sabato 5 marzo 2022

Come eravamo - Parte quinta





La Televisione

Alle cinque della sera, in perfetto orario con la “TV dei ragazzi”, che nonna RAI ci propinava, con Mago Zurlì quale massima espressione, tutti davanti alla televisione PHILCO, necessariamente in bianco e nero, dove l'involucro esterno, in legno lucido, era grande quanto un armadio a due ante e il monitor era invece poco più grande di un foglio A4.
A sette anni ero tra i pochi fortunati nella comunità ad avere una televisione.
I televisori anni 60 avevano il “tubo catodico e le valvole” che non sapevo esattamente quale fosse la loro funzione e un carrello con uno stabilizzatore di tensione (allora il voltaggio della rete elettrica era molto variabile).
So solo che ogni tanto il televisore improvvisamente smetteva di funzionare e allora c’erano due possibilità:
- O l’antenna si era spostata
- Oppure bisognava dare un poderoso pugno al di sopra del mobile per rimettere in funzione le valvole.
Per questo casa mia era luogo di raccolta di tutti i ragazzini del rione.
Mia mamma preparava la merenda per tutti a base di pane, burro e marmellata, con burro e zucchero quale variante, oppure, quando era disponibile, pane e uva.
Qualche volta, con mia grande felicità, alle 20 andavamo al Dopolavoro dei Minatori, primo posto in cui comparve la prima televisione pubblica, per vedere una trasmissione RAI che ricordo ancora.
Tutti i bambini seduti in prima fila, guardavamo “L'Amico del Giaguaro” presentata da Corrado, con Gino Bramieri, Raffaele Pisu e Marisa Del Frate.
Ridevo a lacrime alle battute di Bramieri.
Questo Dopolavoro era una struttura molto grande con un salone, tanti tavoli e un bar.
Nel banco di questo bar regnava un Signore un po' cicciottello e pacioccone che si chiamava Armando Onnis.
Con cinque lire potevi comprare un gianduiotto e qualche volta bere una Pepsi-Cola.

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