venerdì 11 marzo 2022

Come eravamo – Parte Decima


 





I primi amori

 

I primi amori nascevano allora ed era sufficiente una compagna di Scuola, con gli occhi azzurri, le trecce bionde ed un sorriso dolce, a farmi perdere la testa.

Solo allora quella nuova e travolgente sensazione mi coinvolgeva contemporaneamente la Mente e il Cuore.  

I più grandi, invidiosi, mi dissero si chiamasse amore.

O quasi. O forse.

Nessuno pensi che a quell'età non si possa definire tale.   

L'amore non ha Sesso.

Non ha Età.

Non ha Colore.

Non ha Tempo.

Ancora oggi, a distanza di cinquantacinque anni, sento di una certa passione nel suo ricordo.

Passavo ore a farle una serenata dalla mia finestra di fronte alla sua, con una Armonica a Bocca che a malapena sapevo suonare, e lei, orgogliosa, mi guardava affascinata.

Soltanto nel 1971, con la Canzone del Sole, Lucio Battisti scrisse questo argomento con esito sicuramente negativo.

Lucio Battisti, comunque concludeva così:

 Sono alberi e cespugli ancora in fiore

Sono gli occhi di una donna

Ancora pieni d'amore”.

         

Fabio Barbarossa      

domenica 6 marzo 2022

Come eravamo – Parte Nona

 








Calcio e giochi vari

Quanti ricordi di questa Miniera di Ingurtosu.
Molte cose sono ancora nella mia mente come le lasciai circa sessant'anni fa.
Come, ad esempio, il campo da Tennis, per i tecnici ricchi della miniera, che noi ragazzini consideravamo, alla chiusura della miniera “campo di calcio”, ricavato in una altura del paese a ridosso di una discarica nella quale il pallone (???).
A seguito di un tiro incauto e malaugurato, poteva precipitare comportando la fine della partita.
A meno che qualcuno, animato da spirito altruistico, volontariamente, non andasse giù a cercarlo e, dopo circa un’ora, a riportarlo su.
Al bordo del campo c’erano depositi di Calce Viva dove chi ci finiva dentro, magari perché cadeva dento dentro la sfera magica, assumeva un colore bianco e apparentemente pulito e profumato.
Il cosiddetto pallone non era altro che un involucro scorticato e pesantissimo di aria, unto da pece e scucito in varie parti.
Ma quello c'era e non intaccava assolutamente la voglia e il piacere di giocare.
Altro gioco era Guardie e Ladri, dove spesso ci si perdeva in mezzo ai boschi e venivano spesso chiamati i parenti, o in casi complicati, i Carabinieri col Maresciallo Farci.
Altre volte i giochi potevano avvenire all'imbocco delle gallerie facendo accendere il Carburo, usato dai Minatori nelle Lampade ad acetilene.
Giocavamo anche in vicinanza dei Fornelli di Areazione della miniera, profondi centinaia di metri e senza protezione, purtroppo oggi di drammatica realtà, esempio Vermicino.
Ci divertivamo a buttare giù i sassi e contavamo sino a che questi raggiungevano il fondo.
Oppure giocare con una sorta di mastice raccattata a casa di qualche amico figlio di minatore, che solo in un secondo momento scoprimmo trattarsi di Mine Esplosive, facile da reperirsi un tempo nelle miniere.
Fortunatamente questi esplosivi, malleabili e molto resistenti agli urti, esplodono solo attraverso un detonatore.
Oggi mi dicono sarebbero bastati anche i semplici cellulari.
Non sarei qui altrimenti.
Una delle cose che ricordo ancora oggi erano i Minatori che entravano in Miniera tristi e puliti e ne uscivano, dopo tante ore, sporchi di nero, ma felici.
Per loro l’età media era di circa quarant’anni e mio Nonno materno era un Gladiatore del tempo.
Fabio Barbarossa