martedì 28 agosto 2012

Il miracolo...

Il dottor Barbarossa, da oltre due lustri medico di campagna nelle ridenti colline del Gerrei, dopo anni di onorato e faticoso servizio, decise di intraprendere una piccola, meritata, vacanza.
Solo dieci giorni, con la sua famiglia, per cercare di ritemprarsi dalle fatiche professionali. Contattò, con largo anticipo, il sostituto, al quale diede la responsabilità, materiale e morale, dei suoi pazienti. Fece il biglietto aereo e pagò l'albergo.
Una settimana prima della partenza, disgraziatamente, il supplente ebbe dei problemi e non potè più adempiere al suo mandato.
A parte la frustrazione per la mancata vacanza, si aggiunse la rabbia per aver perso l'anticipo dell' albergo e biglietti aerei.
Mentre  il Dottor Barbarossa manifestava in silenzio il suo disappunto, dall'alto dei cieli, Dio in persona, chiamò suo Figlio, Gesù. 
- Figlio mio, disse, vai sulla terra e fai da sostituto al dottor Barbarossa, bravo cristiano, che con noi si è sempre comportato bene.
Gesù, senza discutere gli ordini del Padre, si mise il camice e scese sulla terra. 
Si presentò al povero medico. Lo consolò, e gli disse che, per mandato divino, avrebbe fatto Lui il medico di campagna. La gratitudine, si sa, non è di questa terra, ma il dottor Barbarossa superò, in questo, ogni frontiera terrestre.
Diede al Messia le chiavi dell'ambulatorio e parti a cuor leggero. 
Nel primo giorno di ambulatorio si presentò a Gesù la folla tipica del lunedì.
Primo paziente, affetto da esiti di poliomielite infantile, in sedia a rotelle, il signor Angelo Variu, buonanima, noto Angiuleddu.
- Come ti chiami, buonuomo? - disse il Figlio di Dio.
- Angelo, su dottori, Angelo Varegiu.
- Bene, Angelo. Alzati e cammina!
Angiuleddu capì subito, che si trovava al cospetto del solito "dottoreddu" di prima nomina, appena laureato, con più dubbi professionali che capelli in testa.
- Su dottori, deu seu pogliomeliticcu. Sono aicci da quando ero picioccheddu.
Ma Gesù insistette, come sa fare un Dio, e solo allora, con grande sua sorpresa, il povero Angelo si rizzò in piedi e cominciò a camminare.
- Grazie, su dottori, grazie! Deu si du paghiri!
Con nel cuore immensa riconoscenza, si avviò all'uscita dell'ambulatorio con passo rapido e sicuro che neanche  anni di fisoterapia ASL a domicilio avrebbero  permesso.
Passando dalla sala d'attesa, gremita da pazienti curiosi, venne da uno di questi apostrofato:
- Beh, cument'esti, qustu dottoreddu?
- Mah - rispose l'ingrato - cummenti tott'is attrusu. Mancu visitau, m'adi!
E così, scuotendo la testa,  Angiuleddu guadagnò con passo veloce  l'uscita spingendo davanti a sè la sua sedia a rotelle.

(Tratta da una storia vera sulla vita e le opere del Dottor Fabio Barbarossa).

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