giovedì 18 aprile 2013

La giustizia inefficace e l'istinto di vendetta

L'umanità si è sempre dovuta cimentare, con criteri, più o meno condivisi, su un tema drammatico che torna d'attualità: come ci si comporta in caso di ingiustizie sofferte? 
Col principio della vendetta, istinto primordiale atto a soddisfare il naturale desiderio di rivalsa, infliggendo un'offesa almeno uguale a quella subita? 
O è meglio seguire il criterio della giustizia, promossa e determinata dalle leggi democratiche?
La capacità di pensare e la conseguente evoluzione del pensiero di questi ultimi millenni, hanno solo in parte sradicato le pulsioni istintive.
Se la società rispondesse ai criteri di civiltà, probabilmente la vendetta non avrebbe luogo, perché la delega alla giustizia sarebbe assolta dalle forze dell'ordine e dalla magistratura. Purtroppo, però, sopratutto in Italia e nei paesi occidentali, sempre più di frequente, vengono deluse le aspettative delle parti lese. Anzi, le stesse aspettative diventano un ulteriore motivo di frustrazione e offesa, che aggravano il torto subito.
Tutto ciò spinge ad ulteriori riflessioni:
- Qual'è la giusta condanna per chi infrange le leggi?
- E' giusto farsi giustizia da soli?
- Chi si vendica, passa dalla parte del torto?
- La vendetta mette sullo stesso piano chi ha fatto e chi ha subito il torto?
In definitiva, l'evoluzione del pensiero umano è ben lungi dalla risposta. Probabilmente la ritroverà solo tra diversi millenni. Sempre che l'uomo non si estingua prima.

Pubblicata su L'Unione Sarda del 18.04.2013