mercoledì 21 febbraio 2018

Una vita con i Carabinieri.


In quasi quarant'anni di professione di medico di famiglia ho lavorato a stretto contatto con tutte quelle figure che, a torto o a ragione, si considerano importanti per tutta la comunità: il Sindaco, il Prete, il Maestro, il Medico, i Carabinieri. Insieme abbiamo sempre svolto un ruolo portante per la nostra società inserendoci, e spesso interfacciandoci, su tutte le problematiche che di volta in volta interessavano la nostra comunità, grande o piccola che fosse. Insieme abbiamo cercato di collaborare, ognuno per la sua parte, per il bene di tutti e per garantire alla comunità quella dignità necessaria per una convivenza sana e pacifica. Con i Carabinieri, come Medici di Famiglia, ci siamo addirittura contesi il primato nel gradimento degli italiani. In tutto questo tempo ho conosciuto tantissimi carabinieri di cui custodisco gelosamente l'amicizia. Insieme ci siamo curati dei bisogni della gente con grande spirito di collaborazione e con quel tanto di abnegazione che ci ha sempre contraddistinto. In questi ultimi anni stiamo purtroppo assistendo ad un degrado della nostra società che spesso culmina in fatti di assurda stupidità e ingratitudine, in cui vengono coinvolte tutte le figure di base della comunità. Stiamo assistendo ad una persecuzione dei Sindaci, che spesso culmina in veri e propri attentati alla loro incolumità e a quella dei loro familiari. Stiamo assistendo a fatti delittuosi, che sempre più coinvolgono la scuola ad opera di studenti e genitori non degni del loro ruolo. Stiamo assistendo ad un degrado del Sistema Sanitario, sempre più in bilico sui bisogni di salute della gente. Stiamo infine assistendo ad una persecuzione di tutte quelle figure fondamentali nella sicurezza del territorio, in cui Carabinieri e Poliziotti, nell’ambito del loro ruolo di garanti della democrazia nazionale, vengono massacrati di botte da imbecilli di ogni genere. Per questo, al di la dei proclami e delle promesse elettorali, chi governerà avrà l’obbligo di ragionare su che tipo di società vogliamo, magari rivalutando, come colonne portanti, tutte quelle figure professionali e di educazione che hanno fatto della nostra Italia un modello di democrazia liberale invidiatoci da tutto il mondo. Non ci vogliono formule particolari o strategie fantascientifiche. È sufficiente impartire ai nostri figli dei concetti di base, semplici e impregnanti, che rispondano a due semplici parole: umiltà e rispetto. Solo così ci sarà la possibilità di riprendere quel discorso che si era momentaneamente interrotto e che c’era stato tramandato con tanti sacrifici e tanto impegno dai nostri Avi.

Fabio Barbarossa