venerdì 20 settembre 2019

Dove va il nostro mondo?

Se torniamo indietro nel nostro tempo, cosa molto improbabile per chi ha la presunzione di sapere già tutto, e andiamo a rileggere la nostra storia, per intenderci quella che è stata scritta dai nostri nonni e dai nostri genitori, è facile trovare le risposte a tutto ciò che sta succedendo oggi nel mondo. Il filo conduttore per ogni storia dell'Umanità è quasi sempre il cambio generazionale e di conseguenza la trasmissione delle informazioni da una generazione a quella successiva. Non è necessario tornare alle origini dell'uomo per capire ciò che più facilmente si può ricavare da questi ultimi secoli di storia. Mentre nell'epoca delle prime due guerre mondiali la causa principale di questo distacco è stata quella di aver sterminato due generazioni di giovani, inviati al massacro al fronte senza nessuna pietà, in tempi più recenti il distacco generazionale è dovuto ad uno scollamento prevalentemente culturale e di educazione in cui la società moderna delega ad altro e ad altri la trasmissione diretta delle informazioni attraverso filtri e convinzioni più di convenienza che di reale esperienza e necessità. Ed ecco che ai nostri giovani viene impartita un'educazione opportunistica basata prevalentemente su concetti informatici, anni luce distanti dalla realtà. Ed ecco che la realtà percepita dai nostri giovani è basata principalmente su oggettività opportunistiche che non hanno nessun nesso causale con la storia recente, quella vissuta dai nostri avi per intenderci. Tutto questo si evidenzia nel crollo delle colonne portanti della nostra storia, ad iniziare dalla Famiglia, dalla Scuola, dalla Chiesa.
La Sociologia recente ha ritenuto necessario modificare il concetto di Famiglia, il primo gruppo sociale per eccellenza, con un più moderno “insieme di persone che convivono nella stessa abitazione”, spesso con appellativi opportunistici e fiscalmente validi di Genitore 1 e Genitore 2, quindi basandosi piuttosto che su un fatto di parentela, su fatti di affinità legate a variopinti mutamenti sociali.
La Scuola, alla stessa stregua della famiglia, sta vivendo una crisi identitaria ed organizzativa che oltre a disorientare gli operatori scolastici, disorienta principalmente tutti coloro che ad essa fanno riferimento. Se a questo aggiungiamo una divergenza tra la programmazione scolastica e la reale necessità di preparazione per l'accesso all'ambito lavorativo, il gioco è fatto. Sempre più si osservano migliaia di giovani alla ricerca di una collocazione lavorativa che, guarda caso non collima né con la preparazione scolastica né tanto meno con le loro aspettative e che sempre più espone i nostri giovani ad un esodo storico verso nazioni più attente della nostra. E' di tutti i giorni la carenza di Medici negli ospedali e nel territorio che varcano le frontiere nazionali e che vengono accolti a braccia aperte in altre nazioni.
Che dire poi della Chiesa? Dove sono andati a finire quei luoghi di aggregazione che avvicinando le famiglie alla chiesa e alla scuola, davano ad entrambi il culto della religione e l'insegnamento umano di tolleranza, rispetto e carità? Certo, esistono oggi molteplici forme di aggregazione religiosa, e in tante di queste i cardini formativi sono comuni, ma ciò che manca sempre di più è una formazione educativa ed esistenziale che attraverso il culto e l'esempio possono darci la speranza di tornare ad un passato in cui tolleranza, rispetto e carità avevano un ruolo prioritario rispetto a tutto il resto.
Una delle maggiori ricchezze del cambio generazionale dei nostri avi era quella di impartirci, attraverso un'educazione poliedrica, la gestione della nostra emotività che fungeva sempre da chiave universale per tutti i fatti della vita. La nostra società sta vivendo una nuova analfabetizzazione emotiva dove le considerazioni e le reazioni della nostra nuova generazione sono legate più a fatti istintivi e irrazionali che ad un patrimonio culturale trasmesso con sofferenza e amore dai nostri Avi.

Fabio Barbarossa