sabato 5 marzo 2022

Come eravamo - Parte Sesta



 

I primi viaggi


Spesso con la famiglia si facevano dei viaggi.
Non certo come succede oggi.
I mezzi di locomozione a nostra disposizione furono una Vespa Piaggio 125, che quando fu messa a riposo in una sorta di garage divenne il gioco preferito mio e di mio fratello urinandoci dentro il serbatoio, una Fiat 500 Giardinetta e una 1100 Famigliare color fumo di Londra.
Allora non esistevano cinture di sicurezza, né tanto meno airbag e il numero consigliato di passeggeri era del tutto superfluo.
Si poteva essere in sei, due davanti e quattro dietro, oppure in otto, due davanti, quattro dietro e due dentro il cofano posteriore.
L'aria condizionata era condizionata dal livello di apertura dei finestrini, chiaramente a manovella, e la musica era offerta, strada bianca permettendo, gratuitamente dal canto famigliare.
Malgrado tutto, siamo ancora vivi. Almeno credo. Un'eccezione per me fu un viaggio in moto, Gilera 125, tre marce, da Buggerru, paese in cui d'estate venivo ospitato dai miei nonni materni, ad Ingurtosu, seduto in sella tra mio zio Pinuccio e mia zia Annamaria, a causa degli orecchioni.
I caschi a quel tempo erano consentiti solo a Manuel Fangio e a Giacomo Agostini.
Volendo si poteva usufruire anche della famosa Corriera Sita che con modica spesa e in tempi biblici ti portava da Ingurtosu a Cagliari.
L'unico problema era il rumore interno e la puzza di carburante che, vuoi per le strade bianche dissestate che per le sospensioni inesistenti ed il percorso tortuoso, portavano ad un apocalittico mal d'auto con conseguente e contagioso vomito generale.
Da piccoli andare in Corriera per un bambino era un atto coercitivo ed oggi sarebbe stato annoverato dall'ONU quale crimine dell'Umanità.
Malgrado tutto era per me un’avventura per aver l’opportunità di conoscere nuovi mondi.
Una delle cose che non dimenticherò mai fu una traversata con una Nave della Tirrenia con i miei nonni, Terza Classe Turistica, letti a castello, maschi da una parte, femmine dall’altra, cessi in comune.
Titanic insegna e Schettino venne dopo. Grazie a Dio.
Ma questa è un’altra storia.
Fabio Barbarossa

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