mercoledì 14 marzo 2018

Cara Mamma. Un giorno qualunque...



Una giornata uggiosa, il cielo coperto e gonfio di pioggia, il vento che urla la sua prepotenza su ogni cosa gli si pari davanti, un sole capriccioso che scompare e ricompare, quasi facesse un dispetto alla Terra. Una giornata strana. Una come tante. Poi passerà e tornerà il sereno. Mi adagio al momento e mi lascio cullare dalla tristezza. La mia tristezza, quella che parte dal mio cuore e non mi vuol lasciare. Una tristezza interiore che sa che non tutto tornerà come prima. Non splenderà il sole come prima. Non ci sarà più quel sorriso illuminante come il sole, che riscaldava e rischiarava la mia vita. Non ci saranno più quelle parole leggere e potenti allo stesso tempo, come una brezza o un soffio di vento. Non ci saranno più quelle mani che mi hanno accarezzato e stretto nella gioia e nel dolore.  Non ci sarà quella parola buona o quel consiglio o quel ammonimento che hanno guidato la mia esistenza. Non ci sarà più la mia adorata Mamma se non nel ricordo e nel pensiero. Tutto si ferma e si ridimensiona. Tutto ciò che è futile scompare e lascia spazio all'Onnipotenza dell’Universo e dell’Infinito. Solo li puoi cercare, e forse trovare, una ragione per cui vivere la tua vita. Conoscere la vita vuol dire accettare la morte. La Morte. Di per sé una parola che incute terrore, ma che porta a riflettere su tutto ciò che ci appartiene e che porterà via ciò che abbiamo di terreno per lasciare spazio ad un ricordo. Oggi sarei dovuto stare davanti a te, madre mia, come ho fatto ieri, in una stanza fredda e banale, piena di fiori e di dolore. Ma tu, non avresti voluto! Mi avresti detto che prima ancora di essere figlio, dovevo essere un uomo, e come tale avrei dovuto assolvere ai compiti che ogni uomo deve avere. Così sono qui. Nel mio ambulatorio ad assolvere il mio dovere. A dare una parola buona a chi ne ha bisogno. A ricevere l’amore e la comprensione di chi mi sta davanti, anche quando non riesco a trattenere le lacrime. Mi hai insegnato ad essere uomo, madre mia. Mi hai insegnato ad essere forte e coraggioso. Mi hai insegnato cos’è il senso del dovere ed il rispetto. Mi hai insegnato a vivere e a dare tutto me stesso con la ragione, ma soprattutto col cuore. Grazie di esserci stata e sono sicuro che il tuo sorriso brillerà di nuovo nella mia vita, non solo nei miei ricordi, ma in tutto ciò che vivrò sino alla fine dei miei giorni. Non piangerò perché tu non ci sei più, ma ringrazierò il Signore per avermi concesso il privilegio e l’onore di esserci stata e soprattutto di essere tuo figlio.

Ti voglio bene Madre mia.
Tuo per sempre

Fabio 

Scritta da me il 12 marzo, alle ore 10, a distanza di un giorno dalla morte di mia madre Silvia