sabato 12 giugno 2010

ANALISI SEMISERIA DI UN SISTEMA POLITICO


E’ sotto gli occhi di tutti il grave astensionismo del popolo Italiano da ogni confronto elettorale.
Il partito più numeroso è diventato ormai quello dell’astensionismo e del voto di protesta.
Le divergenze sui programmi elettorali o le considerazioni ideologiche, sembrerebbero, in prima analisi, la causa di questo evento.
In realtà, ad una analisi più accurata, ciò nasce da una totale assenza di progettualità e programmazione contestualizzate e con studi di fattibilità.
Ecco perché, a fronte di disponibilità economiche, in certi casi addirittura esuberanti, si investe poco, in modo schizofrenico e a macchia di leopardo.
La gente comune ha capito questo meccanismo e, come unica arma di difesa, lo rinnega.
La politica, intesa come sistema atto a risolvere i problemi comuni alla società, è in grave crisi.
Soprattutto per mancanza di trasparenza e coerenza.
La scarsa visibilità confonde la gente e il panorama politico, rendendo irriconoscibili i colori e avvolgendoli in una cappa grigia di disperazione e degrado.
Prevale un senso di fatalismo che inibisce l’iniziativa e limita le speranze di una rinascita, particolarmente nella forza giovane della società.
I criteri di scelta di una rappresentanza politica diventano, purtroppo, quelli temporali: “il voto me lo ha chiesto prima Tizio”, oppure di parola data: “ho già dato la parola a Caio”, o quelli basati su promesse insostenibili, fatte da presone improbabili, lontane anni luce dalle necessità impellenti, oppure ancora attraverso compromessi e ricatti spesso al limite della legalità, e non attraverso un confronto leale, su programmi e capacità di attuarli, con verifiche a breve, a medio e a lungo termine.
Chi si propone come rappresentante politico delle necessità popolari,oltre che per un dovere civico, lo deve fare per soddisfare un bisogno collettivo, oltre che personale, e, se riesce a comunicare agli altri questo concetto, avrebbe raggiunto quasi per intero il proprio obiettivo.
Ma quali devono essere le caratteristiche, o il modello standard del candidato ideale?
Deve rappresentare le esigenze locali? Generali? Di categoria? Di sesso? Di colore? Di razza? Deve essere ricco? Povero? Intelligente? Stupido? Onesto? Disonesto? Furbo? Presuntuoso? Strafottente? Spavaldo? Umile? Imbecille? Colto? Ignorante? Bello? Brutto? Intraprendente? Curioso?
Forse, per essere un buon rappresentante, dovrebbe avere un misto di tutte queste caratteristiche.
Il segreto del successo è il giusto dosaggio.
Ma non necessariamente in modo equilibrato!
Ecco perché non saremo mai in grado di capire come mai, tra tutti coloro che si danno alla politica, in campo locale, nazionale ed oltre, alcune volte prevalgono gli imbecilli, altre volte i ricchi, i furbi e i disonesti, i presuntuosi ignoranti e strafottenti, altre volte ancora gli onesti, i colti, umili e intraprendenti.
Sarà per questo che la gente non va più a votare?
Meditate gente, meditate…


Fabio Barbarossa

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