giovedì 16 novembre 2017

Ritorno a casa


Sono le 20.00. Arrivo solo ora casa. Da quando esercito la professione di medico, più o meno 35 anni, è una delle tante giornate. Partenza all'alba e il solito viaggio di circa un'ora tra valli e colline della mia terra. Spesso il viaggio è un momento di relax. Penso al lavoro, cerco di risolvere qualche problema dei miei clienti, ricevo e faccio telefonate, chiaramente col vivavoce della mia auto. Ascolto la radio e qualche volta intervengo in diretta quando gli argomenti suscitano il mio interesse. Quando poi inizia il mio lavoro, che sia in ambulatorio o in visita domiciliare, è come entrare in un teatro dove sei coattore in innumerevoli scene, alcune volte drammatiche, altre comiche, altre ancora tragicomiche. Non sai mai quale sarà il tuo copione, a meno che questo non sia stato già scritto nel tempo. Diversamente dal teatro, in queste scene non ci sono gli spettatori. È una recita a due, qualche volta a tre, che avviene tra quattro mura e che può concludersi in quella o in altre sedi, magari a puntate come negli sceneggiati televisivi. Come in tutte le pièces teatrali può capitare di commuoversi, di piangere o di ridere, a seconda delle scene o del contesto. Ma tutto deve avvenire nel rispetto reciproco e di tutto ciò che è umanamente accettabile. Si deve parlare, ma è più importante saper ascoltare. Devi essere umile e rispettoso. Devi saper aprire il tuo cuore e spesso le tue braccia, affinché chi si rivolge a te si senta al sicuro, capito e protetto. Prima ancora che medico devi essere uomo. Padre, figlio, fratello, amico non ha importanza. Ciò che conta e' concludere la giornata con la coscienza a posto e con quel minimo di serenità che ti faccia sentire importante e partecipe della vita e del tempo che fugge. Tutto questo da la carica per poter affrontare un altro giorno con orgoglio, grinta, forza, ma soprattutto amore. 


Fabio Barbarossa

mercoledì 8 novembre 2017

Viva l'Italia

Nel discorso inaugurale del suo insediamento, il Presidente degli USA, John F. Kennedy, il 20 gennaio 1961, tra le altre cose disse: “non chiedete cosa il Vostro Paese può fare per Voi, chiedete cosa Voi potete fare per il Vostro Paese”. Dopo tanti anni queste parole sono ancora scolpite nella pietra a imperitura memoria per tutta l'Umanità. Continuiamo a chiederci cosa l'Italia, cosa la politica possano fare per noi e, in una sorta di delega in bianco, affidiamo casualmente ad altri ciò che ci riguarda e spesso ci compete. L'Italia siamo noi. La politica, dal greco Politike, è l'arte che attiene alla Città-Stato. Per intenderci, è la Tecnica di Governo della Società. Deleghiamo altri a decidere della nostra vita e di quella dei nostri figli, dimenticando che spesso siamo noi gli artefici del nostro destino e che nella scelta di chi ci governa, e di chi ci governerà, sta il segreto del nostro benessere. Pertanto, nel prossimo futuro, quello politico e patriottico, non chiediamoci più cosa l'Italia e la politica possano fare per noi. Chiediamoci piuttosto cosa noi possiamo fare affinché dalla nostra partecipazione possa scaturire tutto ciò che potrà ridare, alla nostra Patria e alle nostre Genti, quell'orgoglio di appartenenza che ci è stato tramandato sino ad oggi dai nostri Magnifici Avi.

Fabio Barbarossa

lunedì 6 novembre 2017

Il Destino

In definitiva: 
- Cosa siamo?
- Qual è il nostro ruolo?
- Qual è il nostro contributo alla società, alla famiglia, alla nostra stessa vita?
- Cosa rimarrà di noi? 
- Quali tracce lasceremo e soprattutto chi le seguirà?
Siamo stati buoni figli? Buoni genitori? Buoni cittadini?



A queste domande potrebbero esserci innumerevoli risposte e tutte quante legate alla nostra cultura, alla nostra esperienza, alla nostra vita.
Ma spesso la risposta e' solo una: la casualità.
La definizione di casualità e' tutto ciò che avviene non voluto o programmato e che non è controllabile dalla nostra volontà in quanto imprevedibile.
Si sono scritti fiumi d'inchiostro sul concetto di caso e i migliori filosofi, recenti e passati, si sono arenati nella sua stessa definizione.
Il caso e' un avvenimento che si verifica senza una causa definita o identificabile, oppure ad ogni accadimento corrisponde una precisa causa.
Per questo l'uomo moderno ha inventato una scienza, solo in apparenza esatta: La Statistica.
La definizione di statistica e' che questa sia una disciplina che ha come fine lo studio quantitativo e qualitativo di un fenomeno, in caso di non conoscenza di questo o di parte di esso.
Quindi tutto ciò che succede nella nostra vita, data la condizione in cui questa spesso avviene, si può riferire ad un fatto casuale? E che l'unico riferimento accettabile sia quello statistico?
Tante volte mi viene da pensare che sia proprio così. E non solo nella mia vita privata. 
Nella mia esperienza personale di medico il concetto di casualità e' insito nella stessa medicina e nella sua stessa definizione di scienza non esatta, dove la casualità viene sempre più spesso rappresentata dalla statistica sanitaria.
Se si chiama “arte medica” ci sarà pure un motivo. Il medico infatti e' un semplice artista con tutti i suoi limiti e difetti.
Che un infarto del miocardio od un ictus cerebrale si presentino con una percentuale ( x ) ci può anche andar bene su base statistica, altrettanto non ci va bene se la stessa si vede su base individuale dove spesso chi contrae la malattia aveva un regime ed uno stile di vita decisamente migliore di chi invece aveva tutti i fattori di rischio.
La stessa cosa vale per l'infortunistica stradale e per tantissimi altri fatti.
In definitiva, alle domande iniziali non c'è una risposta univoca, ma una serie di risposte che sono il risultato di fatti casuali più o meno fortuiti.
Ciò comunque non vuol dire che la nostra vita non debba avere un senso.
Al contrario, attaccarsi e partecipare alla propria vita e’ il miglior modo per combattere una sorte nemica e ancor più spesso maligna.

Fabio Barbarossa
22 ottobre 2017

domenica 5 novembre 2017

Small part of our heart

Quanto difficile e ingiusta può essere la nostra vita. Malgrado tutto, dentro di noi, in una piccola parte del nostro cuore, c'è un piccolo spazio in cui ci rifugiamo alla ricerca di un ristoro dell’anima e di un equilibrio che spesso perdiamo. In questo piccolo spazio è presente un grande universo di amore e amicizia che ci ridanno la voglia di vivere e di affrontare tutto ciò che la vita ci prospetta. È proprio in quest’ottica che vorrei augurarvi una buona giornata. Vi abbraccio tutti.
Fabio Barbarossa

venerdì 3 novembre 2017

E' successo a Cagliari

È successo ieri sera a Cagliari. Mentre alle 20 circa percorrevo sovrappensiero via Sassari, incrocio un distinto signore con i cappelli bianchi e in compagnia di una signora. Lo guardo passare, poi l'illuminazione:


- Professor Gessa? È lei?

Il distinto signore si gira e mi guarda con un sorriso.

- Si, sono io
- Che piacere incontrarla. Tantissimi anni fa sono stato suo discepolo e di questo sono onorato.

Il Professore mi sorride divertito e dice alla sua signora:

- Sicuramente gli ho dato un bel voto.
- Professore, lo sa che lei è vivo per merito mio?
- Davvero? – risponde stupito.
  Perché?
Lo stesso stupore contagia anche la sua signora.

- Tantissimi anni fa, dopo lunga e sofferta interrogazione in farmacologia, lei mi sconsigliò di accettare il voto perché sarebbe stato molto basso e mi avrebbe abbassato la media. Mi propose di presentarmi il mese successivo per risostenere l'esame preparando solo un argomento a mia scelta. Accettai la sua proposta.

Il professore mi guarda con curiosità e mi invita a continuare.

- Due giorni prima dell'esame, mentre di notte ascoltavo la radio regionale, la tragica notizia: “ancora vane le ricerche del noto farmacologo Gian Luigi Gessa, disperso nel golfo di Cagliari in una escursione col suo Windsurf “. Il sangue mi si gelo’ nelle vene. Come avrei potuto dire al suo vice, Professor Tagliamonte, che lei mi aveva promesso di farmi una domanda a piacere? Non ci avrebbe mai creduto. E allora mi misi a pregare per tutta la notte affinché l'esercito di marinai la ritrovasse. E grazie a Dio, in mattinata arrivò la notizia che lei venne ritrovato, stanco, intirizzito, ma VIVO!

Il Professor Gessa e la sua signora erano sinceramente divertiti.

- Ti ricordi, Gian Luigi? Ti ritrovarono vicino a Pula.
Dopo aver riso insieme e dopo aver manifestato il mio orgoglio per averlo avuto come docente, mi sono presentato con nome e cognome e ci siamo salutati con una calorosa stretta di mano.
Grazie Professore. È un onore averla incontrata.

Fabio Barbarossa 

mercoledì 18 ottobre 2017

L'Italia va a fondo nel mare dell'indifferenza.

Quando tutto sarà finito, molti tireranno un sospiro di sollievo, altri diranno “ io l'avevo detto“, altri ancora saranno talmente annichiliti da non rendersene conto. 
Povera Italia. 
Quanto ci hai voluto bene. Quanto hai sacrificato te stessa per darci una casa e un futuro nobile e dignitoso. Quanto sangue e' stato versato in tuo nome da chi ti ha amata più di ogni altra cosa al mondo. Il mare che ti circonda, che ti diede la vita e che sempre ti aveva protetta, e' diventato il tuo nemico, il tuo calvario, la tua tomba. E tutto questo nell'indifferenza degli uomini, o presunti tali, che nel tempo ti hanno negato persino l'onore e il decoro di piangere con dignità. Che cosa sei diventata, amata terra mia? Chi asciugherà le tue lacrime? Chi allevierà il tuo dolore? Chi tenderà la mano per farti risalire la tragica china? Chi ti vorrà nel cuore, protetta e amata come una vecchia Madre? 
Io ci sarò sempre, Madre Patria mia, 
e finché scorrerà sangue italico nelle mie vene, non ti lascerò mai sola e farò per te quello che i miei avi fecero prima di me: 
quando tu vorrai, consegnerò la mia vita tra le braccia della tua Terra.

Fabio Barbarossa
  

venerdì 29 settembre 2017

buonanotte












Quando il Sole va a dormire, e la Luna 🌜 è ancora in cielo, 
quando il tempo scorre lento, rallentando il tuo pensiero, 
quando il giorno va a finire, alleviando le tue ire, 
solo allora sei contento che la notte sia in procinto, 
di portarti, piano piano, nel tuo mondo prediletto, 
sul cuscino, sopra il letto. 

                                                      
Fabio Barbarossa 

E' in gioco la nostra salute

Tempo fa nella nostra bella Italia bastava affacciarsi alla finestra, o fare una passeggiata in un parco, per godere dello spettacolo della natura e di questa sentirne aromi e profumi. L'inquinamento era prerogativa eccezionale solo di certe zone ed era legato all'incuria dell'uomo, non certo per colpa della natura. Sempre più spesso l'eccezione sta diventando la regola e può capitare che anche città metropolitane come  Cagliari e dintorni siano quotidianamente sotto assedio ambientale a causa di incendi dolosi reiterati o da parte di industrie confinanti che prediligono il lucro piuttosto che la salute e il benessere popolare. È di questi giorni l'incendio di una discarica a cielo aperto della zona di Molentagius a Quartu Sant'Elena, come sono di questi giorni gli incendi nei vari campi nomadi finalizzati al recupero e vendita di metalli dalla combustione di pneumatici e plastiche varie. Tutto ciò ha comportato persino l’ordinanza di  chiusura di alcune scuole e il consiglio alla popolazione di barricarsi dentro casa per la presenza di elementi tossici nell'aria, soprattutto della famigerata diossina. Per combattere tutto questo ci sono le autorità preposte che anche senza mezzi fanno quello che possono. Ma non basta il loro intervento. Occorre la denuncia pubblica. Occorre la denuncia del singolo, come ho fatto io i giorni scorsi, chiamando i Carabinieri e i Vigili del Fuoco per una colonna di fumo nero e tossico che si elevava da un campo nomadi sulla SS 387, ma soprattutto la denuncia della comunità nel suo insieme. Il singolo cittadino può anche essere neutralizzato con inadempienze politiche e/o burocratiche, il popolo NO! In ogni momento il popolo può fare ricorso ai suoi diritti e pretenderne l'osservanza da parte delle autorità di ogni genere e grado, specialmente quando sono in gioco la salute e la libertà  nostra e dei nostri figli. Pertanto, senza alcuna paura, per i nostri figli, vigiliamo e denunciamo tutto ciò che non va e potremmo di nuovo sperare in una passeggiata all'aria aperta, magari tenuti per mano con i nostri figli o  nipoti e senza dover per questo rischiare la nostra vita e quella dei nostri cari.


Fabio Barbarossa. 

Pubblicato AD MAIORA MEDIA del 28 settembre 2017

mercoledì 13 settembre 2017

La tovaglia

Malgrado tutto, il secolo scorso, sin dal suo esordio, non fu un secolo tranquillo. Ben due guerre mondiali si avvicendarono mettendo a dura prova gran parte della popolazione mondiale e  imponendo a questa ogni tipo di privazione fisica e spesso affettiva. Coloro che sopravvissero rimasero marchiati per sempre da questo dramma e dovettero modificare, loro malgrado, la loro stessa vita. Nei miei ricordi, più o meno a metà degli anni sessanta, era sempre presente una tovaglia. Già. Una bellissima tovaglia a quadri azzurri come il mare,  ricamata e colorata, con un dritto e un rovescio. Questa tovaglia veniva usata da mia nonna nelle grandi festività dove, tra figli e nipoti, ci riunivano per pranzare o cenare insieme. Solo in queste occasioni  questa tovaglia veniva utilizzata, in tutto il suo splendore, dalla parte buona e quindi al dritto. In quell’immediato dopoguerra le risorse erano limitate e anche i più poveri osavano manifestare, con orgoglio e dignità, la loro rivalsa contro un periodo buio della loro vita. Per questo anche una semplice tavola imbandita e con una bella tovaglia colorata poteva ridare fiducia verso un futuro incerto ma luminoso. Nel tempo questa tovaglia invecchiò e poteva succedere che nelle festività successive comparisse sulla stessa, prima un rammendo, poi una pezza, poi tanti frammenti della stessa adibiti a stracci da usare in diverse e meno dignitose occasioni. Quella tovaglia è diventata il filo conduttore della mia vita  e mi ha insegnato tante cose. Mi ha insegnato che la mia vita è come quella tovaglia. Che non ne abbiamo altre a disposizione e che dobbiamo fare conto sulla stessa. Che non bisogna mai aspettare le grandi occasioni per viverla, ma che la quotidianità è il vero senso della vita. Che inesorabilmente,  la si usi al dritto o al rovescio, invecchierà e comunque arriverà alla sua fine e che anche con rammendi o pezze o semplicemente in piccoli frammenti, varrà la pena viverla sempre con orgoglio e dignità.


Fabio Barbarossa

In spite of everything, the last century, since its inception, was not a quiet century. Two world wars alternated, putting a great deal of the world population to the test and imposing every type of physical and often emotional deprivation on it. Those who survived were forever marked by this drama and had to change their own lives in spite of themselves. In my memories, more or less in the mid-sixties, there was always a tablecloth. Already. A beautiful blue check tablecloth like the sea, embroidered and colored, with a front and a reverse. This tablecloth was used by my grandmother in the great holidays where, between children and grandchildren, we gathered to have lunch or dinner together. Only on these occasions this tablecloth was used, in all its splendor, on the good side and therefore on the obverse. In the immediate post-war period, resources were limited and even the poorest dared to show their revenge against a dark period of their lives with pride and dignity. For this reason, even a simple table set and with a beautiful colored tablecloth could restore confidence towards an uncertain but bright future. Over time this tablecloth aged and it could happen that in the following holidays it appeared on it, first a mending, then a piece, then many fragments of the same used as rags to be used in different and less dignified occasions. That tablecloth has become the common thread of my life and has taught me so many things. It taught me that my life is like that tablecloth. That we do not have others available and that we must rely on it. That you never have to wait for great opportunities to experience it, but that everyday life is the true meaning of life. Whether inexorably used upside down or backwards, it will age and in any case it will come to its end and that even with mending or patches or simply in small fragments, it will always be worth living it with pride and dignity.



Fabio Barbarossa

martedì 29 agosto 2017

Strana società, la nostra.

Quando pensi di aver visto il peggio, magari attraverso i fatti cronaca recente o la storia del secolo scorso, ti ricredi, perché il peggio deve ancora venire. Dice un proverbio che al peggio non c'è mai fine, ma qui si va decisamente oltre le aspettative. Sorvolando sui disastri del secolo scorso, sono stato testimone a partire dalla metà di tale secolo e avrei tanto da raccontare, questo secondo millennio pare ci voglia sbalordire con effetti speciali e fatti che denotano quanto l'essere umano, salvo rare eccezioni, sia in balia di un delirio di onnipotenza collettiva e di una sindrome di demenza senile, meritevole di trattamento sanitario obbligatorio. Gli esempi si sprecano. Ce ne sono per tutte le taglie e le misure. Provo a citare quelli che maggiormente mi hanno colpito. Kim Jong Un. Vi dice qualcosa? Ve lo presento. E' il sostenitore della terza guerra mondiale, ma solo per questioni di principio. Ormai da diversi anni gioca a bowling con i suoi missili balistici abbattendo i birilli della pazienza e della sopportazione di chi malauguratamente gli sta vicino. Il tragico è che prima o poi, per un calcolo delle probabilità, farà strike. Il suo compagno di gioco è altrettanto conosciuto, si chiama Donald Trump, e se non fosse per la tragicità della cosa, sembrerebbe di trovarsi occasionalmente in un film comico. Lo stadio definitivo dell'evoluzione umana: il Fantozzi. Ma anche noi italiani non siamo da meno. Se dovessi soffermarmi su nomi e cognomi, per esempio dei politici italiani, probabilmente non mi basterebbe una piccola Divina Commedia. Però ci voglio provare lo stesso. Toscano di nascita, giovane anagraficamente, con il pallino della rottamazione, coerente con le sue affermazioni, soprattutto quando tratta di questioni politiche. Due possibili carriere, da una parte il politico dall'altra il comico. Pare che ultimamente prevalga la seconda. Indovinato? Matteo Renzi, famoso per la sua politica e soprattutto per la sua capacità di dialogare nelle sedi internazionali in un impeccabile inglese. In ogni caso, mentre lui distocicamente passava dalla politica alla comicità, in altri lidi avveniva l'esatto contrario. Comico di innegabile valore e acuzie, disinvolto nell'affrontare argomentazioni politiche e pratiche, dopo aver trattato di tutto ciò che non andava in Italia, al grido di "Ve la dò io la politica" si è concesso, cuore e anima, per la sorte del Paese. Vi aiuto. Ha il nome di un un insetto della famiglia degli ortotteri del sottordine Ensifera. Indovinato? Si, è propio lui. Grillo. Solo che ancora oggi non so se apprezzarlo di più come politico o come comico, anche se mi fa ridere in tutt'e due i casi. Dopo aver sorvolato a volo radente la politica internazionale, vorrei soffermarmi su altri fatti che hanno suscitato la mia attenzione. Prevalentemente rabbia. Che il mondo politico e le trasmissioni varie offerteci dai media, pubblici e privati, faccia uso di esperti e psicologi di varia origine e natura, è un dato di fatto. Ma che un imbecille cialtrone, su facebook, rispondente al nome di Abid Jee, di professione Mediatore Culturale per una cooperativa sociale Bolognese, che si occupa di gestione dei migranti e studia giurisprudenza, dal basso della sua stupida ignoranza affermi che, in relazione al terribile e vergognoso stupro di Rimini, "Lo stupro è un atto peggio ma solo all'inizio, una volta si entra il pisello poi la donna diventa calma e si gode come un rapporto sessuale normale". Questo No! No e poi no! E ancora No! Non ci sto. Se questa società in qualche modo non si scrolla di dosso questa feccia, ho paura che ci sia poco da fare, e mi viene in mente che se devo insegnare ad una scimmia come salire sugli alberi e possibile che questa si estingua. Questo è il peggio, e mi viene difficile pensare che questo non sia il limite.

Fabio Barbarossa


sabato 19 agosto 2017

Terrorismo VS Umanità

Bruxelles, San Pietroburgo, Parigi, Berlino, Londra, Barcellona. Il copione e' sempre lo stesso. Attentati alla vita e alla libertà dei popoli che attraverso spargimenti di sangue e di morte, con motivazioni pseudo religiose o politiche, mirano a destabilizzare millenni di evoluzione umana. E lo fanno attraverso la negazione della cultura e della vita stessa, illudendosi che bastino considerazioni deliranti e demenziali  per poter condizionare la sorte dell'intera umanità. Per contro, questa reagisce attraverso diverse fasi che rientrano nell'elaborazione del lutto,  più che in una reazione coordinata e condivisa che sarebbe di per se sufficiente a spazzare via tutti i problemi.
• La prima fase e' una reazione psicotica di negazione o di rifiuto della realtà dei fatti. Non si vuole accettare che dei pazzi fanatici abbiano dato la morte a vittime innocenti senza nessun motivo, se non quello della follia e dell'instabilità mentale.
• La seconda e' la fase della rabbia in cui ci si chiude in se stessi alla ricerca interiore o esteriore delle proprie responsabilità.
• La terza fase e' quella che, attraverso una rivalutazione delle proprie risorse e un riacquisto dell'esame della realtà, porta alla:
• quarta fase, quella della depressione, dove si diventa consapevoli di non essere gli unici ad avere quel dolore e si considera la morte, anche attraverso le stragi, come inevitabile.
• Solo nella quinta e ultima fase, quella dell'accettazione del lutto, si diventa consapevoli della perdita e si accettano le differenti condizioni di vita derivanti.

L'intento del terrorismo, di qualunque matrice esso sia, e' proprio questo, costringere i  popoli ad accettare le condizioni di vita da loro imposte utilizzando la quarta fase, quella depressiva e dei sensi di colpa, come leva per poter scardinare l'orgoglio e l'evoluzione dell'intera umanità. Solo dall'unione dei popoli e delle loro culture si potranno avere le reazioni di difesa e l'immunità necessaria a progredire in pace per il resto della nostra difficile esistenza nell'Universo.

Fabio Barbarossa

martedì 1 agosto 2017

La mia Sardegna brucia

La mia terra brucia e con lei vanno in fumo le realtà e sogni che avrei voluto trasmettere ai miei figli e avrei voluto per la mia vecchiaia. La mia Sardegna brucia senza un lamento, e le fa da sottofondo il vento. La mia terra brucia mentre gli alberi e gli animali gridano, in un grido di disperazione, che arriva solo al cuore di chi, come me, lo può sentire. La mia terra muore e a nulla valgono le lacrime di tutte le persone che in questo momento piangono per lei. Con le nostre lacrime non si può spegnere il fuoco. Maledetti! Maledetti! Maledetti, voi che avete trasformato in cenere il sogno di tante generazioni, che avete annullato le speranze nel futuro, che probabilmente state gioendo per le vostre malefatte. Maledetti voi che avete favorito, con la vostra incuria, tutto ciò che avevate il compito di preservare. Il fuoco ci è stato tramandato dalla preistoria e nel tempo l'uomo ha imparato a dominarlo. Nella mitologia il fuoco ha origine divina e per questo fu rubato agli dei dagli uomini che volevano a loro assomigliare. Ma poi, oltre agli intenti benefici assunse un ruolo maledetto che ancora oggi viene rappresentato dalle fiamme dell'Inferno. Anche se la giustizia terrestre non riuscirà a darvi ciò che meritate, non illudetevi, brucerete all'Inferno per l'eternità facendovi rimpiangere la vostra inutile e miserabile vita.


Fabio Barbarossa

giovedì 20 luglio 2017

Fidarsi è bene...

Da un po di tempo mi passa per la mente una parola del cui significato, fino a non molto tempo fa, ero certo. Questa parola è "Fiducia". Fiducia, dal latino “fidere”, vuol dire fidare, confidare e per applicarla a fatti e cose non basterebbero trattati ed enciclopedie universali. La mia stessa vita professionale, essendo io medico di fiducia, si basa su questo concetto. Ci si fida di qualcuno o di qualcosa, spesso mettendo in gioco la nostra stessa vita. Ci si fida del chirurgo, come ci si fida dei freni della nostra moto. Ci si fida di  se stessi come in altri casi si confida in Dio. Tendenzialmente la fiducia nasce da un fatto positivo che generalmente porta alla serenità e alla sicurezza. Altre volte diventa un concetto inaffidabile, malgrado l'intento sia quello di garanzia. La fiducia perde la sua motivazione quando non nasce da una valutazione personale o convenzionale del termine, ma deriva da un'imposizione coercitiva, che nulla ha a che vedere col suo significato. In questi ultimi anni, specialmente in ambito politico, l'obbligatorietà della fiducia imposta ha fatto perdere il significato e il ruolo della stessa. Ci si deve fidare forzosamente, anche quando il buon senso, personale e della comunità, avrebbe pesanti riserve. La fiducia non si può acquistare, ne tanto meno imporre. La si deve meritare e questo può avvenire soltanto quando si opera in scienza e coscienza e quando l'obbiettivo finale non passi per interessi personali o per deleghe altrui.


Fabio Barbarossa

giovedì 13 luglio 2017

In nome del padre e dei figli

E' inutile che accampiate meriti, rispetto alla madre e alla sua famiglia di origine, nell'educazione e crescita dei vostri figli. Come padri sarete sempre perdenti e se proprio avrete un ruolo, sarà prevalentemente quello negativo.

- Il piccolo non va bene a scuola?
E' colpa vostra, perché  intervenendo in sua difesa, magari con qualche giustificazione di troppo visto che stava schiattando per l'eccessivo carico scolastico e contro il parere della madre, lo distogliete dalle sue responsabilità e ne farete un asino calzato e vestito.
- Vostro figlio tende ad ingrassare?
E' colpa vostra perché una volta, a grande richiesta, gli avevate fatto una carbonara col guanciale di porco che vi avevano appena regalato.
- I vostri piccoli stanno qualche volta davanti alla TV comodamente adagiati sul divano per rilassarsi dalle fatiche della loro complessa vita e voi, nel rispetto della loro volontà, siete stati accondiscendenti? 
Mal ve ne incolga. Cresceranno debosciati e in forma larvale si trascineranno per il seguito della loro esistenza.
- Gli e' sfuggita qualche parolaccia da far rabbrividire uno scaricatore di porto? La colpa e' vostra perché il giorno x del mese y dell'anno 2010, a seguito della vista di una multa sul parabrezza della vostra auto avevate esclamato “porca puttana”. Non si fa!  E poi davanti ai bambini!

Sappiate che qualunque cosa come padri voi facciate, soprattutto se non rientra nella benedizione della mamma, o in sua vece da un componente della sua famiglia sino al terzo grado di parentela, sarà fatto male e comprometterà irreversibilmente il futuro dei vostri figli. Ma d'altronde cosa si pretende da chi come i padri deriva direttamente dalle scimmie mentre delle madri e della loro sacra famiglia se ne occupò personalmente il Creatore?

Padri, Pentitevi!

Fabio Barbarossa 

mercoledì 5 luglio 2017

Quando il gioco si fa duro

Oggi, come non ricordo quante altre volte, sfido il tempo per garantire alla mia gente l'assistenza sanitaria sul territorio. Lo faccio come tanti altri, senza pretese, anzi, col giusto entusiasmo e consapevole di fare cosa buona e giusta. Come quei medici e quegli infermieri che, inginocchiati per terra in un ospedale campano, garantivano l'assistenza a dei poveri pazienti adagiati con delle coperte sul pavimento. Quando qualche politico o qualche dirigente, seduto comodamente in poltrona riscaldata, si erge a giudice, sappia che quando il gioco si fa duro sono le persone determinate e con grande spirito di sacrificio e abnegazione che si fanno interpreti delle difficoltà, e le risolvono.

Fabio Barbarossa

(fatto successo a Nola il 10 gennaio 2017)

Pubblicato su L'Unione Sarda il 24 gennaio 2017 

martedì 27 giugno 2017

Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur

Mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata. Così scriveva lo storico Tito Livio poco prima della nascita di Cristo. Mai come oggi la storia ha accorciato i tempi, facendo diventare attuali fatti di oltre 2.000 anni fa. Mentre a Roma si discute di lana caprina il popolo italiano viene espugnato da problematiche esistenziali inerenti la disoccupazione, la sanità, la scuola, la giustizia, la migrazione. Chi governa e' tanto attento alla distribuzione di seggi e incarichi elettorali che non si accorge che a valle la nazione brucia. Per questo da loro vengono interpellati i grandi saccenti della sociologia europea, per capire come mai quando il popolo brucia si lamenta e in certi casi addirittura grida; per capire come mai quando si e' persa anche l'ultima speranza ci si arrocca in una posizione di difesa e spesso si abbandona il campo; per capire come mai alle consultazioni elettorali si presenta meno del 40 % degli aventi diritto. E per questo si scodellano al popolo ormai anoressico considerazioni ridicole e abominevoli che si arrogano il diritto di capire ed interpretare, in chiave incomprensibile, ciò che il popolo vorrebbe. Ma e' cosi semplice. Il Popolo vuole dignità. Dignità di vivere in salute, nella famiglia, nella società, nel lavoro, negli affetti. Tutto il resto e' superfluo. Pertanto, se si hanno veramente a cuore le sorti dell'Italia, chi governa si deve impegnare con i fatti e non solo con le parole, con la demagogia e con l'arroganza. L'alternativa, come per la città di Sagunto, e' che ci sia sempre l’Annibale Barca di turno che possa espugnare, come già sta succedendo, la nostra meravigliosa e unica Nazione.


Fabio Barbarossa 

Nella foto in alto Annibale Barca, condottiero e politico Cartaginese 
(Cartagine, 247 a.C. - Lybissa, 183 a.C.)

Pubblicato ne L'Unione Sarda del 4 luglio 2017



domenica 25 giugno 2017

L'informazione 3

Può capitare di ricevere, attraverso i servizi di rete tipo facebook, watsApp, twitter e tanti altri, informazioni e fatti che poi in un secondo momento si rivelano bufale, più modernamente Fake. Può capitare che il singolo, ignaro di questo, possa essere a sua volta amplificatore di tale bufala trasmettendola ai suoi amici e contatti. Ma tutto questo e' limitato ad una piccola cerchia di persone nelle quali e' facile possa nascere per questo un dialogo che porti ad esprimere pareri ed opinioni, più o meno costruttive e circoscritte. Diverso e' quando queste false informazioni vengono create ad arte, per fini che lascio a voi immaginare, e che queste vengano amplificate con mezzi di comunicazione di massa, quindi capaci di influenzare, spesso senza possibilità di replica, la maggior parte dei cittadini con conseguenze inimmaginabili e spesso imprevedibili. La cronaca di questi giorni, in cui si è data la responsabilità della morte di un figlio, affetto da leucemia, ai genitori per non aver vaccinato per il morbillo i fratellini, ne e' la prova drammaticamente lampante. Solo che in questo caso si è criminalizzata una famiglia già provata peraltro dal gravissimo lutto. C'e voluto l'intervento pubblico del dottor Andrea Biondi, medico curante della piccola vittima, a dirimere il dubbio ed a togliere in questo modo la responsabilità ai genitori. Mi chiedo come mai i giornalisti non abbiano acquisito prima questa informazione, evidentemente già disponibile dal primo momento. Mi sarei aspettato le pubbliche scuse alla famiglia, ma non mi sembra che queste abbiano avuto dai media lo stesso risalto. A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca.
Fabio Barbarossa

sabato 3 giugno 2017

Accordo sul Clima 2017

Donald Trump fa retromarcia sull’Accordo Clima stipulato a Parigi nel 2017 e  Francia e Germania si strappano le vesti di dosso gridando al cataclisma e all’imminente  fine del Mondo, mandando in onda, sulle televisioni asservite al potere, i soliti  ghiacciai che si scongelano, le tempeste tropicali del secolo scorso e i deserti sahariani sempre più deserti. Trump,  in sintonia con i suoi elettori che poi ne hanno permesso il Governo degli USA, pensa, in modo discutibile o meno,  alla sua economia e tira dritto verso tutto ciò che porterà beneficio alla sua gente. Lo stesso Macron neo presidente francese e la sua  parigrado tedesca Merkel  si  professano determinati a tutelare il clima. 
Qualche riflessione:
- ma la Francia non è la nazione europea che ha il maggior numero di centrali nucleari, 58 per la precisione di cui la maggior parte al confine con l’Italia, per lo più costruite tra gli anni settanta e ottanta del secolo scorso,  che producono milioni di metri cubi di scorie radioattive scaricate sino al 1983 nell’Oceano Atlantico? Per capire, per l’uranio 235, combustibile nucleare insieme al plutonio, sono necessari 710 milioni di anni per il dimezzamento del potere radioattivo; e negli anni dal 1966 al 1996 è la stessa che eseguì 193 test nucleari nelle meravigliose isole della Polinesia francese,  nell'Oceano Pacifico, esponendo l'allora popolazione di Tahiti (178.000 abitanti) a livelli di radioattività 500 volte superiore ai limiti massimi con conseguenze che hanno portato Hollande al risarcimento dei danni in questi ultimi anni?
- ma la Germania, maglia nera per il numero di centrali a carbone e lignite,  causa principale dell’emissione di CO2,  non è la patria della Volkwagen che ha manipolato i dati sulle emissioni della CO2 delle proprie autovetture, condannata per questo ad una maxi multa da 18 miliardi di euro?
- ma la Cina che ha aderito all'Accordo di Parigi, è la stessa che ha tutte le sue più grandi città, Pechino per esempio, in Allarme Rosso per gli altissimi livelli di inquinamento ambientale col sole oscurato e costringendo i suoi cittadini a vivere con le mascherine per poter respirare? 
Con questo non sto cercando giustificazioni o alibi alla scelta di Donald Trump e del Popolo Americano, voglio solo dire che quando ci si strappa le vesti di dosso bisogna stare attenti perché alle parole devono seguire i fatti altrimenti in mutande potrebbero rimanere persone innocenti che in tutto questo non hanno nessuna responsabilità.

Fabio Barbarossa

Nella foto sopra: Mururoa nel 2000, pochi mesi dopo l'ultima esplosione nucleare.

martedì 30 maggio 2017

Povera Sardegna, amata Terra mia

E pensare che i nostri Antenati avevano portato sino a noi, a costo di grandi sacrifici e spesso della loro stessa vita, questa Terra intatta e a prova di inquinamento ambientale. Oggi, leggendo L’Unione Sarda, sembra di vivere proiettati in un’altra dimensione temporospaziale, apocalittica e catastrofica, dove  fanghi acidi e  polveri bianche, ricche di sostanze tossiche e di veleni mortali, stanno  invadendo parte del nostro territorio ed alcune oasi naturalistiche, come la Laguna di Santa Gilla a Cagliari, invidiateci da tutto il mondo. Per ora si parla di 35 mila tonnellate di fanghi tossici, provenienti dalla Fluorsid, delittuosamente interrati in aree dove inevitabilmente potrebbero aver inquinato le falde acquifere e tutte le derivazioni agro alimentari che ne sono venute a contatto. I livelli di arsenico, considerato il veleno dei “delitti perfetti” in quanto inodore  e insapore, è di 140 volte superiore i limiti di legge. Piccole dosi di questo veleno possono simulare una morte naturale. Ebbene tutto questo in una sorta di irresponsabile scaricabarile che sta portando la nostra terra ad essere inospitale per noi e per i nostri figli. Fortunatamente, in tutto questo disastro ambientale, ci sono dei Rangers che vigilano sulla nostra salute e sul futuro della nostra terra. Angeli, spesso vituperati da un potere politico miope ed incapace, sono riusciti con grande spirito di sacrificio e pochi mezzi, contro uno strapotere economico che non guarda in faccia nessuno,  a scoprire e a denunciare tutto questo. Questi Angeli fanno parte del Corpo Forestale della Sardegna e sono formati da uomini e donne che come noi hanno la nostra stessa origine isolana e che hanno a cuore le sorti della nostra terra e dei nostri figli. Il nostro sostegno deve essere totale, come lo è il mio, in un ambito di collaborazione civica, perché è tramite l’impegno di tutte le persone di buona volontà che potremo aspirare ad un futuro libero e dignitoso per noi e per la nostra amata Terra.


Fabio Barbarossa

Pubblicata su L'Unione Sarda del 9 giugno 2017 

venerdì 19 maggio 2017

LOVE LETTER TO MY CHILDREN

Beloved children of mine,

in few days, God willing, I'll reach my sixtieth year of age, to understand each other, that one which make you jokingly yell: "Dad, you're an old man!", and I wish, with these few lines, to express my gratitude and happiness, moreover to have given to my life a purpose. Dear Stella, dear Cecilia, dear Matteo, dear children of mine, each and every one of you earned a piece of my heart and almost my very own soul. Each of you, as load bearing columns, carry the weight of my humble life, making sense of everything, even pain. I imagine for you a bright and colorful future, which would make you grow in health, pride and dignity. I imagine your future, even if I'm not longer on this heart holding your hand and helping you not to do the mistakes I've done. Because of it I was always careful where I'd put my own feet, so each of you could have followed my own footsteps. Forgive me if sometimes I wasn't able to be at the level of the expectations you have of me, but be aware that everything I've done in my life, I've been doing it with everyone's respect, and within the limits which belongs to whomever walks the ground of this earth. I would hug you all, to transfer my love, but most than everything to have comfort of being able to carry this heavy and humble life of mine.

Your Dad Fabio

lunedì 15 maggio 2017

Adorati Figli miei

Tra qualche giorno,  Dio volendo, raggiungerò il mio sessantatreesimo anno di età, per intenderci quello che ogni tanto vi fa esclamare scherzosamente: “Papa' sei vecchio! “, e vorrei con queste poche righe  manifestarvi la mia gratitudine e la mia felicità per aver voi contribuito a rischiarare la mia vita, ma soprattutto per avergli dato un senso. Cara Stella, cara Cecilia, caro Matteo, adorati Figli miei, ognuno di voi si e' guadagnato un pezzo del mio cuore e la quasi totalità della mia anima. Ognuno di voi, come delle colonne portanti, sostiene il peso della mia umile vita, facendo si che tutto abbia un senso, anche il dolore. Ho immaginato per voi un mondo di pace e di serenità. Ho immaginato per voi un futuro variopinto e luminoso che potesse farvi crescere con salute, orgoglio e dignità. Ho immaginato il vostro futuro, anche quando non sarò più qui su questa terra a tenervi per mano per aiutarvi a non commettere gli stessi errori che ho fatto io. Per questo sono stato sempre attento a dove mettevo i piedi, perché qualcuno di voi avrebbe potuto seguire le mie orme. Perdonatemi se qualche volta non sono all'altezza delle aspettative che voi avete di me, ma sappiate che tutto ciò che ho fatto nella mia vita, l’ho fatto nel rispetto di tutti e  con i limiti che appartengono a chiunque calpesti il suolo di questa terra. Vorrei abbracciarvi tutti e tre per trasmettervi il mio amore, ma soprattutto per avere da voi il conforto nel portare avanti questa mia faticosa e umile vita.

Grazie.

Vostro Papà Fabio

domenica 7 maggio 2017

That guy of the 22nd



A mio Padre Eugenio Barbarossa, nato il 6 maggio 1922 e volato in Cielo l'11 maggio 2014 

"That guy of the 22nd"
He was born in an age which as soon as the war ended, he was working on another one, in a Europe uncertain and frightful, no more nor less than today's actual one, where concepts of love and brotherhood among people were not be determined yet. At the age of twenty, Navy man of the Italian Regia Marina, found himself projected in a war not of his own for a good six years. Following, a life of work, honestly, self  inner respect, after being able  to build a family, which eventually would become his greatest satisfaction.
A wife, his own soul mate for over 65 yrs, 4 kids and many grandchildren. A stable guide, a lighthouse, a safe port of the bombarded sea of life for whomever have had the opportunity to meet him. Throughout time, the stoms of life have nicked his body, but not his mind.
His mind, a marvellous  plaiting of experience and love, adapted itself at the times, at the research of stimuli and facts, at the research of the meaning of life which is recognized in the    contact of the surrounding would.
He was and always will be an indispensable reference for his own loved ones, prodigy of advices and facts manifested by the good example. He never ask for anything for himself. He never presented the bill to the life.
His positivity and trust, were based on a concept, today even more remote, of altruism.
When in these  last moments, his health turned itsel precarious, due to an incurable disease, he accepted his fate  and respected the death. He did it praying his own God, with serenity, without condemning or renegading. When his illness had the best of his own senses, he trusted the structures which had the duty to help him, and without pretending, he waited wishing for a calm and dignifying death.
What carries our society to deny the respect for the life, and even worse for the death. I wasn't given to know
I know only that this guy of the 22nd passed in a cold public hospital room, in which it was deny to him and his own family, the amnesty to live his last hours, his last minutes, I'm the silence and the private pain.
His life is terminated in the middle of a turmoil, in a uproar of a  television turned on at substantial volume, in the laughter and in the screams of a mob occasionally visiting his roommates. My father passed without me hearing his breath, without me being able to see his soul fly out to the neverending sky.
Today I'm here, not to accuse, nevertheless to condemn, but simply to remember that if life has to lived in dignity, even more dignity must.  the death. And this can be done without specific criteria nor additional costs. It can be achieved following the spellings of our own heart and the wisdom of our ancestors, who throughout the cult and respect for life, had transmitted  through time  till reaching us,  the respect and the culture of the death.

Fabio Barbarossa

venerdì 28 aprile 2017

Murmure...cellulare


Era una settimana professionale come tante e a parte due trattamenti sanitari obbligatori ed una impegnativa recrudescenza delle patologie similinfluenzali tutto volgeva al termine tra alti e bassi e le minime soddisfazioni sindacali. Tutto ciò insomma che un medico di campagna come me può auspicare. Sino a quando una giovane mamma col suo ragazzo si presenta nel mio studio per problemi toracici e respiratori. Dopo breve anamnesi faccio spogliare il giovane a torso nudo ed inizio una accurata auscultazione del suo torace. Cuore e frequenza cardiaca regolare. Murmure vescicolare normo trasmesso su tutto l'ambito polmonare. Un momento. A livello basale sinistro sento un rumore respiratorio che mi insospettisce. Ripasso sopra col fonendoscopio e mentalmente rivedo tutta la semeiotica che la mia quasi quarantennale esperienza mi ha messo a disposizione. Sono preoccupato ma non lo do a vedere. Poi, facendo uso della mia lungimiranza professionale, guardo negli occhi il giovane malato e con malcelata pazienza chiedo:
- Hai per caso il cellulare in tasca che sta suonando?
- Si, dottore, ma solo con le vibrazioni.

Se la buonanima del Professor Aresu, mio Docente di Patologia Medica avesse previsto oltre al regolare murmure vescicolare anche le vibrazioni di un fantascientifico cellulare vibrante in tasca, si sarebbe suicidato.
Fabio Barbarossa.

lunedì 24 aprile 2017

La Merde



La nostra Italia tende inesorabilmente a precipitare verso il baratro dell'autodistruzione e, malgrado tutto, non si riesce a trovare una soluzione unitaria che ci possa salvare tutti, o quasi. Da tempo cerco di capirne il perché ma solo recentemente ho trovato la giusta risposta. Dopo aver espletato, come tutti i comuni mortali, i vostri bisogni corporali, provate a premere come d'obbligo, il pulsante dello sciacquone. Sotto di voi un vortice d’acqua porterà via l'esito della vostra funzione intestinale, comunemente nota come merda. Supponiamo per un istante che la nostra nazione sia un appartamento e che il popolo italiano ne occupi le stanze in modo più o meno confortevole. Una parte di questo si troverà in cucina ad abbuffarsi con tutto ciò che trova, un'altra parte sarà in salotto a chiacchierare e a pontificare sul senso della vita, un'altra parte ancora sarà in camera da letto a dormire o semplicemente a procreare. Infine, una parte sempre più nutrita sarà nella toilette in vicinanza del wc e da questo verrà attratto in una sorta di vortice che fatalmente lo porterà al di fuori della casa insieme ad una dose di escrementi. Nella parte alta del vortice ci saranno coloro che ancora cercano di arrampicarsi sul bordo del water per potersi salvare, in quella intermedia ci saranno coloro che col salvagente sono ancora convinti di poter stare a galla, nella parte inferiore, infine, saranno presenti tutti coloro che intrisi di merda si avviano ormai velocemente verso il buco nero dello scarico. In Italia il problema è che ognuno di noi si trova in una stanza diversa e a nessuno di quelli che vivono agiatamente interessa ciò che succede nella toilette. Ma prima o poi anche i migliori water si intasano e può capitare che gli escrementi possano tracimare in tutta la casa e persino nelle case dei vicini. Occhio.


Fabio Barbarossa.


mercoledì 19 aprile 2017

Non molto tempo fa al nome Kim Jong si sarebbe potuto associare il modello di una Marca Automobilistica dell’Asia Centrale o ancor più semplicemente il nome di uno dei tanti personaggi di origine asiatica che per la loro eccentricità psicosomatica imperversano nel mondo asiatico. Neanche con la più fervida fantasia si sarebbe potuto immaginare che questo ragazzone di 33 anni, sbruffoncello e soprappeso, avrebbe messo in crisi la stabilità militare dell’intero globo terracqueo. Così Kim Jong, dittatore Nord Coreano, attraverso una serie di proclami, minaccia di far crescere funghi atomici in ogni dove. E con chi entra in rotta di collisione? Nientemeno che con Donald Trump, che in quanto ad immagine di bullo americano non è da meno. Se non fosse che la cosa è tremendamente seria, ci sarebbe da sedersi in poltrona, con tarallucci e vino,  per vedere come andrà a finire. Ma ho un brutto presentimento. Istintivamente  mi viene da pensare: “ma se noi italiani prima o poi dovessimo avere un contenzioso con Kim Jong, chi potremmo usare come controparte politico militare?” Chissà perché mi viene in mente il nome di un bullo sbruffoncello toscano, che lascio a voi immaginare chi sia, e la cosa mi preoccupa in modo particolare.

Fabio Barbarossa

Pubblicato ne L'Unione Sarda del 12.04.2017

domenica 19 marzo 2017

Little firmament

For as much as our existence is made out of relationships, on
 which we confront ourselves for all our own life; it's in the solitude that we measure our own being, especially after a exhausting day, we say still with our own selves and with our own soul to count the stars of our own little firmament.
Fabio Barbarossa

venerdì 17 marzo 2017

le Stelle nel firmamento

Per quanto la nostra esistenza sia fatta di relazioni, con le quali  ci confrontiamo per tutta la nostra vita, e' nella solitudine che misuriamo il nostro essere soprattutto quando, dopo una giornata faticosa, rimaniamo con noi stessi e con la nostra anima a contare le Stelle del nostro Piccolo Firmamento.


For as much as our existence is made out of relationships, onwhich we confront ourselves for all our own life; it's in the solitude that we measure our own being, especially after a exhausting day, we say still with our own selves and with our own soul to count the stars of our own little firmament. 



Fabio Barbarossa 

venerdì 10 marzo 2017

Un tributo dovuto

Più divento grande e più mi rendo conto che le Donne sono Creature meravigliose e insostituibili. Sono la grazia, sono l'armonia, sono la forza, sono la bellezza, sono l'amore. Sono la vita. Sono la testimonianza terrena della divinità. I miei primi ricordi sono la tenerezza di mia madre, la sicurezza e la certezza di non essere solo su questa terra. Il suo seno era il posto sicuro dove saziarmi di amore e calore. Con l'età ho imparato a conoscerle e ad amarle e se anche ho avuto con loro delle divergenze le ho sempre accettate perché queste erano il momento per migliorare comunque la mia vita. Ho imparato molto da loro. Ho imparato a gioire e ad affrontare la vita con serenità e determinazione. A soffrire in silenzio e con umiltà. Ad amare e a perdonare. Ho imparato con loro a colorare la mia vita e a renderla degna di essere vissuta anche quando la penombra o le tenebre si stavano impadronendo di me. A loro dedico la mia umile esistenza e a loro metto a disposizione il mio futuro anche a costo della mia stessa vita. Ogni volta che vedo il sorriso di mia madre, la tenerezza di mie figlie sento di essere importante, perché importante è l'amore che loro danno a me. Grazie di esistere.


Fabio Barbarossa