sabato 5 marzo 2022

Come eravamo - Parte Settima




La mia Scuola Elementare


Se ripenso a quei giorni mi sembra di sognare.
Siamo tanto immersi in questo mondo che sembra quasi impossibile aver vissuto in quell'altro.
Sono andato tante volte a rivedere quella scuola, in quel piccolo paese ormai fantasma, Ingurtosu, per sincerarmi che tutto ciò fosse avvenuto veramente.
La scuola è ancora lì.
Completamente ristrutturata, con le aule dove sono sempre state, così pure le finestre, le porte e il caminetto.
Che ci faceva un caminetto in ogni aula?
Ovvio, le riscaldava.
Nella scuola non esisteva ancora il riscaldamento centralizzato con i termosifoni.
Ogni aula aveva un caminetto che veniva acceso ogni mattina presto dal bidello, chiaramente solo in inverno e quando comunque faceva freddo e non erano sufficienti cappotti, sciarpe e cuffiette.
Era una prosecuzione del focolaio domestico.
Quando la brace era sufficiente veniva riempito un braciere che stava in mezzo all'aula.
Compito di tutti gli scolari di buona volontà era quello di portare da casa sua dei tronchetti che contribuivano al focolaio di classe e durante
le ore di ricreazione ognuno di noi andava in giro a trovare ramoscelli per attizzare il fuoco.
I banchi erano in legno scuro ed avevano un posto singolo con un calamaio.
Negli stessi era possibile che si fossero seduti, tanti anni prima, anche i nostri genitori.
Per scrivere usavamo le penne con i pennini e l'inchiostro, preparato dai maestri con polvere colorata e acqua.
L'inchiostro aveva un difetto. Formava delle macchie azzurre e rosse che, a parte i quaderni, colorava le nostre mani e le nostre facce e il nostro umore.
Per questo, quando era possibile, si usava la famosa carta assorbente.
La mia maestra si chiava Vanda Loi e fu la mia seconda madre per 5 anni.
Manca solo una cosa che evidentemente è solo nella mia mente:
il frastuono e le urla festanti dei ragazzini all'ingresso e all'uscita dalla scuola.
Mi estraneo da me stesso, e attraverso un drone immaginario che piano piano sale nel piazzale, vedo me stesso bambino tanti anni fa con tutti i miei compagni.

(Sono il primo da sinistra in altro)

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