti, protese verso l'amore. Mani ossute, sempre pronte a lenire il bisogno del suo prossimo attraverso una carezza. Qualche giorno fa quelle mani cercavano di trasmettermi delle parole quando ormai la sua voce non riusciva più a trovare la strada naturale. Quelle mani parlavano, direttamente col mio cuore. Insieme ad un sorriso mi dicevano che la sua vita sarebbe finita tra poco, che il suo cuore era troppo stanco. Mi ringraziava per ciò che facevo e mi consolava sapendo che non avrei mai potuto ridarle la vita. Chiedeva solo amore e dignità. Oggi ho stretto nuovamente quelle mani. Erano fredde, senza un sorriso. Avevano appena lasciato questa terra e probabilmente si tenevano per mano con l'Angelo della Morte. Quante volte ho vissuto questi momenti. Quante volte dovrò ancora viverli. 

Fabio Barbarossa
26 ottobre 2015

martedì 20 ottobre 2015

Ridi che ti passa

Che l’Italia fosse patria di geni e grandi artisti si è sempre saputo. Che la storia d’Italia, sin dalle origini, sia stata rischiarata da grandi uomini, che con la loro genialità hanno illuminato l’umanità intera, è altrettanto noto. Le capacità artistiche della gens italica si sono evolute sino ai nostri tempi arricchendo il patrimonio nazionale  in campo di pittura, architettura, musica, letteratura, informatica, scienza, cinema e tanto altro ancora. Un esempio tangibile in cui si è manifestata questa grande capacità artistica, prevalentemente circense, è in una parte della politica nazionale ed europea. Giocolieri, saltimbanchi, giullari, trapezisti, equilibristi, pagliacci, si accalcano sempre più negli spalti dei teatri politici, alcune volte con opere drammatiche, altre con commedie esilaranti che impegnano e coinvolgono, volontariamente o meno, tutta la nazione. E si sa, quando la gente comune viene coinvolta direttamente se ne giova per benessere e salute. Viene riportato, nei sancta santorum della psicologia mondiale, che il popolo che ride gode di ottima salute e per questo che i nostri politici si adoperano. Per farci star bene. Pare che alcune apparizioni politiche, seconde solo alle apparizioni mistiche, nelle ormai innumerevoli trasmissioni tv, abbiano sortito effetti colagoghi, coleretici e lassativi, molto più dei farmaci. Si è addirittura gridato al miracolo quando, parlando di una imminente riduzione delle tasse, gran parte del popolo italiano si è sbellicato dalle risa. Tutta salute. Quale vantaggio per i medici, artisti per eccellenza, che nel loro lungo e difficoltoso cammino, trovano la strada spianata da cotanta collaborazione. Meditate gente. Meditate.

Fabio Barba rossa
Medico Artista

giovedì 8 ottobre 2015

Santi in Paradiso. La Sanità italiana ad un bivio.

Santa che ti passa. Il nuovo concetto di Sanità Italiana.

“Non preoccupatevi. Tutto resterà come prima. Nessun taglio lineare, né riduzione dei servizi. Tutti potranno accedere al SSN come si è sempre fatto. Miriamo a razionalizzare le prescrizioni inappropriate. I medici non devono temere rappresaglie. Forse”. Questo è ciò che si sente dire ormai a tutti i livelli dalla politica nazionale, regionale, provinciale, aziendale, distrettuale, condominiale. Non ci saranno tagli. Solo strappi. Per questo, anche sulla base di un accordo con la chiesa, chiunque incapperà in un bisogno di salute, potrà invocare i relativi Santi al semplice costo di una preghiera o al massimo di una offerta volontaria (minimo 20 euro):
-        Santa Lucia per problemi di vista;
-        Sant’Antonio per l’herpes;
-        San Cristoforo per il mal di testa;
-        Sant’Eustachio per l’intestino;
-        Sant’Acario per le malattie nervose;
-        Sant’Agostino tosse e malattie dell’orecchio;
-        San Cirillo per le infezioni microbiche , ma questa è un’altra storia;
Questo per iniziare. Sono allo studio ulteriori accordi per Santi Regionali, in caso di patologie locali, rare ed emergenti. A livello di Regione Sardegna si parla già di Sant’Iffrigau e Sant’Igoddao per patologie inerenti gli organi di senso e della riproduzione e di San Guissuga per le malattie del sangue.
Per alleggerire i costi degli ospedali potranno essere all’uopo usate le sacrestie e altri luoghi di culto a seconda della fede religiosa. Ci sarà un risparmio nella terapia farmacologia e le parafarmacie potranno finalmente vendere rosari e immaginette relative alla patologia, anche senza ricetta medica.
In caso di insuccesso della terapia saranno ammesse le bestemmie, ma solo su diretto controllo del calendario.
La Santità Italiana si appresta così a diventare capofila della salute a livello europeo.

Dottor Fabio Barbarossa

    

mercoledì 29 luglio 2015

Pollicino al giorno d'oggi

Dovunque mi giro, il panorama non cambia. Umanità repressa, persecuzioni etniche, locali, personali. Un mondo che cambia aspetto. Tutto ciò che era, non è. Tutto ciò che è, non sarà più. Una corsa contro il tempo per fermare la scomparsa dell’umanità, così come l’abbiamo sempre conosciuta. Una sfida sul filo del rasoio per riaffermare concetti in disuso, ineluttabilmente indirizzati alla fine del tutto. A nulla servono ammonimenti, a nulla valgono manifestazioni di orrore. Tutto si assimila e si smaltisce. Tutto trova una collocazione nella mente collettiva, anche quando stride terribilmente con la coscienza personale. La negazione del passato è motivata da presunte necessità future. L’ottusità si sostituisce al patrimonio culturale dei popoli e la legge del più forte prevarica ogni possibilità di dialogo. Assistiamo ad una guerra totale, giustificabile solo da una demenza generale, dove il malato è più sano del curante. Il fine della stupidità giustifica i mezzi dell’idiozia. Un Machiavelli con il morbo di Alzheimer. Non sono un giornalista, e ne vado fiero, non sono un futurologo, e la cosa mi lusinga, non sono un politico, nessuno è perfetto. Sono solo un testimone del tempo. Un astante innocente catapultato a calci nel culo in una dimensione irreale, alla ricerca di una collocazione temporospaziale che, ahimè, non esiste più. Ho perso la strada, e a nulla servono le briciole di pane lasciate da Pollicino per tornare a casa. Gli avvoltoi hanno mangiato anche quelle. E in ogni caso ci sarà sempre un Orco, che con gli stivali delle sette leghe, cercherà di raggiungerci. Chiedo scusa a Charles Perrault per l’uso improprio del suo amato Pollicino. Buona fortuna a tutti.
Fabio Barbarossa

lunedì 27 luglio 2015


LA GENESI

Secondo Fabio Barbarossa

La nostra presenza su questa terra è solo un fatto occasionale. Un errore della natura. Un incrocio tra biochimica e sfiga galattica, sfuggito di mano al padreterno, o a chi sa a chi, che si è auto alimentato seguendo codici e opportunità biologiche. Balle Spaziali. In effetti, una gallina primordiale, annoiata e insoddisfatta, travolta dal suo delirio di creatrice universale, decise di dedicare il suo tempo alla ricerca di qualcosa di perfetto. La creazione di una SFERA. Solida, vuota e leggera. Qualcosa che potesse ricordarla nel corso del tempo e dello spazio. Qualcosa che mettesse tutti d’accordo , insomma, su chi fosse nato per prima. Creò l’UOVO. Distrazione e inesperienza, ma soprattutto presunzione, trasformarono questa sfera perfetta in un oggetto oblungo. La sua leggerezza inoltre lo rendevano particolarmente instabile. Ci riprovò ancora, e poi ancora. Niente da fare. Oblungo, leggero e instabile. Sulla forma niente da dire, ci aveva fatto l’abitudine. L’instabilità invece la costrinse a inseguire le sue uova, e, con le sue ali inefficienti e il sovrappeso, la cosa diventò particolarmente fastidiosa. Che fare allora? Sicuramente appesantirlo. Ma come? Riempiendolo, come un uovo. Con cosa? Le venne in mente un nome insignificante, il colesterolo. Non sapeva perché ma quel nome, in un prossimo futuro, avrebbe avuto una certa importanza. Andò avanti così. Ogni giorno creava un uovo. Le faceva tanto piacere questa sua arte creativa, che esprimeva col canto la sua soddisfazione. Da allora il tempo passò inesorabile. La demenza senile minò la sua arte creativa. Non riusciva più a ricordare il nome dell’oggetto da lei creato. Lovo? Movo? Iomo? Ahimè, nessuno di questi. Pensa e ripensa. Pensa ancora. Ecco ci sono. Si chiamava UOMO! SI, UOMO. E così, in barba a tutte le teorie che ancora oggi arrovellano le menti di grandi scienziati e grandi filosofi, siamo certi che l’Uomo sia nato dal culo di una gallina demente.
Fabio Barbarossa